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Stragi e strabismo. Ma erano tutte cose risapute, delle quali, però, nessuno parlava. Speriamo, ora, che il tutto non finisca, come spesso avviene, nella nebbia

Se non fosse che la “restaurazione italiana” è stata fatta a suon di bombe e di assassinii, di massacri e di omicidi, ci sarebbe quasi da ridere. Tutte le “novità” che il procuratore Pietro Grasso e il Presidente Ciampi ricordano in questi giorni non sono affatto novità, sono cose note e stranote, usate come scoop e lasciate cadere da un mondo dell’informazione e da un mondo politico impegnati a ricattare e ricattarsi per assumere posizioni di potere e mungere la “vacca-stato”, esattamente come, sostanzialmente in piccolo, facevano e fanno le cosche dei territori lasciati loro in dominio

Ci sono delle situazioni a “comicità intrinseca”. A volte drammatiche per ragione ma davvero ridicole all’istinto. Scagli la prima pietra chi non ha riso vedendo qualcuno cadere malamente da una sedia oppure guardandolo scivolare scompostamente su una buccia di banana …
La stessa sensazione provo nell’ascoltare il mondo politico attuale rispetto alla situazione del paese all’inizio degli anni ’90.
Se non fosse che la “restaurazione italiana” è stata fatta a suon di bombe e di assassinii, di massacri e di omicidi, ci sarebbe quasi da ridere.
Tutte le “novità” che il procuratore Pietro Grasso e il Presidente Ciampi ricordano in questi giorni non sono affatto novità, sono cose note e stranote, usate come scoop e lasciate cadere da un mondo dell’informazione e da un mondo politico impegnati a ricattare e ricattarsi per assumere posizioni di potere e mungere la “vacca-stato”, esattamente come, sostanzialmente in piccolo, facevano e fanno le cosche dei territori lasciati loro in dominio.
Ora la vacca-Italia è quasi esangue, le sue mammelle sono state svuotate da bocche voraci e si tratta di occuparsi della sua salute, di passare da “benefici per amici e amici degli amici” a “sacrifici per i fessi” e tutti cadono dal pero, tutti ignorano o fanno finta di ignorare cose che tutti sapevano e non potevano non sapere, che tutti sanno e non possono non sapere.

Lo ribadisco per l’ennesima volta, non c’è un “patto con la mafia”, ce ne sono molti di patti con le mafie, innovati e riscritti volta per volta. Di questo ne sono testimoni innumerevoli atti giudiziari assolutamente certificati e nemmeno contestati, semplicemente nascosti o ignorati.
Le “menti raffinatissime” di cui parlava Giovanni Falcone hanno agito e continuano ad agire per conservare privilegi e potere, non hanno un “disegno eversivo” di destra o di sinistra hanno come unico obiettivo quello dei propri privilegi e di galleggiare con qualsiasi schieramento politico.
Sono Giornalisti, Architetti, Militari, Magistrati, Medici, Avvocati, Burocrati, Commercialisti, Ragionieri, Sindacalisti, Autisti, Operai, Mafiosi, Trafficanti di droga e di armi, spesso ignoti e qualche volta molto noti. Sottobosco di paraculi che si muovono lontano dalla crisi e dal lavoro in qualsiasi forma. Fanno vacanze costose e vivono un tenore di vita ingiustificabile da redditi dichiarati spesso risibili.
Coacervo un tempo diviso, almeno ufficialmente, e che ha trovato in Berlusconi il soggetto politicamente unificante. Grumo che ha trovato inaffidabile la svolta “governista” della sinistra del camper preferendo la clava berlusconiana. Il nemico sempre uguale: chi pensa ad un paese normale piuttosto che ai “bizantinismi” di politici di professione.

Giovanni Falcone doveva essere “sterilizzato” dalla politica, ma Giovanni non si faceva sterilizzare né da un Martelli qualunque e nemmeno dai talebani del giustizialismo. Giovanni sapeva lavorare seriamente, costruiva processi, giudiziari e politici, con lucidità e determinazione. Giovanni non combatteva la mafia, Giovanni lavorava per distruggerla, acquisiva consensi e riusciva a operare da qualunque postazione sempre nella medesima direzione. Rileggo spesso i suoi scritti trovandoli di grandissima attualità:
“Da tempo, purtroppo, assistiamo quasi senza accorgercene alla progressiva dispersione della cultura della giurisdizione ed alla continua erosione dei valori dell’indipendenza e dell’autonomia della Magistratura, e ciò in coseguenza di una serie di reazioni a catena che, partendo da una certa insofferenza per il magistero penale e dalla forte tentazione dei partiti di occupare anche l’area riservata al potere giudiziario, rischia di scardinare l’assetto costituzionale della divisione dei poteri e di svuotare di contenuto la giurisdizione” (Giovanni Falcone – Catania – 12 maggio 1990)
Giovanni, in questa sua splendida relazione, prova a ragionare sulla riforma del codice penale venuta a galla dopo i processi antimafia, riforma che serviva ed è servita (già allora) a garantire impunità agli amici e agli amici degli amici.
Quella relazione si chiude così (riportata in originale):


Credo che qui ci sia la ragione per la quale le “entità” che sedevano e siedono insieme dai tempi dell’operazione Husky hanno deciso di eliminare Giovanni e tutti coloro che potevano intaccare privilegi e poteri di queste “entità”.

Mi viene da ridere che si scoprano adesso e da piangere per quello che è successo. Ma per la miseria non potevate leggere prima le carte? Speriamo che sia la volta buona caro Pietro Grasso, caro Presidente Ciampi e cari amici di Repubblica. Speriamo che questa vicenda non ricada nel dimenticatoio, magari a crisi passata e a “volemose bene” generalizzato.
Lo Stato, per essere credibile, deve far pagare chi ha commesso dei crimini e pagare proporzionalmente ai crimini che ha commesso.
Chi ha depistato, sottovalutato, sottratto prove e confuso le acque deve essere punito, basta che perda quanto ha accumulato con il crimine e invitandolo a cercarsi un posto di lavoro, anche precario …

Pino De Luca

(Tratto da Aprile online)