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Usura, sequestrati beni per cento milioni tra Lazio e Sardegna. “Contatti con camorra”

Il Fatto Quotidiano, Martedì 16 febbraio 2016

Usura, sequestrati beni per cento milioni tra Lazio e Sardegna. “Contatti con camorra”

Il decreto di sequestro preventivo ha colpito i beni riconducibili a Patrizio Massaria, Angelo Lombardi e Carlo Risso, tutti residenti a Ladispoli, già coinvolti da un’inchiesta del Tribunale di Civitavecchia del giugno 2015

di Andrea Palladino 

Oltre 100 milioni di beni sono stati sequestrati questa mattina dal centro operativo della Dia di Roma, con il supporto dei carabinieri di Ostia eOlbia. Il provvedimento – firmato dal Presidente della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Roma, Guglielmo Muntoni – riguardasessanta immobili di pregio, undici società, duecento rapporti bancari, venti veicoli e dieci terreni agricoli sul territorio di Ladispoli, Civitavecchia e Cerveteri, sul litorale a nord di Roma, e Santa Teresa di Gallura e Olbia, in provincia di Sassari.

Il decreto di sequestro preventivo ha colpito i beni riconducibili a Patrizio MassariaAngelo Lombardi e Carlo Risso, tutti residenti a Ladispoli, già coinvolti da un’inchiesta del Tribunale di Civitavecchia del giugno 2015. I tre – finiti agli arresti lo scorso anno – sono accusati di avere gestito un giro di usura con interessi che raggiungevano il 10% mensile e un’attività di gioco d’azzardo clandestino. I beni sono stati sequestrati anche agli imprenditori Giuseppe D’Alpino e Francesco Naseddu, ritenuti vicini ai tre arrestati. Secondo le indagini degli ufficiali della Dia di Roma, il gruppo era vicino “al clan Giuliano di Napoli, in particolare di Massaria e di D’Alpino indicati da alcuni collaboratori di giustizia quali referenti del clan sul territorio di Ladispoli”, confermando l’interesse della camorra nell’investimento sul territorio laziale. Massaria e D’Alpino hanno diversi precedenti penali e di polizia per furto, tentata estorsione e associazione per delinquere.

Nel corso delle indagini la Procura di Civitavecchia ha accertato come una parte dei debiti gestiti dal gruppo colpito oggi dal provvedimento di sequestro preventivo derivassero da un giro di scommesse clandestine, con cifre che raggiungevano in alcuni casi i 10mila euro. Attività che era svolta in alcuni bar e locali pubblici del litorale a nord della capitale, con una pressione psicologica enorme sulle vittime dei prestiti con tassi usurari: “Non me ne frega un cazzo, io vengo lì e mi prendo i soldi”, era una delle frasi intercettate durante le indagini, che hanno portato agli arresti lo scorso anno. I prestiti usurai venivano offerti non solo ai giocatori clienti del gruppo. In mano degli strozzini sono finiti anche diversi imprenditori locali, rimasti senza liquidità.