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SE IL POPOLO SCEGLIE BARABBA. IL “CASO SPERLONGA “-RIFLESSIONI DI VINCENZO TRANI

SE IL POPOLO SCEGLIE BARABBA. IL “CASO SPERLONGA “-RIFLESSIONI DI VINCENZO TRANI

22 APRILE 2019

Alla luce delle ultime novità giudiziarie sul caso Sperlonga, viene naturale fare qualche riflessione sull’intera vicenda, partendo dalla rassegnata consolazione di quello che la maggior parte dei cittadini sperlongani affermano sulla notizia inquietante della presenza di camorra nella perla del Tirreno, e cioè di non capire quale sia la notizia sconvolgente visto che tutti sanno bene quale sia il quartiere che in paese definiscono “dei casalesi”, all’interno della lottizzazione dell’ormai famosissimo Piano Integrato. Già questo fatto in se dovrebbe suscitare stupore e meraviglia, visto che mai nessuno ha osato segnalare, denunciare, evidenziare certe presenze a dir poco inquietanti, tranne pochi, silenziosi attivisti antimafia e qualche carabiniere veramente fedele.

Risulta invece inaccettabile, inquietante e preoccupante la leggerezza, l’indifferenza, la servile acquiescenza di alcuni organi istituzionali, che hanno letteralmente cestinato, snobbato, stracciato l’egregio e professionale lavoro svolto dai Carabinieri del Comando Provinciale di Latina e soprattutto della stazione di Sperlonga che, malgrado l’ambiente ostile cittadino e non solo, hanno praticamente servito su un piatto d’argento un riassunto investigativo certosino, completo, angosciante da far sobbalzare dalla poltrona anche la cosiddetta “Antimafia” del tanto blasonato Pignatone, dal quale ci si sarebbe aspettato un intervento, un’azione, un minimo segnale, un provvedimento che avrebbe auspicato forse l’occupazione del piano integrato dalle forze speciali di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza. Invece non è accaduto nulla. Allora c’è bisogno che qualcuno metta insieme alcuni accadimenti angoscianti per riflettere un attimino sul condizionamento di poteri forti e deviati che stanno ruotando su questa parte del territorio del sud Pontino. Dal generale dei carabinieri che rassicurava telefonicamente l’amico “Armandino” perché era “pronto il piattino per quel pezzo di merda del maresciallo Capasso” fino all’archiviazione da parte del GIP di Roma di un riassunto investigativo che certifica l’invasione camorristica del comune di Sperlonga con nomi angoscianti di appartenenti o affiliati o semplicemente legati a clan da Sandocan a Bidognetti, passando per Zagaria, Iovine , Setola, Nuvoletta, Riina, Fabbrocino, Alfieri, Cutolo, Bardellino, Graziano, Moccia, Belforte, La Torre.

Ci sono tutti nella nota investigativa dei Carabinieri. Nomi da far accapponare la pelle. Nomi che in un paese normale avrebbero fatto partire un’immediata ed accurata indagine di approfondimenti societari di Guardia di Finanza e non solo.

Nomi che in un paese normale avrebbero indotto chiunque, dagli organi investigativi ai tribunali, alle procure e soprattutto all’antimafia, a capire se forse non sia arrivato il momento di mettere insieme numerose indagini investigative che riguardano personaggi, circostanze, reati in un comune dove l’amministrazione della cosa pubblica è stata solo una copertura per opere affaristiche di pochi soliti noti: dal sindaco ai progettisti, passando per gli investitori, tecnici comunali in servizio e in pensione. Partendo dai due alberghi costruiti e sequestrati, dal Piano Integrato sequestrato ed acquistato dalla camorra, passando per l’operazione Tiberio fino alla costruzione del nuovo porto che sicuramente riserverà altre belle sorprese. Il nostro però non sta dimostrando di essere un paese normale. Da noi tutto viene gestito in maniera offuscata, lunga, incomprensibile anzi, forse fin troppo comprensibile se la chiave di lettura è quella di servizi deviati, di pezzi dello Stato servili ai soliti padroni e non al giuramento di fedeltà allo Stato, di organi  istituzionali piegati a chissà quale ordine supremo e massone. Sarebbe il caso, per esempio, che si levasse una voce importante da parte della Chiesa, quella stessa chiesa che con la voce del Don Abbondio della parrocchia locale, si  dissociò dall’estremo saluto al consigliere comunale di opposizione Di Fazio, da parte dei suoi amici, poiché rifiutava che nella sua chiesa si dicesse che a  Sperlonga esistevano comportamenti mafiosi. Aveva paura di toccare la suscettibilità di un sindaco che di lì a poco sarebbe stato ammanettato e portato nelle patrie galere. Oggi è certificato: a Sperlonga c’è la mafia, la camorra. E si è insediata grazie alla colpevole indifferenza e forse anche complicità di chi ha fatto e continua a fare finta di niente. Perché un cittadino comune dovrebbe essere spinto a fare segnalazioni, denunce, ricorsi su mafiosi, camorristi e delinquenti vari se nemmeno i carabinieri vengono presi sul serio? La Santa Pasqua ce lo ricorda da più di 2000 anni che il popolo sceglie sempre Barabba. La cosa grave è che Ponzio Pilato continua a lavarsene

le mani.

Vincenzo Trani