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-Sfida a Messina Denaro: “Io, tua cugina, ti dico che la mafia non dà futuro”

-Sfida a Messina Denaro: “Io, tua cugina, ti dico che la mafia non dà futuro”

La Repubblica, Domenica 23 ottobre 2016

Sfida a Messina Denaro: “Io, tua cugina, ti dico che la mafia non dà futuro”
Rosa Filardo, moglie del collaboratore di giustizia Lorenzo Cimarosa, rompe con il boss. Intervista a Speciale Tg1: “Proteggiamo i nostri giovani”

di SALVO PALAZZOLO

PALERMO – Mesi fa, era solo una voce appena sussurrata che arrivava da una famiglia clan, da sempre unita, impenetrabile, misteriosa. Nel giro di pochi mesi, sta diventando una valanga. La scelta del cugino acquisito di Matteo Messina Denaro, Lorenzo Cimarosa, di collaborare con i magistrati di Palermo ha diviso la famiglia. Chi l’avrebbe immaginato. Generalmente, scatta l’isolamento più totale attorno al pentito. Invece, questa volta, Cimarosa ha deciso di restare nella tana del lupo, Castelvetrano. E sua moglie, la cugina del padrino, lo difende pubblicamente. Intanto, a casa loro, è andata a vivere anche la suocera di Cimarosa, la zia materna della primula rossa, che fra un figlio boss e il genero pentito, ha fatto la scelta più coraggiosa. La famiglia Messina Denaro scoppia, sembra la saga dei Sopranos, la serie televisiva americana che ha come protagonista una famiglia mafiosa sull’orlo di una crisi di nervi. Ma questa non è fiction. Stasera, su Speciale Tg1, la moglie del pentito Cimarosa lancia una sfida coraggiosa. Un altro colpo per i Messina Denaro.

“Basta con la mafia – ha detto Rosa Filardo alla giornalista Maria Grazia Mazzola – la mafia non porta né sviluppo, né ricchezza. Con la mafia, la popolazione e i giovani non hanno futuro. Proteggiamoli i nostri giovani”. Da ragazza, la chiamavano “fimmina di caserma”, perché un giorno si era permessa di bussare a una stazione dei carabinieri per una denuncia. “Fui rimproverata”, ricorda. Oggi fa l’infermiera. Nell’album del suo matrimonio, conserva ancora una foto con il cugino boss. Matteo è fra lei e il marito. “Lorenzo avrebbe voluto fare il finanziere, gli dissero: “O la divisa o tua moglie”. E lui scelse me. Ma dopo tutto quello che è successo in questi anni, io e i miei due figli l’abbiamo messo alle strette. “Tu hai sbagliato e tu paghi””. Lorenzo Cimarosa, imprenditore edile, era diventato il bancomat del latitante. Ora, fa i nomi di alcuni insospettabili, ha accusato alcuni familiari, ha offerto spunti per le ricerche del latitante. Ma nessuno sa dov’è la primula rossa di Castelvetrano, nonostante le indagini della procura di Palermo. Ieri, da Trapani, anche il premier Renzi ha assicurato il massimo impegno: “C’è un Matteo che mi toglie il sonno, e non è certamente Matteo Salvini – ha detto – Messina Denaro lo assicureremo alla giustizia”.

Intanto, però, continua a fare paura. “Ma chi ha paura cammina a testa alta”, dice Rosa Filardo. “Quanta ipocrisia a Castelvetrano. Da una parte ti sussurrano che hai fatto la scelta migliore, poi ti isolano”. I Cimarosa avrebbero potuto scegliere di andare lontano dalla Sicilia, con il programma di protezione. “Sono i mafiosi che devono andarsene”, ha detto il collaboratore al processo. Il figlio Giuseppe gestisce un maneggio a Castelvetrano, è un artista di teatro equestre. Anche lui ha detto parole chiare, partecipando ad alcune trasmissioni televisive. “Matteo non lo vedo da trentacinque anni – dice ancora Rosa Filardo – è un fantasma che aleggia su Castelvetrano”. Un fantasma che “vola”, diceva qualche mese fa la mamma della Filardo, Rosa Santangelo, intercettata mentre parlava con il fratello. Il genero non si era ancora pentito, ma c’erano già contrasti in famiglia. “Che ti pare – diceva il fratello della donna – lui l’ha capito cosa sta succedendo nella sua famiglia”. Lui, Messina Denaro. “Quello da lontano vuole sistemare le cose, però capisce che non ci riesce, ognuno fa per conto suo”. Parole importanti per provare a decifrare il mistero. “Quando c’era suo padre teneva tutti a posto, se fosse qua rumpissi le gambe a tutti”. Sembrerebbe il segno che l’uomo delle stragi ha scelto di stare lontano dalla Sicilia. Di fare la parte del “morto”. Chissà se è per davvero così.