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Stanno sfasciando le Istituzioni! Sono in pericolo lo Stato di diritto e la Democrazia!

Scontro Alfano – Csm. Interviene Napolitano

Nella giornata caratterizzata da uno degli scontri istituzionali più aspri tra potere esecutivo, nella persona del ministro della Giustizia, Angelino Alfano, e ordine giudiziario, rappresentato dall’organo di autogoverno della magistratura, il Csm, c’è un punto fermo: l’intervento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano

La Procura di Trani, sulla base di intercettazioni telefoniche disposte nell’ambito di un’indagine di tutt’altra natura, apre una nuova inchiesta su presunte “pressioni” del premier Berlusconi per ottenere dall’Agcom l’apertura di procedimenti contro la trasmissione Annozero, di Michele Santoro. Berlusconi risulta quindi indagato per concussione e minacce, il commissario dell’Authority Giancarlo Innocenzi per favoreggiamento e il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, per rivelazione del segreto d’ufficio. Prim’ancora che gli interessati ricevano avvisi di garanzia, il giornale di Padellaro e Travaglio, Il Fatto Quotidiano, pubblica tutto. Ravvisando “tre gravi patologie” (competenza territoriale, abuso delle intercettazioni, rivelazione del segreto d’ufficio), il ministro Alfano annuncia l’invio di ispettori a Trani; subito dal Csm parte la richiesta dell’apertura di una “pratica a tutela” dei magistrati tranesi.

Nessuna “pratica a tutela” da parte del Csm è invece possibile sulle ispezioni disposte dal ministro. La richiesta sottoscritta dalla gran parte dei membri del Consiglio stava assumendo, come aveva avvertito uno dei consiglieri “laici” del Csm, Michele Saponara, i contorni di una vera e propria intimidazione preventiva nei confronti del ministro, reo semplicemente di aver esercitato un suo potere, quello di inviare ispettori quando ne ravvisi i presupposti. Solo l’intervento del capo dello Stato ha riportato sui binari “corretti” l’iniziativa del Csm, chiarendo le sue competenze. Il comitato di presidenza ha alla fine deciso di assegnare la pratica, non più “a tutela”, alla VI commissione, e non alla I come inizialmente richiesto. Mancano, infatti, ha spiegato in una nota il presidente Napolitano, i presupposti per l’apertura di una “pratica a tutela”, perché se è vero che le ispezioni “non possono interferire nell’attività di indagine di qualsiasi Procura”, il Csm però “non può pronunciarsi preventivamente sullo svolgimento” delle ispezioni, ma solo esprimersi sulle “relazioni conclusive”. Il Csm, spiega il presidente, “può solo richiamare gli orientamenti generali” circa i “rapporti fra segreto di indagine e poteri dell’Ispettorato”, che tra l’altro, osserva, sono già “ben chiari a chi svolge attività ispettiva per conto del Ministero della Giustizia e a chi dirige la Procura di Trani”. E infatti, oggi gli ispettori sono arrivati a Trani e lo stesso procuratore capo, Carlo Maria Capristo, al termine dell’audizione ha negato che vi siano stati contrasti. Anzi, riferisce di un clima di “leale collaborazione”, il che significa “rispetto delle regole da parte di tutti”, e assicura indagini a 360 gradi sulla fuga di notizie.

Il ministro Alfano ha applaudito l’intervento del presidente Napolitano (“il più alto presidio di equilibrio e di buonsenso della realtà delicata che stiamo vivendo”), ma non ha rinunciato a sottolineare “lo scivolone clamoroso preso da questo Csm che si è fatto governare da alcuni capi corrente in campagna elettorale”.
Violata la “leale collaborazione”, “d’ora in poi – ha annunciato il ministro – non accetterò più da parte del Csm i pareri che io non chieda specificamente”. Alla netta presa di posizione del ministro, dopo l’intervento del capo dello Stato, ha risposto il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino.
La “decisione” del Csm (del comitato di presidenza, per la precisione) che il presidente Napolitano, come sostiene Mancino, ha “condiviso” – avendola anzi sollecitata – è quella di assegnare alla VI Commissione la pratica sulle ispezioni alla Procura di Trani, ma certamente non l’iniziativa di aprire una “pratica a tutela” in I Commissione. Constatando che sono state “rimesse le questioni al loro posto”, il vicepresidente del Csm chiede agli esponenti di governo di “accogliere l’auspicio del capo dello Stato” e quindi di “evitare drammatizzazioni e contrapposizioni”.
Dal Pdl si sottolinea soprattutto la parte del messaggio rivolta a Csm e alla procura di Trani, e Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo Pdl del Senato afferma: “Ci auguriamo che la portata delle affermazioni di Napolitano indurrà anche i più duri di comprendonio a prendere atto della gravità di ciò che sta accadendo nel nostro Paese, tra Trani e palazzo dei Marescialli”.
Il leader Pd, Pierluigi Bersani sottoscrive le parole di Napolitano che giudica “sagge: meritano di essere ascoltate.
Naturalmente abbiamo sentito anche le parole del premier in queste ore. Il problema non siamo noi, che vogliamo essere il partito della legalità e non dei giudici, ma che siamo sempre intorno ai problemi del premier e alle sue ossessioni giudiziarie e televisive. Noi non cavalchiamo le inchieste”.
Anche Antonio Di Pietro plaude alle parole di Napolitano, ma sottolinea soprattutto che “il governo non può mandare un’ispezione per vedere cosa c’è scritto nelle carte che lo riguardano se no fa il prete e il sacrestano”.

Sul fronte giudiziario, oggi i legali di Berlusconi Nicolò Ghedini e Filiberto Palumbo si sono recati in procura, a Trani, dove hanno avanzato la richiesta di trasferire a Roma per competenza gli atti dell’inchiesta relativi al premier. E dopo quelle dei giorni scorsi, si aggiungono altre indiscrezioni, riportate in particolare dal Corriere della Sera, sulle presunte divergenze nella conduzione delle indagini tra il procuratore capo Capristo e il pm Michele Ruggero, affiancato da altri quattro magistrati da quando l’inchiesta è diventata un caso politico e istituzionale. Ma non c’è stata “alcuna sfuriata” nei confronti di Ruggiero, ha smentito in serata Capristo.

(Tratto da Aprileonline)