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Torino come Ostia:mafia negata.La necessità della denuncia.La maggior parte della gente,purtroppo,si gira dall’altra parte

Mafia negata, “Torino come Ostia”

Pubblicato Lunedì 25 Gennaio 2016, ore 17,27

Nonostante le numerose inchieste il fenomeno viene sottovalutato. C’è paura più che omertà. Politica, sindacati, associazioni di categoria devono fare fronte comune: “Non basta un presidio-spot”. La denuncia del senatore Pd Esposito

Torino come Ostia. Non certo per il livello di penetrazione della criminalità organizzata nel tessuto sociale e imprenditoriale, ma putroppo simile è l’atteggiamento di una classe dirigente che finora ha sottovalutato l’avanzata della ‘ndrangheta, nonostante l’intensificarsi di inchieste e operazioni condotte dalla magistratura.

 

È un’accusa dura, al limite della provocazione, quella del senatore democratico Stefano Esposito, membro della commissione parlamentare antimafia, che del municipio romano, sciolto per mafia, è stato commissario per il suo partito. “Così come a Ostia – argomenta – l’assenza delle istituzioni ha generato omertà e paura nei cittadini, anche a Torino la mancanza di una continuità nella lotta ai fenomeni di infiltrazione delle organizzazioni criminali, da parte delle istituzioni, dei partiti, dei sindacati e delle organizzazioni di categoria genera paura e omertà nelle potenziali vittime”. Quell’omertà emersa dai verbali dell’operazione Big Bang, l’ultima in ordine di tempo, che ha portato all’arresto di 20 persone affiliate al clan Crea, tra i più potenti a Torino, i cui capi – i fratelli Adolfo e Cosimo Crea – erano già stati arrestati nell’ambito dell’operazione Minotauro, che per la prima volta ha smascherato il collegamento a Torino tra criminalità e alcuni settori della politica. L’attenzione, dunque, deve essere massima e non può bastare un presidio-spot davanti a un bar, il Gran Galà di via di Nanni, quartier generale dei boss, per manifestare la vicinanza delle istituzioni alla popolazione. “Una manifestazione fatta di ceto politico, in cui mancavano i cittadini comuni, mancava chi dal giorno dopo rischia ritorsioni”. Ed è qui che diventa fondamentale il ruolo di istituzioni, politica, sindacati:  “Il terrorismo è stato sconfitto quando c’è stata una presa di coscienza e non è stato più considerato una somma di episodi, ma un fenomeno da condannare e contrastare in ogni modo, non limitandosi a delegare alle forze dell’ordine e alla magistratura. Con la criminalità organizzata deve esserci la stessa risposta, corale, non sporadica, ma continua”.

 

A Ostia, prosegue Esposito, “dopo un anno in cui si è dato fiducia e coraggio ai cittadini onesti, questi non si sentono più soli come prima e hanno meno timore a denunciare tenta estorsioni. E’ un percorso lungo, che non deve però avere interruzioni o titubanze”. E questo, per il parlamentare dem equivale a un impegno “che per primo io, esponente delle istituzioni, devo assumermi: mettere costantemente nell’agenda e non in maniera sporadica l’impegno contro la criminalità organizzata. Voglio sperare che tutti siano consapevoli che anche a Torino e in Piemonte non si possa girare lo sguardo altrove o pensare – com’è accaduto anche dopo operazioni importanti condotte dalla magistratura – che ci si trovi di fronte a episodi e non a un fenomeno pervasivo più di quanto non ne si abbia coscienza”.

 

Non a caso, duro e diretto è stato l’appello dell’ex procuratore della Repubblica Gian Carlo Caselli: “Bisogna fare squadra: istituzioni, società, cittadinanza. Perché è uniti che si vince”. Tesi sposata in toto da Esposito, che questa sera parteciperà a un dibattito promosso dal Pd (al quale prenderanno parte anche la deputata Anna Rossomando, l’ex assessore di Roma Alfonso Sabella, la presidente di Ascom Maria Luisa Coppa e i giornalisti Paolo Griseri e Giuseppe Legato) dal titolo inequivocabile “A Torino come a Roma impegno Capitale contro le mafie, per la legalità”. Poi va oltre e su un punto chiede chiarezza: “La magistratura a Torino, prima con Caselli oggi con Armando Spataro, la Dda e tutte le forze dell’ordine sta facendo un ottimo lavoro. Sono un baluardo contro le mafie, ma non basta. Non si può delegare loro tutto. Anzi il loro lavoro va supportato con quell’impegno delle istituzioni, dei partiti, dei sindacati, tra i quali spero che nessuno sottovaluti il problema o voglia liquidarlo ancora come episodio, evitando di guardare la realtà”.

 

Insomma, serve un fronte comune contro la criminalità organizzata, pervasiva e spesso favorita da un’omertà figlia della paura anziché della connivenza. Esposito non è iscritto a Libera, talvolta l’ha pure criticata, ma su don Luigi Ciotti è chiaro e netto: “Ha ragione quando dice, come ha fatto in audizione in commissione, che la lotta alle mafie, alla corruzione, al furto di speranza, ha bisogno della repressione, ma la repressione non basterà mai senza una presa di coscienza collettiva”. Una presa di coscienza e un impegno di tutti, a partire da chi riveste ruoli nelle istituzioni e nelle associazioni, per evitare che di fronte a un’operazione come Minotauro – per citarne una – ci sia chi liquida la presenza della ‘ndrangheta in Piemonte come episodi criminali isolati e non “un fenomeno pervasivo che va contrastato, con un maggiore impegno di tutti”. Proprio quella presa di coscienza che trent’anni fa portò alla sconfitta del terrorismo. Guardare indietro per andare avanti sulla strada della legalità. “L’importante è non chiudere gli occhi o girarsi dall’altra parte”.