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Se domandi al mafioso “ Ma tu sei mafioso?”,ti sentirai rispondere.” No,assolutamente.Io sono antimafioso”!!!!!!!!!!!!!!!……………………………………..e la storia continua così……………

Da “Mifacciodicultura”

direzione-nazionale-antimafiaAntimafia is the new mafia. Un bizzarro accostamento tutto italiano servito in salsa squisitamente siciliana. L’isola più grande d’Italia continua a far parlar (male) di sé, e lo fa proprio trattando quella tematica che l’ha toccata e la tocca così tanto da vicino: la mafia. Più che di mafia, si parla ormai della sua speculare, arrivando ad ipotizzare che oggi la mafia non esista quasi più. Il termine rischia di cadere in disuso, largamente rimpiazzato dall’antimafia, motivo invece di vanto ed orgoglio. Se in passato si preferiva un atteggiamento omertoso di chi nulla vede e nulla sa, ora la tendenza è quella di proteggersi erigendosi a paladino antimafioso, fin quando indagini non ci separino. Atteggiamento di gran lunga meno sospetto e più dignitoso, di grande presa sull’elettorato che forse solo ora si appresta lentamente ad acquisire, introiettare e condividere una tendenza alla disubbidienza al vuolsi così colà dove si puote.

Paradossalmente è proprio quello che accade. Nelle piccole realtà siciliane di mafia spesso non si parla, se non in termini di antimafia. Può un candidato antimafia essere poi accusato di associazione mafiosa? La risposta è sì e l’esempio a cui guardiamo è la città di Caltanissetta, nel cuore dell’isola. A Caltanissetta, proprio lì, mafia e antimafia si fondono insieme. Girano voci, o più che voci girano inchieste ed indagini giudiziarie, che lì un gruppo di imprenditori abbia fatto carriera proprio con la storia dell’antimafia. La mafia oggi viaggia su una nuova lunghezza d’onda. Se sembrano scongiurati i tempi di autobombe e tritolo, oggi la mafia non si è estinta ma si è fatta diplomatica. Un nuovo corso ne ha cambiato termini e condizioni. Accantonati i gesti eclatanti ora indossa giacca e cravatta e gira su un’utilitaria. Caltanissetta, un comune di 60mila abitanti o poco più si presenta oggi come una zona franca liberata dall’occupante mafioso. Una bella prospettiva, se così fosse. Qui, un gruppo di giovani imprenditori, tutti ovviamente antimafiosi, aveva scalato i vertici di Confindustria e della Regione Sicilia 190649055-a23fb06b-f242-4d6a-a82a-a1fdf55ea97cfinendo poi rovinosamente indagati per concorso esterno in associazione mafiosa. Come l’epopea di Antonello Calogero Montante, in principio produttore di biciclette poi passato ad un altro Made in Italy. Divenuto presidente di Confindustria sull’isola, delegato della legalità e chiamato dal ministro Angelino Alfano per far parte del consiglio dell’Agenzia dei beni confiscati alla mafia. Un patrimonio che si attesta intorno ai 30mld. Il grande inganno della legalità, così fu definito nel 2015 quando il sopraggiungere delle indagini lo costrinse a lasciare il consiglio.

Intanto quel vecchio volpone di Salvatore Cuffaro ha scontato la sua pena ed è tornato sulla piazza, anche se sembra aver chiuso con la politica per darsi invece al volontariato in Africa. Cosa ci riserverà il futuro in proposito non ci è dato saperlo ma, visti i trascorsi, è importante tenere ben presente che il peggio non conosce limiti. Appare chiaro come in Sicilia sia in corso una delegittimazione dell’antimafia, quella vera. Quella di tante associazioni che ogni giorno vedono il loro lavoro esautorarsi, reso vano da sedicenti antimafiosi che però lo zampino al lardo lo hanno lasciato. Storie di inciuci tra ominicchi come questa costellano la politica siciliana forse sin dall’inizio dei tempi e il meccanismo sembra essersi rinnovato e tornato alla carica. Storie man mano diventate di “ordinaria amministrazione”. Lo diceva già Leonardo Sciascia, in uno dei suoi articoli: «in Sicilia il modo migliore per fare carriera in politica e in magistratura è dichiararsi antimafioso.» profantiAnche se in quell’articolo lui ce l’aveva con Paolo Borsellino, ma questa è un’altra storia.

A professarsi antimafiosi si rischia di finire indisturbati nei palazzi del potere con tanto di acclamazione della folla, oppure a volte, anche se raramente, indagati e costretti alle dimissioni. Ma niente di serio, poi si ritorna più veementi di prima. Le mani in pasta piace metterle un po’ a tutti e lo Stato che fa? “Si costerna, s’indigna, s’impegna poi getta la spugna con gran dignità.” Dopo Riina junior ospite di un programma Rai e Raffaele Sollecito opinionista per Mediaset cos’altro aspettarsi da questo nostro BelPaese?

 Agnese Stracquadanio per MIfacciodiCultura