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Strage alla sanità

La Repubblica, Martedì 10 maggio 2016

Faida di camorra, intercettazioni choc: “Uccidete femmine e bambini”Faida di camorra, intercettazioni choc: “Uccidete femmine e bambini”
Strage alla sanità 
L’inchiesta sugli ultimi omicidi alla Sanità: le conversazioni registrate dei boss e delle loro donne. Madri e mogli sono perfino più feroci

di IRENE DE ARCANGELIS

MADRE e moglie che istigano, pretendono violenza e sangue. Disposte a cercare personalmente un killer a pagamento. Peggio: pronte a fare da esca per uccidere il nemico. Donne attive nella faida del rione Sanità – con l’agguato del 22 aprile scorso al circolo privato delle Fontanelle, due morti del clan Vastarella e tre feriti – per cui l’altro giorno sono stati arrestati dalla squadra mobile del vice questore Fausto Lamparelli mandanti e killer su decreto di fermo della Direzione distrettuale Antimafia.

Mente dell’agguato il boss Antonio Genidoni, erede di Pietro Esposito (ammazzato nel 2015), che organizza il raid mentre è agli arresti domiciliari a Milano. Poi ottiene un permesso di quarantotto ore dal magistrato di sorveglianza ed è a Napoli il giorno dell’agguato. Arrestati con lui la madre Addolorata Spina (della famiglia dei cosiddetti “barbuti”, cacciati dalla Sanità); Vincenza Esposito, sua moglie; il killer Emanuele Esposito, che è anche figlio e fratello delle vittime dell’agguato di tre giorni fa in una officina di Marano. Nelle intercettazioni le donne assumono in pieno il ruolo di forza trainante nella guerra che Genidoni vuole combattere a novecento chilometri di distanza.

Quella guerra, quell’odio per i Vastarella, si esprime in tutta chiarezza proprio nell’appartamento lombardo dove le donne vanno a trovare il boss. I loro discorsi permettono di ricostruire diversi punti dell’intera vicenda. A cominciare dalla strage nel circolo “Madonna dell’Arco” con la morte di Giuseppe Vastarella e del cognato Salvatore Vigna fino all’agguato di Marano (con la morte di Giuseppe e Filippo Esposito) del 7 maggio. Quindi l’organizzazione di una vendetta che non arriva grazie agli arresti della scorsa notte.

Si comincia con il raid alle Fontanelle. Il killer Emanuele Esposito va a Milano (Genidoni è appena rientrato dopo il permesso), gli viene rimproverato che tra i morti non c’è Antonio, figlio del boss Patrizio Vastarella. Lui reagisce: “Qual era il patto?… Una botta? Ne ho fatte cinque! Adesso che vuoi? Mo’ piglio le bombe e gliele butto nelle case sull’anima di Ciro (Esposito, figlio di Pietro, ucciso anche lui). Mo’ prendo le bombe è gli uccido le creature … Mo’ dobbiamo sterminare tutta la famiglia”. Patrizio Vastarella non era nel circolo.

Dice Enza, moglie di Genidoni: “Sfortunatamente non abbiamo preso il perno principale. Dovete colpire al cuore e fargli provare lo stesso dolore”. E Addolorata Spina si offre di trovare un killer a pagamento: “Se tu mi metti a me cinquemila euro sulla tavola io te lo faccio!”. Si lamenta per l’occasione non sfruttata di colpire Antonio Vastarella di rientro dalla gita della Pasquetta: “Mo’ dico io, questo si è spostato? Appostatelo fuori alla tangenziale… Dormite nelle corna, nel cesso, appostatelo, andateci sotto, bum bum bum dentro alla macchina va…”. È disposta a fare da esca: “Devono vedere me… Devono fare una reazione addosso a me e poi devono prendere la battuta addosso… Solo così puoi acchiappare a quelli là…”.

Il 7maggio gli investigatori si ritrovano ad ascoltare in diretta le reazioni, in casa di Genidoni, al raid di Marano con la morte di Giuseppe e Filippo Esposito, padre e fratello del killer Emanuele. Quest’ultimo è lì, a casa del boss a Milano. Arriva un sms a Genidoni che lo informa del duplice omicidio e lui lo dice a Emanuele. Da quel momento lo sfondo alle conversazioni sono il pianto e le imprecazioni di Emanuele. Ha perso due familiari. Esplode la rabbia di Genidoni: “Mo’ e schiattamm ‘a cap’ pur a loro…, mo e pigliamm a tutti quanti… uomini, creature… femmine”. Emanuele: “Mi devi morire tu… mo’ piglio le bombe è gliele butto nelle case sull’anima di Ciro… È inutile che piango… Non ci sta niente da fare”.

E Genidoni: “Devo vedere solo di non farmi arrestare adesso. Qua non posso stare… perché qua sicuramente fanno qualche blitz mo’! È meglio che si tengano anche le creature di quattro cinque anni sopra perché glieli uccido… È meglio che se le tengono sopra… pure le creature se le devono tenere sopra, devono scappare all’estero… Che cos’è, che si va a prendere la gente nelle officine meccaniche… Ma stiamo scherzando….Che cosa è una pazziella… Io se volessi uccidere la gente così ne farei cento morti al giorno… Ma che ci azzecca, un ragazzo con la tuta di meccanico addosso che si alza alle sette del mattino per andare a lavorare, ma che stiamo pazziando? Ma che è, ma così davvero è diventata carne di macello mo’ la camorra? Davvero sono diventati la monnezza della gente… Ti faccio vedere che non fa più il guappone Patrizio Vastarella… Schiatto a terra la testa al figlio e schiatto a terra qualcun altro… Ti faccio vedere come quello la finisce…”.