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Un capitolo da approfondire: rapporti Di Girolamo-GERIT. C’entrano anche le ” sospensioni direzionali”?

l nome di Coppola effettivamente non si trova nell’outing di Primo de Nicola (De sica, B. Craxi, Panatta, Schicchi, Antinori) su l’Espresso. Era però un nome molto chiacchierato negli ambienti Gerit, in quanto trattato con i guanti bianchi fino all’arresto e poi “toccato” con forza da Gerit. Cfr :  http://archivio-radiocor.ilsole24ore.com/articolo-588599/coppola-fallimento-micop-debito/

Di Girolamo, l’avvocato senza un cliente

Così, secondo l’accusa, lo studio fantasma aggiustava i contenziosi con l’Agenzia delle entrate. Per Mokbel, Colosimo, e uno dei furbetti del quartierino

(questo articolo è stato scritto a quattro mani assieme a Gianluca Paolucci)

Va a finire che Teo, il terrier bianco di tre mesi, non un cagnone da guardia, potrebbe essere uno dei non molti esseri viventi che frequentavano lo studio Di Girolamo. Un cane. Già, perché uno dei primi risultati dei primi incontri di Di Girolamo con i magistrati romani che indagano sul caso Fastweb-Telecom Sparkle, sui rapporti con la ‘ndrangheta, sugli aggiustamenti dei contenziosi tributari della rete di amici, è proprio questo: lo studio dell’avvocato Di Girolamo negli ultimi tre anni non ha avuto un cliente che è uno.

«Ci può dire almeno cosa faceva il suo studio?», hanno domandato da giorni i magistrati a Di Girolamo – che ha una dichiarazione dei redditi corrispondente a quanto percepisce da senatore. Ieri il senatore ha fornito conferme sulle operazioni illecite legate a servizi telefonici (in particolare quelle «Phuncard» e «Traffico Telefonico»), ma finora la risposta sul suo studio è rimasta evasiva. I pm sono convinti che uno dei suoi lavori fosse usare un giro di conoscenze consolidato per aggiustare contenziosi tributari dei «suoi». A Di Girolamo si rivolge l’avvocato Colosimo; a Di Girolamo si rivolge Mokbel; altre volte gli stessi soggetti intercedono per aiutare un terzo, Danilo Coppola, uno dei furbetti del quartierino.

È così che questo grosso studio da avvocato tributarista – a due passi da viale Angelico, appartamento spazioso, nella stanza in fondo al corridoio, tra due lampade alogene, un tavolo allungato per le riunioni – sarebbe diventato uno degli studi con zero clienti più impegnati di Roma. Secondo la Dda, Di Girolamo interviene in almeno tre casi, un contenzioso tra la Mk srl di Mokbel e la Gerit, la società di riscossione dei tributi. «’A Nicolì, è tutto un proforma – dice Paolo Stramaccioni, intercettato, a Di Girolamo – hai capito quello che è, io sto qua con Gigi (Luigi Falco, dipendente della Gerit) però dobbiamo fare le cose giuste, mettiamoci il nome tuo… ok! Firmo io, sempre per te», dice Paolo Stramaccioni al telefono a Di Girolamo. Più tardi, una nuova telefonata assicura che è tutto a posto, il ricorso è partito, «ho fatto duemila croci».

Poi passano a commentare i fatti di Paolo Colosimo, e del suo cliente principale, che secondo gli inquirenti è l’immobiliarista Danilo Coppola. Tra Di Girolano e Colosimo sarebbe sorto un contrasto «proprio per la gestione del contenzioso tributario di Danilo Coppola». A voler «risolvere» il problema di Coppola, con Colosimo e Di Girolamo ci sono ancora loro, Stramaccioni e Falco. La Dda fa anche riferimento «a una verosimile relazione economica esistente tra lo stesso Mokbel e il noto immobiliarista romano Coppola Danilo». In particolare, Di Girolamo e Mokbel «riferiscono di somme di denaro provenienti dall’estero che dovrebbero percepire dallo stesso Coppola».

Tra l’altro proprio Colosimo, che si era rivolto a Di Girolamo per «avere aiuto» su una cartella esattoriale di 60 mila euro, si lagnerà invece perché, a suo dire, il senatore-avvocato si è fatto scadere i termini senza intervenire in tempo. Con termini assai coloriti.

Gli investigatori stanno anche cercando di capire se ha avuto un ruolo la moglie del senatore, dipendente dell’Agenzia delle entrate, che non risulta al momento indagata. Illumina su truffe al fisco anche l’interrogatorio – «ottimo», secondo l’accusa – di Renzo Mattioli, uno degli accusati di riciclaggio, il manager procuratore della Amon Capital, con sede in Delaware, che avrebbe sostituito «il denaro di provenienza illecita in beni direttamente utilizzabili dagli associati». Mattioli avrebbe ammesso di essere la «testa di legno» di Di Girolamo a San Marino, l’uomo che s’intestava a suo nome – tra l’altro evadendo le tasse – i beni di lusso, attraverso una società organizzata da chi? Dallo studio Di Girolamo.

(Tratto da La Stampa)