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ROMA A MANO ARMATA

Pistole, kalashnikov, persino un missile. Grandi affari al supermarket dei “ferri”

Procurarsi un’arma, nella Capitale, è piuttosto facile. E neppure troppo costoso. Arrivano dai balcani e vengono “depositate” in magazzini a ore. Poi vanno al dettaglio: 1700 euro per una semiautomatica “pulita”. Molto meno se ha già sparato. Ma si trovano anche mitragliette e bombe a mano. Forte allarme in città

“C’è un razzo terra aria che gira per Roma. Fino a una settimana fa stava in un magazzino a Civitavecchia, adesso starà già nelle mani di chi l’ha fatto arrivare. Costa 40mila euro, mica poco. Cosa ne faranno? E io che ne so? Forse un attentato. Degli affari degli altri non mi impiccio mai”. Butta fuori il fumo dalla bocca guardando due bimbi che litigano per un giro sull’altalena in un parco giochi di periferia. Nel traffico clandestino di armi ha lavorato a lungo “lo Slavo”, un pregiudicato di lungo corso . Ora ha mollato, “preferisco altri traffici – ride strofinando il polpastrello dell’indice contro il pollice – più redditizi”. Non c’è quartiere in cui lui non riesca a trovare un’arma e, assicura, chiunque può trovarle con facilità, basta essere dell’ambiente. Lui sa dove bussare per averle a poco prezzo, i quartieri in cui le affittano, gli arsenali scelti dalla mala per nasconderle. “Vi serve una carabina, una 9 per 21 e una bomba a mano? 5000 euro e sono vostre. Se basta invece una semiautomatica pulita, che non ha mai sparato neanche un colpo, per 1.700 euro ve la porto anche sotto casa lucida lucida. Ci vediamo qui martedì, portate i soldi. Nessuna telefonata e non fate mai il mio nome al cellulare”.

La trattativa va avanti qualche giorno. Alla fine decidiamo di non comprare armi e proponiamo comunque un giro nella “Capitale a mano armata”. Se è davvero così facile trovare pistole e mitra, come sostiene lo Slavo e se l’allarme armerie illegali è così serio, come in più di un’occasione il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro e il sindaco di Alemanno hanno dichiarato, e come l’escalation di delitti e gambizzazioni dimostrano, proviamo a vedere. “Ma che me state a coglionà? Oh ma mica faccio le visite guidate io… o te compri le armi o in giro nun te porto”. La ramanzina va avanti per oltre mezz’ora. Inutile insistere: le regole le detta lui.

Per capire quanto lo spaccio illegale e il traffico di armi sia sotto gli occhi di tutti a Roma, ascoltiamo le “dritte”. “Poi se volete andà in giro, fate da soli”. l business fa spavento. E fa impressione come chiunque, chiedendo in giro e facendo il nome giusto, possa muoversi nella malavita e ritrovarsi con una calibro 9 in mano nel giro di mezz’ora.

I prezzi. Kalashnikov, carabine di precisione “Sniper”, mitragliette Uzi o Skorpio, semiautomatiche. Nei supermarket dei “ferri” (così in gergo si chiamano le armi) c’è solo l’imbarazzo della scelta. Sono diversi circuiti per acquistarle, a seconda dell’urgenza che si ha di venirne in possesso. Ci sono semiautomatiche e mitragliette che hanno già sparato, calibro 38 o fucili puliti, “appena usciti dalla cassaforte di qualche riccone svaligiato” . Il costo di una calibro 9×21 sporca è sui 700 euro; pulita 1.700. Quella che avremmo dovuto comprare noi era stata “rubata” a una guardia giurata una settimana prima. Una carabina pulita sta sui 2000 euro, questo genere di arma viene rubato a persone dell’esercito o ad amanti di armi di precisione, il cui elenco, non si sa attraverso quale circuito (“e dai che sei sveglia e lo capisci da sola…”) è in possesso di piccoli criminali specializzati in furti con scasso in appartamenti. La pistola che gira di più a Roma è la calibro 38 (la special e a tamburo). E’ piccola, maneggevole, precisa e non lascia bossoli (sui quali possono rimanere le impronte digitali) in giro. Costa sui 1.400 euro pulita, la metà se ha già fatto fuoco. Poi ci sono le mitragliette (sui 2000 euro, a seconda del modello, già usate, fino a 3000 se immacolate) e persino le bombe a mano (il cui costo varia dai 400 ai 1000 euro). “E non hai idea di quante ne girano”.

