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Siamo nel 2006 e già,come risulta da questa interrogazione degli onorevoli Amici e Leoni dei ds e dalla risposta del vice ministro degli interni Minniti,la situazione in provincia di Latina e nel Basso Lazio era grave.Oggi,a dieci anni di distanza,tale situazione è diventata gravissima al punto da trovarci di fronte ad una vera e propria occupazione del territorio pontino da parte delle organizzazioni criminali.Questo per colpa di una comunità per lo più vile, omertosa e spesso connivente con le mafie e la cui condotta é improntata al principio ,come giustamente ha sottolineato Palladino in un suo servizio,del “magna e tasi”(mangia e taci) ,ma soprattutto di una politica,fatta qualche eccezione,e di parte delle istituzioni colluse ,come hanno dimostrato le inchieste “ Formia Connection” a Formia e “Damasco” a Fondi.Dopo quanto emerge attraverso la risposta dell’allora V.Ministro degli Interni Minniti,oggi responsabile politico dei Servizi alla Presidenza del Consiglio,si parla di un vero e proprio “patto” che sarebbe stato stipulato fra camorra e parti dello Stato in una “villa di Gaeta”,città del Basso Lazio e sempre in provincia di Latina,che sarebbe una base operativa dei Servizi,ai tempi dell ‘emergenza della “munnezza” in Campania.In base a tale “patto” sarebbe stata,secondo alcuni organi di stampa campani ,garantita alla camorra una sorta di profilo basso nell’azione repressiva dello Stato una certa “impunità” in virtù della quale é stato consentito che il Basso Lazio e,in particolare,la provincia di Latina, diventassero una parte della “provincia di Casale”( di Casal di Principe,cioé).Dopo quello di Palermo con Cosa Nostra,un secondo patto Stato-mafia a Gaeta ??????????????? Lo sforzo dell’Associazione Caponnetto tende a far luce sull’esistenza o meno di tale “patto” e di eventuali gruppi di regia e di sostegno di esso perché ,se si riuscisse ad avere conferma,si avrebbe la risposta ai tanti interrogativi circa l’inefficacia dell’azione svolta finora dagli organi dello Stato,circa i veri motivi che hanno portato alla rimozione di un Prefetto di Latina dello spessore di Bruno Frattasi che stava diligentemente facendo il suo dovere,alla mancanza di interdittive antimafia ecc..Appare sempre più chiaro che la vera lotta alle mafie non va fatta né a Palermo,nè a Gaeta,né a Canicatti,ma a livelli più alti.

Atto Camera 

Interrogazione a risposta scritta 4-00807
presentata da
CARLO LEONI
mercoledì 2 agosto 2006 nella seduta n.036

LEONI e AMICI. – 

Al Ministro dell’interno, al Ministro della giustizia.

– Per sapere – premesso che:

nella provincia di Latina, secondo quanto emerso nelle relazioni semestrali al parlamento presentate dalla Direzione investigativa antimafia e secondo la relazione di minoranza della commissione parlamentare antimafia, operano agguerrite consorterie mafiose quali il clan Bardellino, attivo nelle zone di Formia e il clan dei casalesi presente in tutta la provincia;

la relazione conclusiva di minoranza della commissione parlamentare antimafia nella precedente legislatura afferma: «A Fondi, Formia e Gaeta, si è registrata la presenza di nuclei affiliati ad organizzazioni campane e calabresi attivi nel traffico di stupefacenti, estorsioni e riciclaggio: i gruppi familiari Bardellino e Tripodo, i casalesi, i clan casertani Iovine, Schiavone e La Torre. Le loro attività illecite nel corso degli anni hanno provocato il progressivo inquinamento del tessuto sociale. Sono stati riscontrati tentativi di condizionare consultazioni elettorali nelle zone di infiltrazioni in settori della pubblica amministrazione»;

il 24 agosto 2004 un ordigno artigianale danneggiava gravemente il cancello della villetta del consigliere comunale di Forza Italia di Formia (già candidato alla carica di sindaco di Formia) nonché capo di gabinetto del presidente della provincia di Latina Armando Cusani;

il 22 novembre 2004 la Polizia di Stato eseguiva diverse ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di soggetti vicini al clan Bardellino, si trattava dell’operazione «Formia Connection»;

tra gli arrestati risultava Giovanni Luglio – secondo quanto pubblicato da Il Messaggero del 23 novembre 2004 – candidato per An al consiglio comunale di Formia;

