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Nonostante la nomina del Dott.Manzione a presidente della commissione centrale ex art 10. Dopo circa un mese la stessa ancora Non si riunisce. Ci chiediamo

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Armi, droga, mafie: Ostia «laboratorio» della criminalità Il Sole 24 ore, 09 novembre 2017 Armi, droga, mafie: Ostia «laboratorio» della criminalità di Roberto Galullo Per capire l’equazione Ostia=mafie (d’obbligo il plurale, così come obbligatorio è non criminalizzare, con il paradosso usato, un intero quartiere romano) il penultimo riferimento utile ha una data recentissima: 1° febbraio 2017. Quel giorno, davanti alla Commissione parlamentare antimafia sedeva il presidente della commissione straordinaria incaricata della gestione del X municipio di Roma Capitale, il prefetto Domenico Vulpiani. La sua audizione è “tempestata” di passaggi un seduta segreta, a testimonianza della riservatezza di certi temi che, all’opinione pubblica e con indagini in corso, non potevano essere resi noti e verbalizzati. Con quei 150 chilometri di estensione , con una popolazione di circa 230 mila abitanti, Ostia è ormai, di fatto, uno sperimentato laboratorio di criminalità organizzata extraregionale (siciliana, calabrese e campana in primis) e locale, con la crescita e lo sviluppo di clan autoctoni che si sono fusi, nel nome degli affari, con gli interessi delle altre mafie. Il degrado di Ostia L’ultimo riferimento, però, in ordine di tempo è l’analisi, messa nero su bianco dalla Commissione parlamentare di inchiesta su sicurezza e degrado delle città. Il 21 febbraio 2017 infatti, pochi giorni dopo quella raffica di “omissis” imposti a Vulpiani, il capo della Procura di Roma Giuseppe Pignatone e il suo aggiunto Michele Prestipino Giarritta continueranno a tratteggiare (come avevano fatto più volte nel passato in Commissione antimafia) il clima mafioso che si vive a Ostia, dove le famiglie Spada (ancora c’è chi si meraviglia della loro violenza, da ultimo perpetrata ieri ai danni di un giornalista della Rai) e Fasciani in particolare, dettano la propria legge. Prestipino Giarritta fotograferà in modo impeccabile la catena mafiosa di Ostia e il sistema di scomposizione e ricomposizione di alleanze tra diversi gruppi. E dirà qualcosa che, alle orecchie dei romani – non va infatti mai dimenticato che Ostia è Roma – non fa piacere sentire, vale a dire che, come a Palermo, a Reggio Calabria, a Napoli e nel casertano coni i Casalesi, i clan e le cosche controllano il territorio e con esso esercitano un altro controllo: quello sociale. All’interno di questo controllo sociale i vari gruppi che esercitano questo potere su alcune porzioni del territorio di Ostia lo fanno anche con riferimento alla gestione degli immobili, le ex case popolari. Cosa c’è dietro il traffico di immobili Il “traffico” di immobili avviene vendendo gli immobili a «nuovi inquilini» ed estromettendo, anche con la violenza, i legittimi assegnatari o precedenti occupanti dall’immobile. Molti di questi immobili sono stati sottratti, «espropriati», al legittimo detentore o al detentore precedente, a volte anche non legittimo, semplicemente per soddisfare esigenze logistiche del gruppo criminale. «Per esempio – dirà Prestipino Giarritta – abbiamo un procedimento penale avviato, già con esecuzione di misure e provvedimenti restrittivi, nel quale tra le fonti di prova abbiamo utilizzato le dichiarazioni di una giovane coppia, che ha dei trascorsi e dei pregressi criminali, oggetto di comportamenti dapprima vessatori e poi sempre più intimidatori e, alla fine, estremamente violenti da parte di uno di questi gruppi criminali, quello degli Spada. Gli Spada le hanno estromesse dalle abitazioni che queste persone occupavano». I luoghi di spaccio Visto che a Ostia – come nel sud martorizzato dalla mafie, tutto si tiene – ecco che quegli appartamenti servivano perché erano in una posizione strategica rispetto alla piazza che gli Spada utilizzano come luogo di spaccio. Pertanto, un appartamento serviva al gruppo per osservare la piazza e gestirla dal punto di vista della sicurezza del gruppo. Potevano osservare la piazza indisturbati e controllare l’accesso o l’avvicinamento delle forze di polizia, in modo da avvisare i vari soggetti che spacciavano nella piazza affinché si potessero allontanare. «In questo contesto – proseguirà Prestipino Giarritta – abbiamo fatto un tipo di intervento, con accertamento di reati: in particolare, abbiamo contestato le estorsioni a diversi componenti del gruppo della famiglia Spada. Sono stati tratti in arresto con provvedimento restrittivo della libertà personale