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Tutti con Maresca, pm sotto attacco perchè vuole i boss mafiosi in carcere

Tutti con Maresca, pm sotto attacco perchè vuole i boss mafiosi in carcere

30 Aprile 2020

Di Lorenzo Sorrentino

In Italia nelle ultime settimane 83 fra mafiosi, camorristi ed ‘ndranghetisti, ristretti in regime di 41 bis e Alta Sicurezza, hanno lasciato le patrie galere dopo aver ottenuto la concessione della detenzione domiciliare. Una notizia che è passata quasi in sordina, come se fosse un evento normale. Fra questi anche nomi altisonanti, come quello di Pasquale Zagaria, fratello del boss dei Casalesi Michele Zagaria. A fare da apripista era stato Francesco Bonura, influente mafioso siciliano, capomandamento e uomo fidato di Bernardo Provenzano. Negli ultimi giorni ci aveva provato anche Raffaele Cutolo, fondatore e capo della Nuova Camorra Organizzata; la sua richiesta di scarcerazione con differimento della pena è stata però respinta. 

A scatenare tutto ciò una circolare del Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) emanata lo scorso 21 marzo e indirizzata ai direttori dei penitenziari. Con questa circolare, si prescrive ai direttori di richiedere al giudice la scarcerazione per i detenuti affetti da una serie di patologie, ritenute incompatibili con il regime carcerario ai tempi del Covid-19. La circolare aveva fatto seguito alle misure svuota carceri contenute nel decreto Cura Italia, approvato quattro giorni prima. 

Sulla stessa lunghezza d’onda anche la Scuola di Formazione Antonino Caponnetto, che nelle ultime ore ha lanciato una petizione sulla piattaforma change.org, indirizzandola alle più alte cariche dello Stato: “Interrompiamo le scarcerazioni facili e la detenzione domiciliare dei boss mafiosi”. “I boss che tornano nelle loro case diventano simbolo della sconfitta dello Stato e della stessa organizzazione carceraria e sanitaria, riacquistano autorevolezza e controllo mafioso del territorio”, si legge nella descrizione. “Chiediamo che venga ritirata la circolare del D.A.P. del 21 marzo 2020 e che i provvedimenti carcerari relativi ai detenuti al 41 bis ed in generale ai capi mafiosi siano obbligatoriamente sottoposti al vaglio di più soggetti istituzionali: i Tribunali di Sorveglianza, la Procura Nazionale Antimafia e le singole Direzioni Distrettuali Antimafia, applicando quanto previsto dall’art. 4 bis dell’ordinamento penitenziario.

Fra i magistrati che hanno tempestivamente denunciato l’inadeguatezza dello svuota carceri, spesso anticipando ciò che poi si è puntualmente verificato, figurano i pm Catello Maresca e Nicola Gratteri, scortati da anni per il preziosissimo contributo fornito nella lotta alle mafie. Il dottor Maresca, a più riprese anche con editoriali sulle pagine di Juorno, aveva sottolineato come le misure svuota carceri, arrivate a pochi giorni dalle rivolte che avevano messo a ferro e fuoco i penitenziari italiani, lungi dal risolvere il problema del sovraffollamento, mostrassero uno Stato debole, che presta il fianco alle mafie e scende a compromessi con la criminalità organizzata.

Dal carcere sono usciti pericolosi boss, contribuendo a rafforzare le organizzazioni mafiose sul territorio. Si stanno perdendo anni e anni di lotta al crimine organizzato in questo Paese. I magistrati in alcuni casi hanno le mani legate, sono costretti a scarcerare i detenuti per tutelare la loro salute; salute che dovrebbe essere tutelata invece all’interno del circuito carcerario”, aveva commentato su Juorno il sostituto procuratore generale Maresca.

Maresca aveva altresì sottolineato l’anomalia della procedura introdotta dalla nefasta circolare del Dap: la scarcerazione di solito può essere richiesta dall’imputato o dal pubblico ministero, non certo dal direttore del carcere, ancora meno dal Dap, un organo amministrativo.

Per aver espresso in maniera tecnica ed argomentata queste legittime perplessità, Maresca e Gratteri sono stati subissati di insulti, volgarità ed attacchi personali sui social network. Alcuni gruppi Facebook, apparentemente a sostegno dei diritti dei detenuti, hanno veicolato squallidi messaggi di violenza verbale nei confronti di due servitori dello Stato, uomini con un senso altissimo delle istituzioni.

Ancora, Maresca, invitato in tv domenica sera a “Non è l’Arena”, s’era sentito dire di non “conoscere le leggi” da Francesco Basentini, capo del Dap e responsabile del disastro annunciato della circolare. Maresca aveva solo chiesto a Basentini come mai Pasquale Zagaria non fosse stato trasferito in una struttura idonea per ricevere le cure, denunciando in tal modo la totale mancanza di progettualità messa in campo dal Dap per affrontare le criticità di salute dei mafiosi. 

Non sono mancati momenti di sconforto, per un magistrato che negli ultimi due mesi non ha mai smesso di lanciare l’allarme, spesso da solo e nel silenzio generale. “Ho fatto questa battaglia anche per troppo tempo, e ci ho messo il cuore. Ma stavolta ho perso. Sono stato lasciato solo. Minacciato e bistrattato da quattro ignoranti filomafiosi. Mi ha confortato solo la vicinanza e la solidarietà della gente perbene. Ma il palazzo è sordo”, scriveva Maresca pochi giorni fa su Juorno.

E anche in queste ultime ore, la gente perbene ha inondato il magistrato con messaggi di affetto e di sincera stima per il suo instancabile lavoro. Anche gli ordini professionali gli si mostrano solidali; fra questi l’UNGDCEC (Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili), che in un comunicato giudica la scarcerazione dei boss “una dolora umiliazione nei confronti di un Paese che da anni combatte questi personaggi (…). Un’offesa insanabile verso chi ha lottato per l’arresto e la condanna di questi criminali”. E tagga sui social Catello Maresca.

Antonio Parisi, Presidente Nazionale di Unimpresa Nazionale Opere Sociali, ci tiene ad esprimere “apprezzamento e solidarietà indiscussa senza se e senza ma al Sostituto Procuratore Dottor Catello Maresca, in ordine alle sue dichiarazioni sulla assoluta inopportunità delle scarcerazioni di detenuti ristretti ai sensi dell’articolo 41bis”.

Il gruppo Facebook “Noi siamo con Catello Maresca”, ha raggiunto quota di quasi 800 membri in appena 24 ore. “La luce in fondo al tunnel è rappresentata da persone come Catello Maresca – si legge in un post sul gruppo -, che ha raccolto gli insegnamenti di Falcone e Borsellino, proseguendo la loro battaglia in favore della giustizia”.

Le vittime di mafia non tornano a casa • Flash mob virtuale” è un altro gruppo Facebook che difende a spada tratta il pm minacciato e insultato per le sue posizioni nette sulle scarcerazioni dei boss.

Infine ma non  per ultimo ci sono gli attestati di stima e di solidarietà a Maresca arrivati da ampi settori del Parlamento (decine di parlamentatri di ogni schieramento) e della magistratura. Tra questi c’è la solidarietà di un altro pm antimafia, Nino Di Matteo, oggi membro del Csm.

Fonte:https://www.juorno.it/