Cerca

Scudo in parte bocciato. Decidono i giudici di volta in volta

La decisione a netta maggioranza. Bondi: un colpo alla democrazia. Ma Berlusconi vede il bicchiere mezzo pieno: “Compromesso accettabile, andiamo avanti”
ROMA
Il verdetto della Consulta sul legittimo impedimento arriva a metà pomeriggio: parziale bocciatura, ma legge sostanzialmente stravolta rispetto all’impianto con cui era stata concepita dagli avvocati di Silvio Berlusconi. Il dibattito politico si surriscalda subito. Il Pdl va su tutte le furie («Rovesciato l’ordine democratico») e Silvio Berlusconi, come anticipato ieri a Berlino, è pronto alla controffensiva in tv: domani, infatti, sarà alla trasmissione “Mattino Cinque” per dire la sua verità su quella che da anni definisce «la persecuzione giudiziaria». Per il momento, Palazzo Chigi si limita a far sapere che il premier «non ha commentato nè intende commentare» la decisione della Consulta.

La decisione della Corte Costituzionale sarebbe stata presa a larga maggioranza, con 12 voti favorevoli e 3 contrari, dopo oltre cinque ore di discussione: in parte boccia e in parte interpreta alcune norme sullo scudo del premier, ponendo diversi paletti alla legge nata per mettere temporaneamente al riparo il presidente del Consiglio dalla ripresa dei suoi tre processi milanesi (Mills, Mediaset e Mediatrade). In particolare la Consulta dice no all’autocertificazione di palazzo Chigi sull’impedimento e l’obbligo per il giudice di rinviare l’udienza fino a sei mesi. E gli affida la valutazione degli impegni che impedirebbero al presidente del Consiglio di partecipare ai processi.

Niccolò Ghedini, legale del premier, è cauto e dopo un incontro a palazzo Grazioli con il Cavaliere spiega in una nota scritta con Piero Longo: «Rispettiamo il verdetto, attendiamo le motivazioni, ma la Corte ha equivocato». Il Guardasigilli, Angelino Alfano, afferma: «La sinistra ha perso la scommessa, i giudici non tradiranno lo spirito della sentenza». La Lega avverte: «La sentenza è ostile al governo ma non bloccherà la sua azione». Fli non ha dubbi: «Le sentenze si rispettano». Pier Ferdinando Casini sottolinea: «Con le nostre proposte la legge sarebbe passata». Per il Pd è stato «smontato l’impianto della legge». Pierluigi Bersani osserva: «Rispettare la decisione, sono inaccettabili le critiche della maggioranza». L’Idv insiste per il referendum.

Il popolo dei viola ha manifestato davanti al palazzo della Consulta: una delegazione stappa una bottiglia di spumante e sventola il tricolore scandendo “Viva la Costituzione italiana”. Dopo la sentenza, dunque, il Pdl insorge. Le parole più pesanti sono quelle di Sandro Bondi: «Oggi la Consulta ha stabilito la superiorità dell’ordine giudiziario rispetto a quello democratico, rimettendo nelle mani di un magistrato la decisione ultima in merito all’esercizio della responsabilità politica e istituzionale». Il vice-capogruppo al Senato Gaetano Quagliariello parla di «sentenza inutile». Ghedini usa toni più pacati: «La legge nel suo impianto generale è stata riconosciuta valida ed efficace e ciò è motivo evidente di soddisfazione».

Altero Matteoli, titolare delle Infrastrutture, osserva: «Prendo atto di sentenza, Berlusconi vuole andare avanti lo stesso, ma questo lo davo per scontato». Dice Maria Stella Gelmini, ministro dell’Istruzione: «Continua la persecuzione del premier». Il ministro della Giustizia spiega: «Siamo convinti che il principio di leale collaborazione spingerà i giudici a non tradire lo spirito di questa sentenza. Attendiamo comunque, le motivazioni per una più approfondita valutazione della decisione»Osserva Giancarlo Galan: «Non c’è nessun giudice a Berlino».Per Fli parla Adolfo Urso, il coordinatore nazionale: « Le sentenze della Corte Costituzionale vanno sempre e comunque rispettate. Nessuno colga l’occasione per farne strumento di parte». Giuseppe Consolo si augura che «ora non si produca un continuo braccio di ferro tra i giudici e palazzo Chigi». Sulla stessa linea Giulia Bongiorno di Fli: «Fli e Udc avevano avvertito».

Pier Ferdinando Casini non ha dubbi:«Tutte le sentenze vanno rispettate», ma «la maggioranza, bocciando le nostre proposte su punti specifici, ha costretto la Corte a intervenire per eliminare le forzature dal testo». «Sapevamo benissimo che la maggioranza dei giudici della Corte ha un atteggiamento ostile nei confronti dei provvedimenti voluti da questo governo. Ma non c’è sentenza della magistratura che può bloccare l’azione dell’esecutivo», affermano i capigruppo della Lega di Camera e Senato, Marco Reguzzoni e Federico Bricolo.

Il Pd canta vittoria. «La Consulta smonta l’impianto della legge e ne mostra l’inutilità, il Parlamento è stato quindi impegnato inutilmente per troppi mesi», dice il capogruppo nella commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti. Le fa eco Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato: «Non c’era bisogno di essere nè cattivi nè comunisti per capire che la legge sul legittimo impedimento sarebbe stata sostanzialmente bocciata». Per il senatore democrat Felice Casson «nella sostanza la Corte costituzionale ha bocciato completamente la linea del governo e dei consigliori del premier. In particolare il ministro Alfano continua a fornire interpretazioni della Costituzione italiana ripetutamente rigettate dalla Corte».

Dice Pierluigi Bersani: «Grande e doveroso rispetto per la sentenza» ma sono «inaccettabili, e spero siano corrette, le prime reazioni del Pdl e della Lega di attacco alla Corte. Berlusconi: non può pensare che il Paese, da domani e per le prossime settimane, giri ancora attorno ai problemi suoi, perchè il Paese di problemi ne ha altri. Non lo accetteremo».«La sentenza della Corte costituzionale toglie qualsiasi alibi agli effetti sui processi in corso che riguardano il presidente Berlusconi», dice Bruno Tabacci, parlamentare di Alleanza per l’Italia, che aggiunge: «Essa va semplicemente rispettata e, come ha detto Berlusconi, non inciderà sulla stabilità politica, ma impegna il governo a fare il suo dovere».

L’Italia dei valori chiede di andare avanti con il referendum per bocca di Antonio Di Pietro: «Abbiamo fatto bene a raccogliere le firme per il referendum sul legittimo impedimento. Adesso vogliamo vedere chi, fra le altre forze politiche, avrà il coraggio di metterci la faccia oltre a noi».

(Tratto da La Stampa)