I signori delle armi. Il novanta per centro dell’approvvigionamento illegale arriva dai Balcani, soprattutto dalla Croazia, come anche recenti indagini hanno appurato. I ferri viaggiano nei vani ricavati dalla carrozzeria di auto, furgoni e camion. Il traffico delle armi a Roma è gestito da varie bande. Ci sono i Siciliani, i calabresi, gli albanesi, i romeni e i romani. E, ultimamente, anche i cinesi che importano direttamente dalla madrepatria, come dimostra la presenza di “ferri” “made in China”. La divisione delle zone non è netta e c’è una sorta di patto di non belligeranza (a differenza della gestione di altri traffici, come gli stupefacenti). Una ventina di giorni fa i Siciliani sono entrati in un magazzino al Prenestino (è in questa zona che le armi vengono lasciate per tutti i clan in vari depositi, affittati anche per un’ora, e utilizzati come armerie ). “Hanno sbagliato serranda – ride lo Slavo – e sono entrati in un covo della mala romena invece di entrare in quello dove aspettavano il loro carico. L’hanno svaligiato e due ore dopo uno della banda ha ricevuto la chiamata del boss romeno “rivale”. Con tante scuse il carico è stato rimesso a posto”.

I supermarket di bombe a mano e carabine. Dal Prenestino le armi si spostano per la città. E in ogni quartiere – dalla Roma bene all’estrema periferia – si possono comprare, basta essere dell’ambiente, o comunque introdotti da qualcuno, e sapere come muoversi. Nella villa alla Camilluccia di un tizio chiamato lo “Sceicco” dentro una stanza-cassaforte, c’è di tutto: mitragliette, kalashnikov, bazooka, ma soprattutto bombe a mano. A Roma ne stanno girando tante di granate (“polizia e carabinieri le cercano come disperati”) e pare che lo Sceicco abbia l’esclusiva. Il 29 ottobre 2010, a Ostia, durante una lite tra bande straniere sul lungomare, un rom per difendersi dall’aggressione di un gruppo di moldavi, ha tirato loro una bomba a mano, che però non è esplosa.

Il “giro” dei ferri sporchi. “I romeni sono quelli che gestiscono il business delle armi sporche”. Le oliano, le chiudono ermeticamente nel cellophane e le sotterrano nella pineta di Castelfusano. Ai romeni si rivolgono soprattutto i nordafricani che, a loro volta le rivendono in periferia. C’è una strada a Torpignattata, nel quartiere dove sono stati uccisi i cinesi, con una schiera di cassonetti. Uno di questi, pare sia intoccabile: non viene mai svuotato perché la notte ci nascondono le armi dentro e le vendono in strada a chi si avvicina, così, come fosse una bancarella. In genere la vendita al dettaglio di un certo livello si fa su ordinazione. Ci si mette d’accordo telefonicamente e lo scambio può avvenire ovunque, di giorno e di notte. Il capo dei Siciliani, spiega lo Slavo, pare incontri gli acquirenti in un ristorante al Pantheon e che lo scambio merce-soldi avvenga mentre lui è lì a mangiare. Lascia il borsone ai suoi piedi, l’acquirente arriva con i soldi e alla fine del pranzo o della cena ognuno va via con la borsa dell’altro. Le armi si possono anche solo affittare. Il quartier generale del “noleggio” è San Basilio. Ma si possono trovare spacci in leasing anche a Tor Bella Monaca e a Primavalle. C’è gente della malavita che vive affittando calibro 38 e mitragliette a ore. L’affitto è più sicuro, l’arsenale più difficile da scovare. Le armi affittate vengono usate soprattutto per le rapine. Il listino prezzi parte dai 300 euro al giorno in su. In verità un vero e proprio tariffario non c’è: spesso si paga all’affittuario una percentuale sul bottino del colpo.

