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Una comunità costituita in larga parte, oltre che di collusi con le mafie, di zombi???

Sarebbe estremamente riduttivo e deviante continuare a credere che a Formia, Gaeta, Itri, Sperlonga, Minturno ecc. ci siano solamente i Bardellino.

Ci stanno i Bardellino, ma anche quelli che fanno capo direttamente agli Schiavone, compresi alcuni parenti e, poi, i Giuliano e, poi ancora,… , non solo quelli riconducibili direttamente o indirettamente ai Casalesi…

Tanti, tantissimi nomi del firmamento camorristico casertano ed anche napoletano.

E non solo.

Noi saremo sempre grati alla Polizia di Stato per quanto da anni sta facendo, ma, con l’operazione “Formia Connection” prima ed ora con quella denominata “Golfo”, è stata toccata solo la punta dell’iceberg.

E nemmeno tutta, perché, come hanno dimostrato le intercettazioni telefoniche di entrambe le operazioni suddette, è stato appena individuato un segmento di tutto quel mondo dell’economia e soprattutto della politica che sta alle spalle – o che comunque ha contatti, ricattato o meno – delle persone indagate e ristrette in carcere con la “Golfo”.

La cosiddetta “borghesia mafiosa”, quella che, ben inserita negli interstizi della vita pubblica, nelle istituzioni, nella politica, nelle professioni e nei “salotti in “, costituisce tutta quell’area grigia, zuccherosa della società civile.

Un’area che spesso è difficilmente individuabile se non nelle sue componenti più esposte e che è difficilmente perseguibile sul piano penale, considerata la carenza legislativa italiana, peraltro, fortemente scardinata ed indebolita ulteriormente dal governo che ha preceduto quello in carica.

Un’area che comunque rappresenta l’ossatura e la vera forza della criminalità organizzata armata, in quanto in mille modi la sostiene, la difende, ci fa affari, tanti affari.

Dirigenti o funzionari di banche, titolari di agenzie immobiliari, uffici notarili e via via di questo passo.

E, poi, c’è la terza componente, oltre a quella politica, delle istituzioni e dei professionisti, ed è quella dei dipendenti o, comunque, collaboratori, coscienti o meno, informati o meno.

Una massa enorme di commessi, carpentieri, muratori, manovali, capocantieri, con rispettivi familiari ed amici, e chi più ne ha più ne metta, che costituiscono un esercito di persone che, messe insieme, valgono l’elezione di uno o più consiglieri comunali, provinciali, regionali ed anche di qualche parlamentare.

Sono queste ultime due le componenti più insidiose perché sono quelle che “pesano”, che “contano”, che decidono o che comunque condizionano le sorti dell’intera collettività. , che hanno propri pezzi e sodali dappertutto, le proprie “talpe” ovunque.

Occhi ed orecchie vigili, pronti a raccogliere la pur minima notizia ed a trasmetterla a chi di loro dovere, al boss o a chi per lui.

Il clima di intimidazioni e di violenze che talvolta emerge di fronte a qualche riottoso, a qualcuno che non vuole cedere l’attività o che non vuole pagare il pizzo o che, in un modo o nell’altro, si oppone a ‘o sistema o non vuole farsi omologare.

Altro che… ”a Formia non c’è mafia”, come qualcuno spudoratamente va dicendo, in un silenzio generale ed assordante.

Scandaloso.

Emblematico.

La mafia –anzi le mafie perché ci stanno tutte, ma proprio tutte, compresa gente riconducibile all’ex banda della Magliana – sta a Formia, sta a Gaeta, ad Itri, a Sperlonga, Minturno, Fondi e dappertutto.

Ma c’è qualche imbecille che crede che un clan occupi solamente il territorio di una città e non pensi anche, quanto meno, a quello circostante?

E, poi, c’è ancora qualche imbecille che ritiene che le mafie siano costituite solamente da un clan e non, com’è nella realtà, da decine e decine, per non dire centinaia, di clan, di famiglie, di ‘ndrine e quant’altro?

Questo, senza parlare delle mafie che si sono costituite in loco, che son fatte di gente nata e cresciuta insieme a noi, che ha frequentato le nostre stesse scuole, la cosiddetta “quinta mafia”, quella indigena insomma e non proveniente dalla Campania, dalla Calabria, dalla Sicilia, dalla Puglia.

Il nostro cruccio deriva dal fatto che ci sono ancora in giro persone che… si meravigliano o fanno finta di meravigliarsi di una situazione che sta sotto gli occhi di tutti, di una situazione determinata da gran parte di una comunità costituita da zombi che, se non colludono direttamente con i mafiosi, non sono in grado non solo di ribellarsi, ma perfino di indignarsi.

Un corpo inerte, morto, che si avvia alla putrefazione.

Fatta, ovviamente, qualche rara, ma veramente rara, eccezione.