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“Sistema Iorio”,nuova bufera in Molise

CAMPOBASSO – Ritorna alla ribalta nazionale l’uomo che ha segnato politicamente la storia dell’ultimo decennio del Molise. Dopo l’orgia di accuse perlopiù di valenza morale sulla gestione dei fondi per il terremoto del 2002, dopo la condanna in primo e secondo grado per aver favorito l’assunzione del figlio in una multinazionale e l’assoluzione per la medesima vicenda decisa dalla Cassazione per prescrizione, l’ex governatore Michele Iorio finisce di nuovo al centro della cronaca giudiziaria molisana, protagonista stavolta di una maxi inchiesta che ipotizza un fitto intreccio di interessi a lui collegati, ribattezzato il “Sistema Iorio”.
In queste ore l’avviso di conclusione indagini per il politico di riferimento del centrodestra regionale, la cui via del tramonto appariva segnata definitivamente dalla condanna per abuso d’ufficio che lo scorso anno, per effetto della legge Severino, l’ha tenuto fuori dai giochi del Palazzo, ma solo per qualche mese.
A febbraio, per via della riabilitazione dovuta al verdetto della Suprema Corte, il ritorno in Consiglio regionale come leader della minoranza di centrodestra, ma non senza preoccupazioni. In quegli stessi mesi l’ex presidente, appena cominciano a serpeggiare le prime avvisaglie di una nuova indagine sul suo conto, denuncia alla stampa di non sentirsi sicuro, “non garantito come cittadino”: nella questura che indaga su di lui lavora anche, come capo di gabinetto, Giuliana di Laura Frattura, sorella dell’uomo che lo ha defenestrato dopo 12 anni di potere indiscusso dalla poltrona più alta della Regione, Paolo Frattura.
Accuse e controaccuse che intorpidiscono, come mai prima, il clima politico locale con strali più o meno diretti anche sugli inquirenti e polemiche che arrivano fino in Parlamento. Oggi la Procura di Campobasso mette un punto all’indagine.
Sono partiti gli avvisi di garanzia per 28 persone tra le quali anche indagati eccellenti. Mondo della politica, dell’editoria, giornalisti, manager pubblici e funzionari. Tutti nella stessa inchiesta racchiusa in 15 faldoni e migliaia di pagine. Vi sono confluite vicende diverse che hanno come legame la figura dell’ex governatore.
Una quindicina i reati contestati a vario titolo, diversi da indagato a indagato. Tra i nomi coinvolti, oltre a quello di Iorio (accusato di corruzione, falsità materiale e ideologica, abuso d’ufficio, concussione ed estorsione), ci sono l’ex capo della Protezione Civile, Giuseppe Giarrusso, e Angelo Percopo, ex direttore dell’Asrem, l’azienda sanitaria regionale. Poi ancora l’ex assessore regionale Gianfranco Vitagliano, l’editore della Gazzetta del Molise, Ignazio Annunziata, il giornalista Giuseppe Saluppo, il direttore di Telemolise, Manuela Petescia (a lei la Procura contesta il reato di corruzione attraverso la linea editoriale dell’emittente).
Nelle carte delle indagini si parla di rapporti tra politica e informazione, favori ad amici, contributi a figure da sempre legate al governatore e di un concorso, quello alla Protezione Civile, con vincitori già stabiliti in partenza. (Ansa).

Manuela Petescia: “La montagna ha partorito il classico topo”

CAMPOBASSO – “La montagna ha partorito il classico topo, almeno per me”. Così il direttore di Telemolise, Manuela Petescia, con un post affidato a Facebook, commenta l’avviso di garanzia ricevuto per il suo coinvolgimento nell’indagine sul “Sistema Iorio”.
“Dopo avermi definito «pericoloso criminale», come fossi un parente di Totò Riina – aggiunge -, dopo avermi distrutto la reputazione e l’immagine con l’ascolto del mio telefono come parte offesa di un ricatto inesistente, dopo avermi sputtanato urbi et orbi con l’uso illecito di queste mie intercettazioni, di parte offesa, nell’archiviazione del Questore Pozzo, dopo essere stata destinataria di pizzini che mi annunciavano perfino l’arresto, ebbene dopo tutto questo: sono indagata, per aver parlato bene di Michele Iorio in tv”.
Petescia, infine, si difende dalle accuse: “Che io abbia trascorso il mio tempo, a partire dalla morte di Lelio Pallante (l’editore di Telemolise, ndr), a sollecitare i fondi per la comunicazione, che hanno preso tutte le tv, sia chiaro, non certo solo Telemolise, non è che l’ho detto: ho fatto i fax a mia firma, con tanto di progetti. Che fosse un reato lo scopro adesso, nuovo di zecca, coniato per me medesima, me ne farò una ragione nella terra dei conflitti di interesse e delle incompatibilità: le indagini sono state svolte da un corpo di polizia dove c’era la sorella del governatore Paolo Frattura alla dirigenza, forse un caso”. (Ansa)