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La Repubblica, 03 Aprile 2020

Soldi in cambio di voti per eleggere il leghista Tripodi a Latina: 4 avvisi di garanzia

Le indagini dell’Antimafia di Roma nell’ambito dell’inchiesta sul clan Di Silvio. Minace e obbligo di dimostrare all’uscita del seggio di aver rispettato gli ordini a favore dell’attuale capogruppo del Carroccio

di CLEMENTE PISTILLI

Voti comprati e anche estorti. Con tanto di minacce e l’obbligo di dare prova all’uscita dal seggio di aver rispettato gli ordini. Alla luce di quanto emerso nell’inchiesta sul clan di origine nomade Di Silvio, denominata “Alba pontina”, l’Antimafia di Roma ha aperto un’inchiesta autonoma sulle attività che avrebbe svolto a Latina nel 2016 la malavita per gonfiare i consensi dell’allora candidato sindaco e attuale capogruppo della Lega alla Regione Lazio, Angelo Tripodi.

I pm Barbara Zuin e Luigia Spinelli hanno quindi spedito quattro avvisi di garanzia e gli indagati, essendo state anche ultimate le indagini preliminari, prima che gli inquirenti chiedano per loro il rinvio a giudizio, possono ora depositare memorie, documenti e chiedere di essere interrogati.

In base alle testimonianze raccolte, alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e dei riscontri fatti dalla squadra mobile, l’Antimafia ha indagato Angelo Morelli, detto Calo, esponente dell’omonima famiglia di origine nomade, Ismail El Ghayesh, l’imprenditore Roberto Bergamo e Antonio Fusco, detto Marcello, tutti di Latina. Bergamo, candidato al consiglio comunale e capolista di una delle liste a sostegno di Tripodi, e Morelli, per la Dda di Roma, nel 2016 avrebbero promesso 30 euro per ogni voto.

El Ghayesh avrebbe invece cercato di estorcere denaro a un giovane a cui aveva venduto cocaina, minacciandolo pesantemente: “Se entro il 10 non mi porti i soldi ti spezzo le gambe con la mazza e ti porto a refertare”. E poi avrebbe costretto lo stesso giovane, accompagnandolo al seggio, a votare per Tripodi e a esprimere la preferenza per Bergamo, facendosi anche consegnare la prova che avesse votato così come gli era stato imposto.

Fusco infine avrebbe aiutato il clan Di Silvio, con una soffiata, a evitare i controlli della Polizia mentre il clan cercava di farsi consegnare il denaro di un’estorsione. A dicembre, quando i pentiti in aula avevano parlato anche dei voti comprati per Tripodi, il presidente della commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, aveva dichiarato di voler avviare una serie di audizioni su Latina e di voler sentire lo stesso esponente del partito di Salvini. “Non ho nulla da temere”, aveva replicato Tripodi. Ora i quattro avvisi di garanzia.