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Tutti quei personaggi che dicevano che nel Cassinate non c’è mafia, com’è che stanno zitti da qualche tempo?

Il cassinate non è immune alle infiltrazioni della malavita organizzata campana. E questo ormai tutti lo hanno capito. E’ di ieri mattina l’ennesima operazione che, in un modo o nell’altro, ha coinvolto anche il sud della Provincia di Frosinone. Gli investigatori della guardia di finanza di Caserta, coadiuvati dai colleghi della tenenza di Mondragone, hanno posto sotto sequestro giudiziario (preventivo almeno per il momento) due attività commerciali che operavano nel settore della rivendita di gpl e che si trovano: una a Piedimonte San Germano e l’altra a Pastena. Le quote societarie di una terza ditta sono state poste sotto sequestro anche nel sud Pontino, nel territorio di Minturno, Comune in provincia di Latina ma ad una decina di chilometri dal cassinate. Le società in questione, finite nella rete delle fiamme gialle, secondo le indagini dell’Antimafia operavano tramite prestanome ma tutte per conto di Giuseppe Diana, 47 anni, di Cancello Arnone, pregiudicato già catturato ed in carcere a Trapani dagli inizi di quest’anno, per un tentativo di riciclaggio di denaro – proveniente dalle casse del clan dei casalesi – che doveva servire per la “scalata” alla società calcistica della Lazio. Almeno per ora, come hanno riferito anche i finanzieri di Mondragone, le tre attività commerciali dislocate nel sud Lazio continueranno a rimanere operative, ma sotto la gestione di un amministratore giudiziario, nominato dalla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea che ha coordinato l’intera inchiesta anti-camorra. L’operazione di ieri mattina ha permesso agli inquirenti campani di eseguire un ordine di sequestro per un totale di 37 unità immobiliari (fra cui anche i due stabilimenti dove veniva venduto il gpl nel cassinate) e 5 complessi aziendali con le relative quote societarie e conti correnti. L’intero patrimonio, tutto riconducibile a Giuseppe Diana, era dislocato fra le province campane, ma anche nel basso Lazio, ormai terra di conquista di diversi sodalizi camorristici. All’uomo di fiducia dei casalesi, che ieri s’è visto piombare addosso l’ennesimo provvedimento giudiziario, gli inquirenti hanno contestato i reati di concorso esterno in associazione mafiosa, attribuzione fittizia di beni e corruzione. Diana concedeva le proprie strutture aziendali come appoggio “logistico” per le necessità dell’organizzazione camorristica e dei suoi affiliati, garantendo al clan dei casalesi gran parte dei provenienti delle aziende di commercializzazione e distribuzione del gas. Lo stesso clan garantiva alle ditte del 47enne una sorta di monopolio nella vendita del gpl. Il tutto per ricavare grossi proventi economici che venivano poi divisi fra le famiglie Russo, Schiavone, Mezzero, Tucci, Diana e Belforte, tutte appartenenti alle associazioni mafiose che operano sull’intera area della provincia di Caserta e nelle zone limitrofe.

Luciano De Leo
(Tratto da Il Messaggero)