Sequestrato yacht da 30 milioni ad un imprenditore il cui nome é finito nelle carte della Procura di Roma della maxinchieste di “Mafia Capotale”
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Termoli. Crac di ditte italiane che hanno lavorato alla realizzazione dello yacht e reati di natura fallimentare: dietro il sequestro dell’imbarcazione che vale 30 milioni di euro, e che sarà varata entro una decina di giorni perché i sigilli giudiziari non vanno a compromettere l’iter, ci sarebbero problemi di natura finanziaria che nulla hanno a che fare con i Cantieri Navali. Gli uomini della Guardia di Finanza di Termoli hanno fatto il “blitz” lo scorso 21 febbraio, quando si sono recati sul molo sud-est e hanno informato che l’imbarcazione era stata sequestrata in via preventiva per decisione del gip di Larino, che ha accolto la richiesta della Procura frentana.
Le società in questione, si apprende da indiscrezioni, con sede in diverse città sarebbero debitrici di grosse somme di denaro nei confronti di svariati creditori in attesa di venire saldati. Così, nel dubbio – suggerito da alcuni esposti querela arrivati in Procura che l’imbarcazione potesse “sparire” da un momento all’altro, la Finanza ha deciso di sequestrarla. Probabilmente ha giocato un ruolo decisivo in questa scelta il fatto che ai Cantieri Navali si lavorasse durante la notte. Ma questo, spiegano nell’azienda, è dovuto alla necessità di ultimare i preparativi dello yacht in acqua, approfittando dell’alta marea notturna visto che i fondali del porto termolese sono notoriamente bassissimi.
Lo yacht (nella foto lo scafo nel 2006 e l’imbarcazione com’è oggi) è di proprietà di un fondo di investimento legato all’immobiliarista romano Antonio Pulcini, il cui nome è finito nelle carte della Procura di Roma della maxi inchiesta “Mafia Capitale”, e ceduto a un gruppo di investimento estero. Pulcini nel 2005 ha acquistato lo scafo dalla Cantieri Navali Spa: questo è avvenuto in tempi lontanissimi dal fallimento della stessa società, i cui libri contabili sono finiti in tribunale solo nell’autunno 2013. La Cantieri Navali è uscita di scena, almeno per quanto riguarda la parte della contabilità e della proprietà dello scafo, dieci anni fa. Le società coinvolte da presunti reati fallimentari hanno sede in diverse città italiane, fra cui Latina e Torino.
A breve il Riesame si pronuncerà sulla richiesta di dissequestro presentata dalla proprietà.
La Cantieri Navali Spa, che ha dichiarato fallimento nel 2013, e che è già stata rilevata da una società che ha comprato all’asta quello che rimane della storica azienda termolese, non dovrebbe dunque avere più nulla a che fare con lo yacht anche se gli investigatori, libri contabili e bilanci in mano, stanno cercando di appurare i dettagli.
L’indagine attuale si inserisce in un “contesto di intrecci e ramificazioni investigative che interessano più aree e soggetti del territorio nazionale”, e che coinvolge, si apprende da informazioni non ufficiali, anche ditte che non sarebbero state pagate per i lavori sullo yacht da circa 30 milioni di euro realizzato dai Cantieri Navali di Termoli e che era ormai pronto al varo nel porto della cittadina adriatica. Secondo quanto appreso, si tratta di un’operazione legata a crac, debiti e presunti reati fallimentari, che interessa più aree geografiche a livello nazionale e più soggetti. A portarla avanti, la Compagnia termolese.
I lavori per il mega yacht, ultima importante commessa dei Cantieri navali – azienda che ha dichiarato fallimento nell’autunno del 2013, i cui beni mobili sono stati venduti all’asta – erano cominciati nel 2005 in regime di economia, ed erano terminati nelle scorse settimane, tanto che l’imbarcazione aveva lasciato la banchina per essere trasferita su una piattaforma che si trova nello specchio d’acqua antistante il molo.
A giorni si svolgerà il vero e proprio varo, al largo del porto di Termoli, e dopo gli ultimi test la nave avrebbe lasciato definitivamente la città adriatica per dirigersi presumibilmente in Sardegna ed essere noleggiata come charter di lusso.
Proprio in questi giorni inoltre è stata ultimata la cessione dei beni mobili sull’area demaniale dei cantieri Navali, acquistati per quasi 600mila euro. L’azienda – il capannone, gli uffici, il magazzino e tutto quanto si trova dentro, dalle scrivanie ai mezzi di lavoro – è stata svenduta all’asta il 17 dicembre scorso. Aveva dichiarato fallimento nell’autunno del 2013.Gravata dai debiti, non ha retto al peso delle problematiche che hanno investito tutta la cantieristica navale nazionale ed internazionale.
Il 25 febbraio del 2013 il capannone dei Cantieri Navali di Termoli al cui interno si stava lavorando allo yacht era stato sequestrato dalla Capitaneria di porto che aveva eseguito un’operazione coordinata dalla Procura di Larino. Ma – precisa il Procuratore della Repubblica di Larino Ludovico Vaccaro – non c’entrava nulla con l’indagine attuale. «In quel caso l’irregolarità riguardava reati di occupazione del suolo demaniale. Quando la situazione amministrativa è stata sanata, il capannone è stato dissequestrato. In questo caso siamo davanti a una situazione completamente diversa, come diverse radicalmente sono le ipotesi di reato».
(Pubblicato il 03/03/2015)