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Romano giura ma pesano le riserve del Presidente Napolitano. PD, IDV e FLI attaccano

Dubbi su “opportunità” nomina. Romano: non è pensiero Presidente

Roma, 23 mar. (TMNews) – Alla fine Francesco Saverio Romano è diventato ministro per le Politiche agricole ma le riserve di Giorgio Napolitano già palesate da indiscrezioni di stampa nei giorni scorsi si sono tradotte un minuto dopo il giuramento in una nota ufficiale. E del tutto inusuale.

Romano, accompagnato dal premier Silvio Berlusconi, dal sottosegretario Gianni Letta e dalla famiglia ha recitato la formula di rito nella sala della Pendola del Quirinale: cerimonia brevissima e molto sobria. Atmosfera totalmente formale, Capo dello Stato e premier non si scambiano neppure una parola. Pochi minuti dopo ai giornalisti è stata consegnata una nota nella quale si afferma senza mezzi termini che il presidente della Repubblica “ha espresso riserve sulla ipotesi di nomina dal punto di vista dell’opportunità politico-istituzionale”. Romano è infatti indagato per concorso esterno in associazione mafiosa – procedimento per il quale il gip non ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dai pm palermitani e dovrà decidere nelle prossime settimane – e a suo carico c’è anche un procedimento per corruzione aggravata nato dalle rivelazioni di Massimo Ciancimino.

Detto questo per il Capo dello Stato, in base a come Napolitano ha sempre interpretato i suoi poteri, non “c’erano impedimenti giuridico formali che giustificassero un diniego” alla nomina. Nomina chiaramente e ripetutamente caldeggiata dal Cavaliere per assicurarsi l’appoggio dei ‘Responsabili’ di Romano determinanti per la tenuta della maggioranza e la sopravvivenza del governo. Un passo indietro degli uomini di Romano significherebbe per il governo, chiamato ad assumere decisioni importanti a cominciare dalla questione Libia, il rischio molto concreto di una débacle. I dubbi del Colle sull’opportunità politica della nomina restano e infatti Napolitano ha auspicato “che gli sviluppi del procedimento chiariscano al più presto l’effettiva posizione del ministro”. Nota di fronte alla quale Romano si dice dispiaciuto perché a suo giudizio “non riflette il pensiero del capo dello Stato” anche perché si afferma che lui è “imputato” ma questa – ha sottolineato – è una “inesattezza”.

L’opposizione è andata all’attacco sul caso. Per il Pd tutta la vicenda “ha dimostrato la debolezza del presidente del Consiglio che, per puntellare la sua malandata maggioranza, ha dovuto sottostare ad un vero e proprio ricatto”. “La nomina di Romano – ha commentato da parte sua il presidente dei deputati dipietristi, Massimo Donadi – è sbagliata e inopportuna, per non dire di più. Un indagato per mafia non può fare il ministro”. Infine, Fabio Granata di Fli ha sottolineato che “è stata evidenziata la bassezza dell’operazione politica del 14 dicembre con la conseguente nascita dei Responsabili”.

(Tratto da Virgilio Notizie)