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Senza parola ! A proposito del 41 bis che il governo vorrebbe depotenziare…….

Gea Ceccarelli- C’è stato un tempo, neanche troppo lontano, in cui Cosa Nostra consegnò una serie di richieste allo Stato, da attuare in cambio della cessazione della stagione stragista. 

Erano i primi anni Novanta e, di questo, si sta occupando la Procura di Palermo che, di quel papello, ha fatto una prova essenziale. Dodici, i punti, tra cui uno dei più importanti, su cui si è sempre tanto discusso: l’abrogazione del 41bis, il regime di carcere duro previsto per i boss mafiosi. 

Al 41bis stanno, per esempio, Totò Riina e il cognato Leoluca Bagarella. Anche Bernardo Provenzano, è rinchiuso al carcere duro, nonostante si sostenga che sia, ormai, in fin di vita e niente più che un vegetale. E ancora, esponenti di spicco della mafia campana, come Raffaele Cutolo, Michele Zagaria, Francesco “Sandokan” Schiavone. Massimo Carminati, il re della cupola criminale di Roma, anche lui è al 41bis. 

Assieme a loro, altri 700 e passa supercriminali, ritenuti tanto pericolosi da dover, appunto, vivere sotto regime duro, isolati dalle famiglie. E’ solo quello, lo scopo:impedire che i mafiosi possano comunicare con le famiglie e con altri criminali, continuando a comandare. Ed è proprio per questo che, nel ’92, Riina o chi per lui, chiese allo Stato di abrogarlo: troppo scomodo, troppo efficace.

Ma siamo in Italia, e qui può accadere di tutto. Per esempio, può accadere che, mentre si sostiene di avere il pugno di ferro contro i boss, specialmente dopo che dalla Procura palermitana è giunta notizia di “fibrillazioni in Cosa Nostra”, il sottosegretario dem Gennaro Migliore, in visita al carcere de L’Aquila, annunci l’intenzione del governo di depotenziarlo, il 41bis. Perché, come riporta il Fatto Quotidiano,  “riteniamo che l’interruzione dei rapporti con l’organizzazione non debba essere anche un’interruzione dei diritti fondamentali della persona”.

“Fermo restando che ci debba essere una piena applicazione del principio per cui il 41-bis è stato pensato, ossia l’interruzione dei rapporti e dei legami tra le organizzazioni criminali e i loro capi – ha spiegato infatti Migliore – bisogna fare una riflessione, così come è emerso anche dagli Stati Generali dell’Esecuzione Penale, su come ci possa essere una maggiore flessibilità rispetto all’applicazione di determinati aspetti di questo regime detentivo”.

E ancora: “Ci deve essere una riconsiderazione di quelli che sono anche i regolamenti, che talvolta sono afflittivi e non volti ad applicare il dettato costituzionale. Si tratta di valutare quali possono essere gli interventi sulla vita quotidiana di queste persone, ad esempio la garanzia che possano affrontare anche patologie e disagi psicologici e non solo psichiatrici. Penso che ci sia bisogno di avere un’attenzione diversa nei confronti di questa condizione detentiva”. Per poi aggiungere la frase che ha scatenato la polemica: “stiamo pensando a introdurre Skype al posto delle schede telefoniche”.

Una dichiarazione, questa, che ha subito scatenato la furia del Movimento Cinque Stelle, il quale, in un comunicato, ha accusato il governo precisando come una simile iniziativa sia, di fatto, la coronazione della trattativa Stato-mafia. E Migliore non ha mancato di rispondere, smentendo di aver proposto Skype per i mafiosi e definendo quella dei grillini una “polemica pretestuosa”. 

“Premetto che non ho mai, ovviamente, detto una simile assurdità. La finalità del 41bis è precisamente quella di impedire ogni comunicazione con l’esterno ai più pericolosi criminali, quelli che hanno ricevuto condanne pesanti per mafia e terrorismo”, ha chiarito Migliore. “Già ieri, dopo un improbabile comunicato del M5S in cui venivo attaccato pretestuosamente, ho risposto con un comunicato molto netto nel quale ribadivo la posizione mia e del governo, impegnati da sempre e oggi ancora con maggiore vigore nella lotta alla mafia”.

“Nella mia intervista a seguito della visita del carcere de L’Aquila  – ha proseguito il sottosegretario Migliore – ho parlato ovviamente del regime del 41bis, ribadendo il fatto che esso sia uno strumento indispensabile dell’esecuzione penale. Ho anche ribadito, e lo rivendico con convinzione, che l’applicazione rigorosa del 41bis deve avvenire in un contesto di rispetto dei diritti costituzionali e dei diritti umani. Ne sono convinto e questa è la posizione emersa anche dagli stati generali dell’esecuzione penale, dalle dichiarazioni delle massime autorità dello stato. Ma è forse proprio questo il “delitto” per il Fatto e per il M5S, che considerano il rispetto dei diritti umani dei “pretesti” quando non addirittura dei “favori ai mafiosi”.

“Tuttavia – ha proseguito ancora – nell’articolo de il Centro (giornale abruzzese che riportava un resoconto della visita) era riportata una mia frase sull’uso di skype che, se ci fosse stata buona fede fa parte del Fatto, sarebbe stata chiarita dalla mia precisazione, ovvero che quella parte del discorso era ovviamente riferita ai detenuti cosiddetti “comuni” (per altro presenti anche nel carcere dell’Aquila), al punto tale che ho fatto gli esempi di carceri dove questa opzione è attiva, come Bollate”.

Skype o non skype, l’idea di rivedere il regime di carcere duro non piace a nessuno, e i timori e i sospetti si sono accesi. E inequivocabili sono le prese di posizione del mondo dell’antimafia: “Puntuali come orologi svizzeri i garantisti usano il sole estivo per attaccare il 41 bis”, ha tuonato, per esempio, Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili. “Il sottosegretario Migliore infatti ha detto: Pronti a ridefinire alcuni aspetti del 41 bis. Di quale 41 bis parla l’uomo di governo del Pd? Di quel “41 bis” inflitto ai mafiosi i quali il 27 Maggio 1993 hanno innescato 277 di tritolo in via dei Georgofili a Firenze, e per il qual 41 bis da annullare o migliorare alla mafia i nostri figli sono morti? Se si, non staremo a guardare alla finestra scenderemo in Piazza, perché se c’è da fare una cosa per il “miglioramento” del “41 bis” è sicuramente renderlo più “duro”, togliendo ai mafiosi la possibilità di passare a regimi di carcere normale”.

Ma, soprattutto, c’è una curiosa coincidenza tempistica, che preoccupa l’antimafia: le dichiarazioni di Migliore sull’intenzione di depotenziare il 41bis sono infatti giunte a distanza di una settimana dalla manifestazione che si è tenuta proprio a L’Aquila per protestare contro il carcere duro. E poco importa che lo stesso sottosegretario abbia, successivamente, garantito di “non aver saputo nulla della manifestazione”, e che la sua visita al carcere del capoluogo abruzzese fosse da tempo programmata. La sua sembra comunque la puntuale risposta di un appello al limite della follia.