su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. Il nostro è un intervento anche di coordinamento delle attività che svolgono le forze di polizia su quel territorio». Questa porzione del territorio di Ostia è quella prossima al cuore criminale del gruppo Spada, piazza Gasparri. Intorno a questa piazza ci sono una serie di vie in cui si trovano anche gli immobili “trafficati”. Il traffico di droga Il fenomeno degli stupefacenti su una piazza come quella di Roma, che ha notoriamente un livello della domanda estremamente elevato – sulla domanda estremamente elevata si tara anche l’offerta, che è estremamente elevata – in tutto il comprensorio capitolino e nelle immediate periferie, ha una struttura anche in questo caso non omogenea. Roma è il centro, lo snodo attraverso cui passa tutta una serie di grandi importazioni a livello internazionale. A Roma c’è la ‘ndrangheta, gestisce il grande traffico degli stupefacenti a livello internazionale. A Roma hanno stabilmente sede anche alcuni broker, che da un lato sono legati ai Paesi e ai cartelli produttori e, dall’altro, hanno rapporti con chi organizza l’importazione dal punto di vista del finanziamento e delle attività materiali. A Roma opera un livello intermedio, una serie di figure importanti, che sono attestate più sulla periferia, sui quartieri periferici. Sono quelle che trattano grosse partite di sostanza stupefacente destinate al consumo nella piazza di Roma. Sono quelle partite attraverso le quali vengono periodicamente e costantemente rifornite le piazze di spaccio, ossia quei luoghi, anche fisici, in cui lavorano gruppi fortemente strutturati e fortemente organizzati che controllano una porzione di un territorio e la adibiscono a luoghi per quest’attività criminale, che è un’attività estremamente redditizia. Ostia non fa eccezione. Le vie delle armi Il contrasto dello Stato ai clan di Ostia, ricorderà Prestipino Giarritta, avviene anche «sul piano fisico», con una serie di interventi di perquisizione soprattutto in locali non controllati e non detenuti da legittimi titolari. Ci sono, per esempio, garage e rimesse in cui le forze dell’ordine, hanno trovato notevoli quantitativo di droga e armi. Questo territorio non è facile da indagare ed ancora una volta scattano le similitudini con Palermo, Reggio Calabria e Napoli, con la presenza di patologie che spiazzano, a partire da indagini per corruzione che hanno coinvolto pesantemente esponenti di Carabinieri e Polizia. Con riferimento alla vicenda che ha interessato un ‘ex dirigente del Commissariato di pubblica sicurezza di Ostia per un gravissimo fatto di corruzione, Prestipino Giarritta ha dichiarato che «si tratta di un fatto altamente dimostrativo del livello di compromissione di quel tessuto istituzionale, perché si trattava di un episodio di corruzione commesso all’interno di un rapporto di ausilio-dipendenza con il gruppo criminale degli Spada». La stessa cosa, però, è successa anche sull’altro versante delle forze dell’ordine, cioè quello della compagnia dei Carabinieri, con una serie di comportamenti molto più che anomali – vorrei dire patologici ha detto Prestipino Giarritta – tuttora in corso di accertamento in una materia di estrema delicatezza, ossia l’intervento sul fronte del traffico degli stupefacenti. Il controllo del litorale Le attività dei gruppi criminali hanno come obiettivo primario non quello della gestione degli immobili della proprietà pubblica, ma l’acquisizione – avvenuta, a volte, anche con forme violente, di vera e propria intimidazione, attività precedute, per esempio, da tutta una serie di incendi e di danneggiamenti commessi sul litorale – di tutte le attività economiche principali che caratterizzano il litorale, in particolare la gestione delle attività balneari e quindi tutto il fronte degli stabilimenti balneari. In questo ambito la Procura ha autorizzato una serie di interventi con provvedimenti sia di natura personale che sequestri, che hanno evidenziato fenomeni di abusivismo anche dal punto di vista edilizio, con la realizzazione di manufatti stabili asserviti agli stabilimenti, di strutture in cemento e di altre immobili riguardano tutto il litorale. «Si tratta di fenomeni che hanno un forte elemento di connessione, un cemento evidente e riconoscibile – ha spiegato bene Prestipino Giarritta – nel fatto soggettivo della gestione di tutte queste attività criminali da parte di questi gruppi, i quali sono fortemente territorializzati e organizzati con strutture complesse, che hanno proprio le caratteristiche delle associazioni di tipo mafioso ai sensi del codice penale, articolo 416-bis». r.galullo@ilsole24ore.com 

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