L’allarme in città. “Il traffico di armi è fuori controllo – ha dichiarato il sindaco Gianni Alemanno all’indomani del duplice omicidio di Torpignattara – Sono mesi che lancio questo allarme, quasi perseguitando letteralmente le diverse autorità di pubblica sicurezza, dal ministro in giù con continue e pressanti richieste di intervento: ci sono troppe armi in giro e troppa disinvoltura nell’usarle”. Gli fa eco il prefetto Giuseppe Pecoraro che, consapevole del mercato clandestino, chiede che “vengano fatti costanti accertamenti, attraverso ispezioni capillari e controlli anche nelle armerie ufficiali, che tra Roma e provincia sono 96”. La dimensione del fenomeno – quanti carichi settimanali, il numero delle armi in circolazione – sfugge alle forze dell’ordine. Tuttavia, dato che uno dei canali di approvvigionamento sono i furti nelle abitazioni, la questura ci dice che, nel 2011 sono state oltre 140 le armi rubate in appartamento. Ovviamente all’appello mancano tutte quelle non certificate dal porto d’armi rilasciato dalla questura e quelle rapinate alle guardie giurate, che a Roma sono un esercito, diecimila, secondo i dati del sindacato di polizia Silp Cgil. Per il delegato del sindaco alla Sicurezza Giorgio Ciardi “ogni giorno vengono rubate a Roma circa tre pistole”. Che moltiplicato un anno fanno oltre mille pistole in circolazione a Roma nelle mani di gang.

I sequestri. Negli ultimi mesi sono stati diversi gli arsenali scoperti dalle forze dell’ordine nella capitale. L’ultimo risale alla metà dello scorso dicembre, in un garage dell’Alessandrino i carabinieri della compagnia Casilina hanno trovato tredici pistole automatiche e a tamburo, silenziatori, 4 fucili a pompa, un mitra, giubbotti antiproiettile e uno scanner per sintonizzarsi sulle frequenze della polizia, oltre a centinaia di munizioni. A ottobre i militari diretti dal colonnello Giuseppe La Gala, del Gruppo territoriale, al termine di un’indagine che si trascinava dal 2008, hanno stroncato un import-export di armi dalla Croazia destinate a gang romane specializzate in assalti a furgoni portavalori. Sette le persone arrestate e 24 quelle denunciate. A capo della gang un nome noto del calcio internazionale: Jasminko Hasanbasic, ex difensore della Dinamo Zagabria e della Stella Rossa di Belgrado, giocatore della nazionale jugoslava e, prima della cattura, allenatore dell’Intercontinental Footbal Club. Sempre nel 2011, ad agosto, sei sommozzatori dei carabinieri, mentre scandagliavano le acque dell’Aniene alla ricerca del coltello che l’assassino di uno stalker ucciso a San Basilio aveva detto di aver gettato in quel fiume, hanno trovato un arsenale. A una profondità di tre metri, bloccato dal pilone di un ponte, hanno recuperato un sacco di plastica con dentro, ormai arrugginiti, un fucile mitragliatore, un caricatore, sette pistole automatiche, un revolver, un tamburo vuoto, 90 pallottole calibro 9 e altre 50 calibro 38. Ma l’approvvigionamento delle armi da parte della “mala” romana non segue sempre vie illegali.

Il rilascio del porto d’armi. Lo scorso anno a Roma sono stati rilasciati dalla questura di Roma 3.704 permessi di porto di pistola per difesa personale. Un dato in calo rispetto ai 3.900 permessi rilasciati nel 2010. Il numero non comprende il rilascio alle guardie giurate che sono circa 10.000 nella capitale. Il permesso va rinnovato ogni anno e tutta la documentazione va ripresentata perché sussistano i presupposti di legge per il rilascio. Per ottenere il porto d’armi si presenta istanza al commissariato di zona; vengono richiesti requisiti soggettivi (idoneità psicofisica certificata dal medico, nessun precedente penale per reati contro le pistole e il patrimonio, un titolo rilasciato da Centri di Tiro e Addestramento in cui si attesta l’idoneità al maneggio e al tiro) e oggettivi (motivi di sicurezza personale, legati alla professione o a minacce subite; l’appartenenza a determinate categorie di lavoro impegnate nel trasporto di ingenti somme di denaro, preziosi o medicinali assimilabili alle droghe e per questo di interesse per la criminalità).

