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Saviano fa paura ai vertici Rai. Dimezzate le puntate con Fazio. Che vergogna, siamo al regime!

La giustificazione che arriva dai piani alti di viale Mazzini, e che dimostra ancora una volta che in quei piani alti si ci parla poco e si agisce conto terzi, è che tutti dovranno fare sacrifici. Conduttori famosi e meno. Se ne discuterà martedì in un Cda, prevedibilmente molto acceso, in cui ci sarà all’ordine del giorno anche la vicenda di RaiNews24, che ieri ha scioperato, e quella di Paolo Ruffini che resta in attesa di essere reintegrato dato che la sentenza indicava un ritorno immediato alle funzioni dalle quali è stato sollevato, con le note motivazioni. Ogni trasmissione dovrà fare spazio a quelle in cantiere per la celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Bisogna tagliare. Un po’ qui, un po’ là. Più Fabio Fazio con Roberto Saviano che altri. Ma i due si erano messi in testa, peraltro con l’accordo del direttore di rete, Antonio Di Bella, di parlare di argomenti come la gestione del terremoto a L’Aquila e dei rifiuti a Napoli. Ed allora meglio andar giù d’accetta. E’ abbastanza prevedibile quanti fastidi avrebbero creato a Berlusconi quei ragazzacci, facendo appassire con parole sensate e fatti, i fiori all’occhiello del premier, il vanto del Cavaliere che è un po’ di tempo che ha poco di cui vantarsi. Con la medesima giustificazione cura dimagrante anche per Simona Dandini, da quattro a tre puntate settimanali. Per Michele Santoro che lunedì metterà le mani avanti ed ha già indetto una conferenza stampa sul suo programma futuro o, comunque, sul suo futuro. E per Monica Setta e Gianluigi Paragone, così perché o si toglie a tutti o a nessuno. Nella bozza in circolazione, gli orari in cui sono andati in onda quelle trasmissioni, vengono occupati da un generico «programma d’informazione». Bisognerà vedere quali, quanti e condotti da chi. Il presidente preoccupato La censura preventiva a Saviano ha come prevedibile, suscitato reazioni forti. Di condanna. Di preoccupazione. Ed anche il presidente della Rai, Paolo Garimberti, che evidentemente conosce bene i suoi dirigenti, avrebbe commentato che «la presenza di Saviano sui nostri schermi dà corpo all’idea di qualità che secondo me deve incarnare la Rai». Lui aspetta la discussione nel merito, che ci sarà in Cda, ma ci tiene a manifestare l’augurio (preventivo) che quello che verrà sottoposto al vaglio del Consiglio sia «il progetto originario presentato dal direttore di RaiTre» e non uno epurato. A difendere “Vieni via con me” che dovrebbe partire a fine ottobre si schiera tutta l’opposizione. Dal centrodestra si alza la sola voce dei finiani di FareFuturo con il direttore Filippo Rossi. «Speriamo che non sia vero perché non è un bel Paese quello in cui la propria televisione pubblica, la televisione di tutti, decide di tagliare un evento culturale prima che mediatico come la trasmissione di Saviano. Significa che lo stato abdica alle sue funzioni per accontentarsi di nani e ballerine, di zerbini e veline». Walter Veltroni ricorda agli smemorati che «Saviano è uno scrittore coraggioso che ha fatto nomi e cognomi ed è costretto a vivere in clandestinità. Il presidente del Consiglio dovrebbe stare dalla sua parte e la Rai dovrebbe dedicargli 8 puntate e non 4». Intervengono ancora per il Pd Vincenzo Vita, Fabrizio Morri, Matteo Orfini. L’Italia dei Valori è presente nella difesa con Massimo Donadi mentre il direttore generale, Mauro Masi, che ieri ha incontrato l’Usigrai, dichiara guerra a Leoluca Orlando e lo querela per l’affermazione «la Rai è diventata la stalla di Arcore e Masi è lo stalliere di Arcore». Fazio e Saviano fanno sapere che piuttosto che andare in onda dimezzati, rinunciano. E lo scrittore: «Per me la televisione è fondamentale perché mi ha protetto e mi protegge fisicamente. Se non avessi avuto esposizione mediatica in un Paese come l’Italia sarei ignorato».
Marcella Ciarnelli

(Tratto da L’Unità)