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“Tempi più stretti per i pm” Ecco la riforma di Bonafede

Il Fatto Quotidiano, domenica 16 giugno 2019

Tempi più stretti per i pm” Ecco la riforma di Bonafede

Il Guardasigilli del M5S vuole termini certi per la conclusione delle indagini preliminari. Ma sulle intercettazioni c’è distanza con la Lega

LUCA DE CAROLIS

La Lega bussa forte al portone con la sua lista della spesa sulla giustizia, e il Guardasigilli dei 5Stelle Alfonso Bonafede si prepara ad accoglierla. Facendo trapelare che “le proposte del Carroccio” sono già nella sua bozza di riforma, che vuole accelerare la conclusione delle indagini preliminari con limiti più stringenti per i pubblici ministeri. Il cuore di una legge delega in cui potrebbero entrare anche la riforma del Csm e nuove norme sulle intercettazioni, su cui resta forte la distanza tra i gialloverdi.

NON A CASO da via Arenula fanno sapere di aver “tenuto la riforma volutamente fuori dal tritacarne della campagne elettorale”. Ma il testo, dicono, non era ignoto alla Lega, perché “c’erano già stati degli incontri tra Bongiorno e il ministro”. È questa la contromossa di Bonafede per rispondere proprio alla ministra della Pa, la voce di Matteo Salvini sulla giustizia. Una penalista che sa nuotare nella politica, Bongiorno, e che sul Corriere della Sera ieri ha dettato l’agenda secondo il Carroccio. Chiedendo “termini perentori per le fasi del processo e soprattutto per le indagini”e sostenendo che “occorre evitare la pubblicazione dei verbali nelle fasi precoci dei procedimenti”, per poi invocare “il divieto assoluto di pubblicazione di ciò che attiene alla vita privata” e “sanzioni per chi pubblichi le intercettazioni gossip”. Paletti in vista del vertice di mercoledì sulla giustizia a Palazzo Chigi, con il premier Giuseppe Conte, Bongiorno, Bonafede e forse Salvini, che promette di esserci. Perché la giustizia è un altro fronte dentro i gialloverdi, con il capo della Lega che prosegue nella sua guerra di logoramento: per ottenere via libera su tutto, o per preparare il terreno a una crisi di governo, in tempo per votare a settembre. Nell’attesa Bonafede difende la trincea. E fonti del ministero anticipano punti della sua riforma. A partire dai tre scaglioni per lo svolgimento delle indagini preliminari, basati sulla gravità dei reati, al posto degli attuali due di sei mesi e un anno. A quanto trapela però i termini massimi non verranno toccati. Quindi rimarrà in vigore l’attuale articolo 407 del codice di procedura penale, secondo cui la durata massima delle indagini non può superare i 18 mesi (ma per alcuni reati più gravi si può arrivare a due anni). Nei piani sarà possibile una sola proroga, di sei mesi. Soprattutto, se entro tre mesi dalla scadenza dei termini massimi il pm non avrà notificato l’avviso di conclusione delle indagini oppure richiesto l’archi – viazione, la documentazione dovrà essere depositata presso la segreteria del pubblico ministero e messa a disposizione dell’i ndagato e della persona offesa. Una norma a cui si potrà derogare solo in caso di reati gravi. Ed è un punto centrale per via Arenula, perché dimostrerebbe che Bonafede non è“schiacciato”sulla magistratura. Per questo, fonti del ministero raccontano che ai tavoli sulla riforma i magistrati avevano spinto per non avere veri limiti temporali per la conclusione delle indagini, mentre il Guardasigilli aveva definito “inderogabile”un intervento. Invece uno dei presenti rivela al Fatto che nelle riunioni si era parlato anche di sanzioni per i pm inadempienti. Ma non è chiaro se siano previste nella riforma.

POI C’È il capitolo intercettazioni, su cui Bonafede ha pronte nuove regole. E l’impostazione si ricava da un post sul Blog delle stelle: “Secondo la giurisprudenza, ci sono tre condizioni a cui attenersi per una corretta informazione. L’utilità sociale dell’informazio ne; la verità dei fatti esposti; la forma “c ivile” della esposizione dei fatti e della loro valutazione”. Criteri fissati da una sentenza della Cassazione del 1994, che il ministro vorrebbe preservare nella nuova normativa sulle registrazione: diversa quella dell’ex Guardasigilli Andrea Orlando, di cui il governo ha prorogato l’entrata in vigore al 31 dicembre. Ma è una linea molto diversa anche da quella di Salvini, secondo cui “è indegno leggere sui giornali intercettazioni senza rilievo penale”. E mercoledì la differenza potrebbe emergere: tutta.