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Tangenti. La Guardia di Finanza arresta un giudice tributario ed un consulente

Ancora una indagine di corruzione sulle pendenze tributarie nel Sud del Lazio, che coinvolge sia Latina che Frosinone. Arrestato un giudice tributario, Saverio Masi.

Tangenti, la Guardia di Finanza arresta giudice tributario e un consulente
Avrebbero chiesto una tangente di 40mila euro ad una società in cambio di una sentenza favorevole in relazione a un accertamento che risale al 2004

MILANO – La Gdf di Milano ha arrestato con l’accusa di concussione, giovedì mattina nel milanese, un giudice tributario e un consulente tecnico della sezione distaccata di Latina della commissione tributaria regionale Lazio. Secondo le indagini i due avrebbero proposto a una società che aveva fatto ricorso contro un accertamento fiscale di emettere una sentenza favorevole in cambio di una tangente da versare parte in contanti e parte su conti esteri. Le Fiamme gialle stanno effettuando anche una serie di perquisizioni presso le abitazioni e gli uffici degli indagati per reperire documentazione utile alle indagini che peraltro riguardano anche ulteriori episodi di corruzione e appalti truccati.

LA RICHIESTA – L’inchiesta è coordinata dai pm Maurizio Romanelli e Stefano Civardi, mentre le ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state firmate dal gip Guido Salvini. I due arrestati sono il giudice tributario della Sezione distaccata di Latina Saverio Masi e il consulente tecnico della stessa commissione, Eugenio Mariani. Al centro delle indagini c’è la presunta richiesta da parte della coppia Masi-Mariani di una tangente di 40 mila euro alla Gebetz di Frosinone, per ottenere una sentenza favorevole in relazione a un accertamento che risale al 2004, riguardante la detraibilità di interessi passivi su un finanziamento infragruppo di oltre 23 milioni di euro. La società non ha pagato la mazzetta, e lo scorso autunno ha sporto denuncia alla magistratura milanese, in quanto la richiesta del versamento sarebbe avvenuta nello studio di Milano del legale della società. Nei giorni scorsi la sentenza da parte della commissione tributaria di Latina ha avuto esito negativo per la Gebetz.

LA REGISTRAZIONE – Così giovedì sono scattati gli arresti anche perché esiste la registrazione della conversazione in cui Eugenio Mariani, consulente tecnico della commissione tributaria di Latina, lo scorso 24 novembre, propone all’avvocato della Ge Betz il pagamento della tangente. Come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip Guido Salvini, «la prima tranche di 20 mila euro avrebbe dovuto essere consegnata direttamente» a Mariani tre giorni dopo il colloquio avvenuto a Milano nello studio del legale, «mentre la seconda parte, a buon esito avvenuto del procedimento (d’appello, ndr) sarebbe stata pagata a seguito di una fattura con incarico retrodatato per una finta consulenza presentata alla Ge Betz da una società inglese» indicata dallo stesso consulente tecnico. Per il giudice, «dal tenore della conversazione» registrata, una sorta di «trappola» tesa dalla società ai due, si comprende che «l’iniziativa concessiva non costituiva un’autonoma e spericolata iniziativa del consulente (…) – ricostruisce il gip – ma si poggiava su un accordo con il relatore della causa, il giudice dr. Saverio Masi, il quale, se la proposta fosse stata accettata, avrebbe garantito il buon esito della causa stessa di cui era il relatore». Dopo l’incontro in cui ci fu la richiesta della tangente, Mariani cercò di contattare di nuovo il legale per accordarsi sulla consegna, ma inutilmente perché venne presentata la denuncia con allegata la registrazione della conversazione, in cui in un passaggio Mariani dice al legale: «Io venerdì le faccio arrivare la proposta… lei mi da l’accettazione … e la metà dell’importo…. E poi facciamo il resto…». Ma prima di procedere agli arresti, i magistrati milanesi, hanno aspettato l’esito della sentenza di appello, che il 22 gennaio scorso, non essendo stato accettato di pagare la mazzetta, aveva dato torto alla Ge Betz. Per Salvini «un contributo decisivo alle indagini» è stato dato dalle intercettazioni mirate. E inoltre data la «particolare gravità del fatto» ha ritenuto di disporre il carcere anche per Masi nonostante abbia 75 anni. «Un giudizio prognostico negativo – scrive sempre il giudice – si trae anche dalla personalità dei due indagati, desunta non solo dalla natura del fatto delittuoso per cui si procede, ma dalla comune gestione quali ‘soci in affarì di varie attività imprenditoriali, che ha portato anche alle successive iscrizioni per turbativa d’asta per l’appalto da pilotare presso il comune di Craco (Matera), per un’ipotesi di corruzione presso l’Agenzia delle Entrate di Napoli».

(Tratto dal Corriere della Sera)