nell’ambito della suddetta indagine venivano perquisite le abitazioni di alcuni esponenti politici tra i quali spiccavano – secondo quanto riportato dal quotidiano La Provincia del 23 novembre 2004 – l’assessore provinciale di Latina Silvio D’Arco – delegato alle attività produttive – e appartenente al Nuovo Psi e il consigliere comunale di Minturno Maurizio Faticoni;

il 25 novembre 2004 il quotidiano Latina Oggi pubblicava la notizia relativa ad un sms intercettato il 3 giugno 2004 – proveniente dal cellulare di Massimo Giovanchelli, attuale assessore provinciale all’ambiente di Latina, indirizzato a Giovanni Luglio arrestato nell’ambito dell’indagine «Formia Connection» per associazione a delinquere finalizzata all’estorsione;

il 17 gennaio 2005 il ROS dell’Arma provvedeva ad eseguire un imponente sequestro a carico del clan Bardellino nel Lazio ed in altre regioni;

secondo quanto pubblicato sul La Provincia il 23 novembre del 2004 anche la procura distrettuale antimafia della capitale avrebbe aperto un fascicolo sulle vicende connesse all’operazione «Formia Connection»;

il 5 ottobre 2005 Angelo Bardellino secondo quanto pubblicato da Il Mattino di Caserta veniva rinviato a giudizio per estorsione aggravata;

lo scioglimento del consiglio comunale di Nettuno per accertato condizionamento mafioso, con deliberazione del Consiglio dei ministri del 24 novembre 2005, ha confermato come la criminalità organizzata nel Lazio si sia già infiltrata in una amministrazione locale -:

se i Ministri competenti siano a conoscenza dei fatti suesposti;

quali misure il Governo intenda adottare per contrastare l’espandersi delle iniziative criminali di stampo mafioso nel territorio di Latina. (4-00807)

Atto Camera 

Risposta scritta pubblicata venerdì 16 marzo 2007
nell’allegato B della seduta n. 128
All’Interrogazione 4-00807 presentata da
LEONI

Risposta. – La situazione dell’ordine e della sicurezza pubblica nella provincia di Latina presenta aspetti peculiari, in quanto il territorio è contraddistinto dalla compresenza, su quattro aree con marcate differenze socio-economiche, di organizzazioni criminali di differente origine:  

il Sud-Pontino, specie Formia e Gaeta, è caratterizzato da significative presenze di elementi legati ai vari gruppi della camorra campana, specie del clan dei «Casalesi» (Bardellino, La Torre, Moccia, ex Clan Alfieri);

l’area di Fondi, con uno dei mercati ortofrutticoli più grandi d’Europa, vede la presenza di famiglie legate alle cosche della ‘ndrangheta calabrese (Tripodo, Garruzzo, Bellocco, Pesce);

l’area di Latina è segnata da elementi di etnia zingara, radicati sul territorio e dediti all’usura, oltre che da elementi campani legati a clan d’oltre Garigliano;

l’area di Aprilia, che ha raggiunto in pochi anni i 60.000 abitanti, presenta elementi legati alla criminalità calabrese (famiglia Alvaro), esponenti della famiglia Olzai, pastori sardi notoriamente dediti ai sequestri di persona e delle famiglie Montenero e Tassone, legate al traffico di stupefacenti.
Quanto sopra è dovuto da un lato alla posizione geografica della provincia pontina, confinante a nord con la malavita romana e a sud con aree dove operano clan della camorra campana, dall’altro a una applicazione eccessiva delle misure di prevenzione dell’obbligo di soggiorno, non adeguatamente valutata all’epoca.
Ciò ha comportato, nel corso degli anni ’60 e ’70, l’indesiderato radicamento di famiglie malavitose di origine campana, calabrese e siciliana, che, sicuramente attratte dalla florida economia locale, ne hanno inquinato il tessuto con l’acquisizione di terreni, fabbricati, esercizi pubblici e, in genere, con l’impiego di capitali di provenienza illecita.
Recentemente, le aggiornate finalità illecite della criminalità organizzata si esprimono con forme di intervento meno visibile, ma comunque non meno pericolose, quali la pratica estorsiva, principale mezzo per condizionare le attività economiche.
Solo a partire dagli anni ’80, l’azione di contrasto delle forze dell’ordine ai pressanti tentativi di penetrazione della malavita organizzata nei diversi settori produttivi è andata sempre più affinando, attraverso l’attivazione di strumenti e modalità operative sempre più incisive ed efficaci.
In particolare, si è cercato di coinvolgere, a livello di proficuo scambio informativo, le forze produttive e gli enti pubblici territoriali. Si è giunti a poter monitorare l’acquisizione di residenze, il rilascio e/o la voltura di autorizzazioni, di concessioni edilizie, di licenze, l’acquisizione di beni ed esercizi pubblici, nonché gli appalti pubblici.
Infine, si è data attiva promozione alle misure di prevenzione patrimoniali – rivelatesi uno strumento particolarmente efficace per colpire i profitti della criminalità organizzata – quali i sequestri, con successiva confisca ed utilizzo a fini sociali, di beni immobili in Aprilia, Cisterna, San Felice Circeo, Gaeta e Formia.
Le forze di polizia, costantemente impegnate nell’azione di prevenzione e di contrasto della criminalità, hanno effettuato complesse indagini che hanno consentito numerosi arresti, anche di esponenti di spicco della malavita associata.
Tra le più importanti operazioni si ricordano:

