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Sì agli appalti senza gara Fuori controllo 7 miliardi

La Repubblica, MERCOLEDÌ 19 DICEMBRE 2018

Sì agli appalti senza gara Fuori controllo 7 miliardi

I sindaci decideranno direttamente le spese fino a 200mila euro Cantone: aumentano i rischi di corruzione e di affari mafiosi

di GIANLUCA DI FEO, ROMA

Con poche righe diffuse nella notte tra domenica e lunedì, il governo gialloverde ha spazzato via anni di lotta alla corruzione. A giornali ormai chiusi, il consiglio dei ministri ha fatto sapere che la soglia di affidamento diretto degli appalti per i Comuni passerà da 40 mila a 200 mila euro. Significa che i sindaci potranno assegnare lavori, opere e forniture per importi fino a 200 mila euro senza bisogno di gare, di confronti, di motivazioni: decideranno come pare a loro, punto e basta. Significa che il 70 per cento delle commesse verranno decise dai municipi senza trasparenza e senza concorrenza tra aziende. Significa che quasi 7 miliardi di euro l’anno verranno spesi in maniera totalmente discrezionale. Chissà quanti hanno festeggiato per questo inatteso regalo di Natale. Diversi sindaci onesti avranno gioito alla possibilità di accelerare i cantieri, saltando la burocrazia delle gare, e risolvere prima i problemi dei cittadini. Ma hanno brindato soprattutto faccendieri, costruttori senza scrupoli e politici intrallazzoni. Con un giubilo particolare dei boss in affari: la certificazione antimafia è richiesta solo per appalti sopra i 150 mila euro e ora la loro capacità di infiltrazione triplicherà. Perché da sempre si sa che gli affidamenti diretti sono la fucina del malaffare. Centinaia di inchieste lo hanno dimostrato. Ecco il bollettino dello scorso mese. Fuscaldo (Cosenza), 5 novembre: in cella sindaco, vicesindaco e funzionari per corruzione su contratti diretti per un totale di 7 milioni. Valtournenche (Aosta), 20 novembre: arrestato il capo dell’ufficio tecnico comunale per commesse a ditte amiche in cambio di mazzette. Capistrello (l’Aquila), 20 novembre: in cella il sindaco e i tecnici del municipio, che hanno «agevolato e indirizzato, in favore di imprenditori e professionisti compiacenti» gli incarichi. Gorizia, 21 novembre: perquisizioni delle Fiamme Gialle su 150 appalti in tutto il Nord, spesso frazionati in modo da evitare le gare. Alcamo (Trapani), 27 novembre: in manette il dirigente comunale e il capo del Genio Civile. Naro (Agrigento), 29 novembre: un assessore ai domiciliari per tangenti sulle forniture discrezionali. Bronte (Catania), 30 novembre: arrestato il sindaco per gli affidamenti della funivia dell’Etna. C’è tutta Italia, dalla Sicilia alla Val d’Aosta. E in almeno due inchieste compare pure l’ombra della mafia. Che queste procedure siano il terreno più fertile delle ultime tangentopoli lo ha affermato più volte la Corte dei Conti, mettendo in guardia sui «rischi della semplificazione e velocizzazione in un sistema privo di controlli». Nel 2015 la neonata Autorità nazionale anticorruzione ha evidenziato il proliferare delle spese senza gara, pari al 60 per cento dei contratti. Così il Codice degli appalti voluto dal governo Renzi ha introdotto il limite dei 40 mila euro. E gli esponenti del M5S erano attivissimi nel denunciare sul web chi non lo rispettava. Ma le gare, pure quelle semplificate, richiedono competenze e professionalità. Se non sono gestite bene, vengono paralizzate dai ricorsi. All’inizio molti piccoli municipi si sono trovati spiazzati dai nuovi regolamenti. Poco alla volta la situazione è migliorata e i dati mostrano che il fatturato degli appalti ha ripreso ad aumentare. Il governo gialloverde però cerca incentivi rapidi alla crescita dell’economia. E cosa c’è di meglio che una deregulation? La Lega crede nella cultura del fare, teorizzata dal sottosegretario Massimo Garavaglia: «Ci vuole un anno e mezzo o due per sistemare il tetto di una scuola in cui piove. Ce l’ha ordinato il dottore di avere una soglia di 40 mila euro quando in Europa per tanti piccoli lavori si va a 200 mila? Con una soglia di 200 mila euro puoi riparare il tetto senza attivare tutta la procedura». Giusto. Ma chi garantisce che il cantiere venga affidato alla ditta più esperta, che offre il migliore rapporto tra qualità e costo? E che i contratti non vadano sempre agli amici degli amici? «Prima di pronunciarmi ho bisogno di conoscere la natura del provvedimento: se si tratta di una deroga straordinaria per un periodo limitato, in attesa di riformare il Codice degli appalti, oppure di un cambiamento definitivo», premette il presidente dell’Anac Raffaele Cantone. Che poi manifesta le sue perplessità: «Bisogna ricordare che questo meccanismo è oggettivamente pericolosissimo. Non solo sotto il profilo dei rischi corruttivi ma anche per le potenziali infiltrazioni mafiose. Inoltre si crea un danno alla concorrenza, perché la maggioranza dei lavori verrebbero assegnati in base alla discrezionalità totale. Insomma, c’è un enorme vulnus alla prevenzione, alla trasparenza e alla tutela della legalità». Proprio quei valori che erano la bandiera del Movimento 5Stelle.