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Saviano: “In Italia giustizia da incubo. E la lotta alla mafia è sparita dalle priorità politiche”. SI RESTA BASITI !!!!!!!!!!!……………………..

La Repubblica, Giovedì 01 giugno 2017

Saviano: “In Italia giustizia da incubo. E la lotta alla mafia è sparita dalle priorità politiche”
Intervista all’autore di Gomorra dopo la decisione che riammette alla professione di avvocato l’uomo che lo ha minacciato per conto dei clan: “La camorra vince nell’indifferenza di un Paese perduto. Il ministro Orlando? Non può lavarsene le mani”

di CONCHITA SANNINO

NAPOLI – “Oggi la camorra ha vinto, ha vinto definitivamente”. Durissimo, quasi scritto di pancia, il post su Facebook di Roberto Saviano. Lo scrittore guarda dall’America alla parabola di un avvocato accusato di collusioni per quell’istanza di remissione letta in un’aula nel 2008: eppure “riabilitato” alla professione per automatismi di garanzia interni. L’autore di Gomorra non parla solo come suo ex bersaglio di minacce. “La camorra vince nell’indifferenza di un Paese perduto e di una politica che, cercando solo consenso, fa spallucce a chi chiede giustizia”, riflette. “Io ho una voce pubblica, ascolto. Tanti altri, no”.

Saviano, è solo un problema di giustizia pigra e distante?
“L’amministrazione della giustizia in Italia è più che un incubo: è un dramma. E forse è il principale responsabile del collasso delle nostre istituzioni e della nostra credibilità internazionale”.

Si aspettava questo epilogo?
“Non mi aspettavo certo che dopo quasi dieci anni da quella lettura in aula fatta da Santonastaso, non ci fosse ancora un giudizio definitivo. A quasi dieci anni, un uomo condannato per aver minacciato in aula per conto dei clan di camorra, un signore che – secondo la sentenza – ha cambiato per sempre la “comunicazione di camorra”, diventando portavoce dei clan e indicando dei bersagli in caso di condanna, oggi torna a fare l’avvocato. Detto questo, penso che c’è anche una marginalizzazione del problema mafie”.

Sta dicendo che la priorità del contrasto ai vari livelli del crimine è sempre meno sentita, anche dalla politica?
“È evidente, nel momento in cui la politica ha come unico obiettivo quello di costringere la cittadinanza a continue elezioni, la lotta ai clan non è l’unica cosa ad essere definitivamente sparita tra le priorità della politica. Il Mezzogiorno è completamente sparito dall’agenda, non esiste più. Si parla di 6mila licenziamenti all’Ilva e la risposta della politica è l’ennesima campagna elettorale. Viene voglia di stracciare la scheda elettorale”.

Il ministro Orlando sottolinea che i provvedimenti disciplinari dell’avvocatura non sono materia in cui un Guardasigilli può intervenire. Sono garanzie, è la democrazia.
“Ma il collasso di una democrazia è attestato anche dal fatto che nessuno ha torto, ma nessuno ha ragione. Il ministro della Giustizia dice che la decisione è sottratta alla sua giurisdizione: vero, anche paradossale. Prendiamo il processo nato dalle minacce che mi ha rivolto Santonastaso in aula nel 2008: la condanna di primo grado è arrivata a novembre 2014. Quasi tre anni dopo, il processo di appello non è ancora iniziato tra composizione anomale del collegio giudicante, difetti di notifica, e due diverse richieste di astensione da parte del presidente del collegio a causa di rapporti di conoscenza con l’imputato. Richieste incredibilmente rigettate dal presidente della Corte di Appello di Napoli. La giustizia è al collasso, questo è il punto. Su questo, il ministro della giustizia non può lavarsene le mani. Non su questo”.

La criminalità ha molti mestieri: si spara nel napoletano, ma i clan gestiscono insediamenti produttivi, dirottano voti alle amministrative.
“È evidente a chiunque conosca il Sud e le sue dinamiche criminali, a chi lo ama e vede lo stato di totale abbandono in cui versano intere province, che nessuno dei partiti sulla scena politica attuale è in grado di controllare il proprio elettorato al Sud. Perché, dopo aver lasciato morire l’economia, ha in gran parte consegnato il Sud alle cosche. I clan dirottano i loro voti, è vero, ma attenti: nel rapporto tra la politica e organizzazioni criminali, non è la politica a controllare le cosche. Sono i cartelli dei boss a controllare la politica”.