l’operazione «Formia Connection», compiuta nel novembre del 2004, da personale della Squadra mobile di Latina e del Commissariato di Formia, con l’esecuzione di una misura cautelare in carcere a carico di 4 soggetti appartenenti al clan camorristico «Bardellino»;

l’operazione «Baldascini» portata a termine nel febbraio del 2005 dalla Squadra mobile della Questura di Latina, con l’arresto di due esponenti di assoluto rilievo dell’omonima famiglia da anni residente a Latina e legata al clan camorristico dei «Casalesi»;

l’operazione «M.O.F.», compiuta nel febbraio 2006 nell’ambito di un’indagine finalizzata al contrasto dell’infiltrazione mafiosa all’interno del Mercato ortofrutticolo di Fondi. Nel corso di tale operazione la Squadra mobile della Questura di Latina, con l’esecuzione di 8 misure cautelari in carcere, ha disarticolato un’organizzazione criminale dedita alla consumazione di gravi reati contro la persona ed il patrimonio. Il sodalizio, capeggiato dalla famiglia d’Alterio, titolare dell’omonima ditta di autotrasporti, con sede a Fondi (Latina), era riuscito ad imporre un regime di monopolio per la distribuzione di prodotti ortofrutticoli destinati al nord Italia.
Quanto alla presenza delle forze di polizia nella provincia di Latina, si rappresenta che la locale Questura e i Commissariati distaccati dispongono complessivamente – alla data del 1o settembre scorso – di 448 unità di personale dei ruoli operativi, con un lieve incremento rispetto alla previsione organica. Sono inoltre presenti 31 operatori di polizia appartenenti ai ruoli del personale che espleta attività tecnica e scientifica, nonché 51 appartenenti all’Amministrazione civile dell’interno che, per le esigenze di supporto logistico e amministrativo, contribuiscono alla funzionalità delle strutture.
Oltre che nel periodo estivo, la Questura di Latina si avvale del supporto reso dal Reparto prevenzione crimine Lazio, che, solo nei primi nove mesi del 2006, ha fornito ben 320 pattuglie, per un totale di 960 operatori.
Il Comando provinciale dell’Arma dei Carabinieri, da cui dipendono 5 compagnie e 35 stazioni, ha una forza effettiva di 716 militari, superiore di 82 unità rispetto alla previsione organica.
I servizi preventivi vengono integrati con l’impiego di 10 unità della Compagnia d’intervento operativo dell’8o battaglione Carabinieri «Lazio» che, grazie al particolare addestramento del personale e alla cospicua dotazione di mezzi e materiali, permette di fronteggiare particolari esigenze di controllo straordinario del territorio.
Il Comando provinciale della Guardia di Finanza, può contare su 345 militari, che per le esigenze di contrasto alla criminalità organizzata operano con il supporto del Gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata del Nucleo di Polizia tributaria di Roma.
Come si evince dai predetti dati, il dispositivo delle forze di polizia presente nella provincia di Latina risulta, nel complesso, adeguato e tale da non richiedere ulteriori incrementi.
Al momento, pur non ravvisandosi per lo stesso motivo la necessità della istituzione di una apposita sezione operativa della Direzione investigativa antimafia, si assicura l’interrogante che permane a livelli elevati l’azione di prevenzione e di contrasto della criminalità da parte delle forze di polizia presenti sul territorio.

Il Viceministro dell’interno: Marco Minniti.