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Se il crimine va a caccia dei fondi ue

La Stampa, 18 Agosto 2020

Se il crimine va a caccia dei fondi ue

PAOLA SEVERINO*

Anche quest’anno, nell’atmosfera di vacanza nonostante il Covid, è passato inosservato un evento che tutti gli anni a Ferragosto ci ricorda che il ministro dell’Interno vigila sulla nostra sicurezza anche nei giorni di festa.

Si tratta della riunione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, nel corso della quale la ministro Lamorgese ha presentato il quadro riassuntivo delle attività e delle iniziative del Viminale. Un quadro che, in un anno così pesantemente investito dalla pandemia e dalle sue conseguenze sull’economia, presenta aspetti di particolare interesse, sia per la verifica delle conseguenze sull’andamento della criminalità nel periodo luglio 2019-luglio 2020, sia per la predisposizione di adeguati mezzi di prevenzione per il prossimo futuro.

Quanto al primo aspetto, colpiscono alcuni dati statistici da analizzare per comprenderne origine e cause. Stupisce a tale proposito constatare la forte diminuzione dei reati più comuni: furti, rapine, omicidi diminuiti rispettivamente del 26%, del 21,1%, del 16,9%. Con un indice complessivo di delittuosità durante il lockdown che fa registrare un incredibile -55%, risultato evidente di una limitatissima mobilità delle persone e di una rete di controlli sul territorio infittita dalla necessità di monitorare gli spostamenti, al fine principale di prevenire i contagi. Meno sorprendente, ma molto importante, il dato di crescita delle frodi informatiche, che salgono del 12%, e dei delitti informatici in senso più ampio, che sono aumentati del 20%. Il dato può spiegarsi considerando che il traffico in rete è enormemente aumentato a causa del lavoro da remoto e delle lezioni online, con il conseguente trasferimento di masse enormi di dati dai sistemi informatici fortemente monitorati degli uffici pubblici e delle imprese agli apparati molto meno protetti delle nostre case. Già queste prime due categorie di dati appaiono estremamente interessanti non solo per darci una fotografia di ciò che è accaduto, ma anche per indicarci le vie da percorrere per il futuro. Da una parte, l’implementazione del controllo delle forze di polizia sul territorio appare la forma migliore di prevenzione dei reati comuni. Dall’altra parte il rafforzamento dei sistemi di protezione dei programmi informatici, sia in casa che in ufficio, potranno meglio tutelarci dai fenomeni di hackeraggio che stanno registrando una forte impennata in tutto il mondo.

Altrettanto interessanti appaiono i dati relativi alla criminalità economico-finanziaria, che ha approfittato ed ancor più approfitterà della crisi generata dalla pandemia per trovare nuove fonti di guadagno illecito. Il “dossier” del ministero destinato a questo specifico settore di criminalità individua infatti tre direttrici sulle quali ha già iniziato a muoversi la delinquenza organizzata per reinvestire le immense risorse che originano dal traffico di droga come di armi e dalla tratta di esseri umani. La prima direttrice è rappresentata dal cosiddetto “welfare mafioso di prossimità”, ossia il sostegno sociale alle famiglie povere, ai lavoratori che hanno perso le loro fonti di reddito, agli imprenditori in crisi di liquidità, in cambio di future connivenze. La seconda è rappresentata dalla possibilità di infiltrarsi nel tessuto economico acquisendo, tramite prestanome, partecipazioni in imprese in difficoltà o investendo in nuovi settori, come quello della cessione dei crediti deteriorati, eludendo le stringenti norme del testo unico bancario. La terza e non meno pericolosa è orientata alla infiltrazione nel sistema di distribuzione dei fondi che affluiranno per dare sostegno alla economia, magari attraverso condotte corruttive o condizionamenti delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici. I timori sono più che fondati e l’analisi è più che puntuale. Ma è proprio da ciò che nasce la predisposizione di meccanismi di prevenzione, che hanno già visto la crescita del numero di interdittive antimafia (+25%), di gestioni commissariali per infiltrazioni mafiose (+59,5%), di iscrizioni agli albi antimafia (49,4%), nonché la firma di protocolli di intesa con Sace e con l’Agenzia delle Entrate per rafforzare i controlli antimafia sui prestiti agevolati ottenuti con autocertificazione.

Altrettanto importante appare la costituzione, avvenuta con Decreto dell’8 aprile 2020, di un organismo permanente di monitoraggio e analisi sul rischio di infiltrazione nell’economia della criminalità organizzata. Si tratta di un organismo che svolgerà compiti fondamentali non solo perché analisi e monitoraggio dei fenomeni rappresentano la base di una prevenzione informata ed efficace, ma anche perché svolgerà il suo compito di raccolta dei dati in ambito non solo nazionale. La minaccia rappresentata dalle infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto economico-finanziario, a seguito della crisi che ha colpito tutto il mondo, non può che essere colta compiutamente in un contesto globalizzato. Questo tipo di criminalità, infatti, non conosce confini ed approfitta delle maglie larghe delle normative di alcuni Paesi per radicarvisi e svolgervi traffici illeciti le cui conseguenze si estenderanno allo scenario internazionale.

Da questo punto di vista l’Italia ha dimostrato, ancora una volta, di avere una attenzione costante al fenomeno, di avere grandi capacità di elaborare strategie preventive, continuando a seguire gli importanti insegnamenti di Giovanni Falcone, un magistrato che viene ricordato in tutti il mondo non solo come vittima di mafia, ma anche per aver condensato nella frase “follow the money” il senso di un insegnamento che deve renderci orgogliosi dei grandi passi fatti e della costante attenzione che dedichiamo, anche grazie all’opera quotidiana del Ministero dell’Interno, alla applicazione di un sistema di prevenzione che non ha pari nel contesto internazionale. —

 

*Vice Presidente Luiss