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Se si vuole veramente scovare i mafiosi…

Se si vuole scovare la mafia…
Ormai è un dato accertato.
Se si vuole scovare la mafia è per lo più all’interno delle amministrazioni comunali che bisogna scavare.
Nelle determine dirigenziali come nelle delibere di giunta e di consiglio comunale.
Gare di appalto, di subappalti, condoni edilizi, varianti urbanistiche, residenze anagrafiche, concessioni edilizie, dia, autorizzazioni varie.
Questi sono i settori dove si allocano le collusioni maggiori fra soggetti delle istituzioni e mafie.
Nelle Regioni, poi, si deve stare molto attenti alle concessioni di finanziamenti, alle ratifiche dei piani di sviluppo e di quelli urbanistici, al rilascio delle autorizzazioni e delle convenzioni ed a quant’altro di loro competenza.
In Parlamento, poi, vengono approvati leggi e provvedimenti vari che, in maniera diretta od indiretta, favoriscono le mafie.
Insomma, oggi, il covatoio delle mafie va individuato nelle pieghe della politica e delle istituzioni.
Quando noi parliamo dei due Stati- Stato-Stato e stato-mafia -alludiamo proprio a questo.
Non abbiamo voluto parlare, poi, delle banche, dei tribunali, delle caserme, tutti luoghi nei quali o per ignoranza, o per quieto vivere, o per viltà, per carrierismo o per collusione, si annidano gli
amici dei mafiosi, coloro che, in un modo o nell’altro, agevolano i mafiosi, soprattutto quelli in giacca e cravatta, i “colletti bianchi”.
Sì, perché oggi la lotta alle mafie si limita ai livelli bassi, a catturare i delinquenti conclamati, coloro che sparano, uccidono, praticano la violenza fisica, estorcono, ma raramente si perseguono le mafie bianche, quelle economiche, quelle politiche ed istituzionali, favorite anche da una legislazione fatta proprio per rendere difficile il contrasto.
La legislazione ad personam o altro.
Il ruolo del Parlamento sui cui scranni siedono decine di condannati, di indagati, di sospettati in odor di mafia, impegnati a proporre ed approvare leggi che favoriscono le mafie, per ricambiare i favori ricevuti o che sperano di ricevere.
Le responsabilità della politica sempre sorda, disattenta, per non dire in parte collusa con le mafie.
Ci si accusa spesso di nutrire una sorta di idiosincrasia nei confronti dei politici e di escluderli sistematicamente dai nostri convegni.
Politici di tutti gli schieramenti, da destra a sinistra.
Il problema è che chi scrive è ormai troppo vecchio per credere ancora alle pantomine, alle recite.
Ci sono, vivaddio ed è doveroso ammetterlo per onestà intellettuale, tante persone oneste che vorrebbero fare il loro dovere.
Il problema è che è il “sistema” marcio, corrotto, mafioso e tale da non consentire alle persone oneste di operare e di contare.
Potremmo citare un elenco interminabile di parlamentari, consiglieri, amministratori pubblici, segretari, comandanti, direttori e quanti altri, onesti e disposti ad agire correttamente e che, purtroppo, sono stati e sono esclusi dalle liste, dalle decisioni, emarginati, ridotti all’angolo ed al silenzio.
Rassegnati, di conseguenza, a non contare niente, incapaci di incidere.
La bonifica della politica, l’ecologia del governo della cosa pubblica.
Elio Veltri, nel Convegno di Formia da noi organizzato il 12 ottobre scorso insieme agli amici dei VAS e della Voce delle Voci, ci ha rimproverato di non aver invitato i politici e di impedire, così, il confronto fra magistrati, forze dell’ordine, giornalisti, scrittori, medici e la politica.
Non è esattamente così perché noi in passato abbiamo sempre invitato parlamentari, esponenti di partiti, amministratori pubblici.
Inviti ad personam, nomi, cognomi ed indirizzi personali.
Non sono mai venuti, fatta qualche rarissima eccezione.
E, quando alcuni sono venuti, si sono limitati a fare palcoscenico, senza dare, poi, seguito agli impegni assunti.
Ed anche oggi, a mezzo di manifesti pubblici, noi ci rivolgiamo sempre ad Autorità istituzionali, politiche, religiose.
Mai che nessun si degni di venire!
Questa è la realtà.
La verità è che a questi signori la lotta alla mafia NON INTERESSA.
Bisogna avere il coraggio di dirlo e bisogna anche capirne e denunciarne le ragioni.
Molti sono collusi e non condividono l’azione di un’Associazione come la nostra che non si limita alla retorica ma che DENUNCIA, nomi e cognomi.
Molti altri, pur non essendo direttamente collusi, sanno che non sono stati solerti, attenti, attivi, efficaci nella lotta alle mafie e, quindi, si sentono anch’essi in colpa.
Temono tutti, collusi e non collusi, di essere messi sui banchi degli accusati e non vengono.
Tutti, senza differenza alcuna, perché, senza voler dar luogo a generalizzazioni, tutti o quasi, da sinistra a destra, hanno qualche scheletro nell’armadio che tendono a continuare a nascondere.
La mafia non ha colore politico e, quindi, si infiltra, a seconda dei suoi interessi, in qualsiasi partito.
Quella di chi scrive non è un’accusa alla POLITICA in quanto tale, che resta l’arte più nobile dell’umanità.
La sua è un’accusa al MODO con cui la politica si fa in questo Paese.
Un convincimento, questo, maturato proprio grazie ad una lunga, lunghissima militanza politica ed alle cose viste e vissute in prima persona ed a certi livelli.
Ed alle scelte impostegli dalla sua coscienza di uomo, di padre e di nonno che si è sempre ribellato, ma sempre invano purtroppo e pagando personalmente, ad un sistema che è mafioso dalle fondamenta in sù.