Federica Angeli

Procurarsi un’arma, nella Capitale, è piuttosto facile. E neppure troppo costoso. Arrivano dai balcani e vengono “depositate” in magazzini a ore. Poi vanno al dettaglio: 1700 euro per una semiautomatica “pulita”. Molto meno se ha già sparato. Ma si trovano anche mitragliette e bombe a mano. Forte allarme in città

“C’è un razzo terra aria che gira per Roma. Fino a una settimana fa stava in un magazzino a Civitavecchia, adesso starà già nelle mani di chi l’ha fatto arrivare. Costa 40mila euro, mica poco. Cosa ne faranno? E io che ne so? Forse un attentato. Degli affari degli altri non mi impiccio mai”. Butta fuori il fumo dalla bocca guardando due bimbi che litigano per un giro sull’altalena in un parco giochi di periferia. Nel traffico clandestino di armi ha lavorato a lungo “lo Slavo”, un pregiudicato di lungo corso . Ora ha mollato, “preferisco altri traffici – ride strofinando il polpastrello dell’indice contro il pollice – più redditizi”. Non c’è quartiere in cui lui non riesca a trovare un’arma e, assicura, chiunque può trovarle con facilità, basta essere dell’ambiente. Lui sa dove bussare per averle a poco prezzo, i quartieri in cui le affittano, gli arsenali scelti dalla mala per nasconderle. “Vi serve una carabina, una 9 per 21 e una bomba a mano? 5000 euro e sono vostre. Se basta invece una semiautomatica pulita, che non ha mai sparato neanche un colpo, per 1.700 euro ve la porto anche sotto casa lucida lucida. Ci vediamo qui martedì, portate i soldi. Nessuna telefonata e non fate mai il mio nome al cellulare”.

La trattativa va avanti qualche giorno. Alla fine decidiamo di non comprare armi e proponiamo comunque un giro nella “Capitale a mano armata”. Se è davvero così facile trovare pistole e mitra, come sostiene lo Slavo e se l’allarme armerie illegali è così serio, come in più di un’occasione il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro e il sindaco di Alemanno hanno dichiarato, e come l’escalation di delitti e gambizzazioni dimostrano, proviamo a vedere. “Ma che me state a coglionà? Oh ma mica faccio le visite guidate io… o te compri le armi o in giro nun te porto”. La ramanzina va avanti per oltre mezz’ora. Inutile insistere: le regole le detta lui.

Per capire quanto lo spaccio illegale e il traffico di armi sia sotto gli occhi di tutti a Roma, ascoltiamo le “dritte”. “Poi se volete andà in giro, fate da soli”. l business fa spavento. E fa impressione come chiunque, chiedendo in giro e facendo il nome giusto, possa muoversi nella malavita e ritrovarsi con una calibro 9 in mano nel giro di mezz’ora.

I prezzi. Kalashnikov, carabine di precisione “Sniper”, mitragliette Uzi o Skorpio, semiautomatiche. Nei supermarket dei “ferri” (così in gergo si chiamano le armi) c’è solo l’imbarazzo della scelta. Sono diversi circuiti per acquistarle, a seconda dell’urgenza che si ha di venirne in possesso. Ci sono semiautomatiche e mitragliette che hanno già sparato, calibro 38 o fucili puliti, “appena usciti dalla cassaforte di qualche riccone svaligiato” . Il costo di una calibro 9×21 sporca è sui 700 euro; pulita 1.700. Quella che avremmo dovuto comprare noi era stata “rubata” a una guardia giurata una settimana prima. Una carabina pulita sta sui 2000 euro, questo genere di arma viene rubato a persone dell’esercito o ad amanti di armi di precisione, il cui elenco, non si sa attraverso quale circuito (“e dai che sei sveglia e lo capisci da sola…”) è in possesso di piccoli criminali specializzati in furti con scasso in appartamenti. La pistola che gira di più a Roma è la calibro 38 (la special e a tamburo). E’ piccola, maneggevole, precisa e non lascia bossoli (sui quali possono rimanere le impronte digitali) in giro. Costa sui 1.400 euro pulita, la metà se ha già fatto fuoco. Poi ci sono le mitragliette (sui 2000 euro, a seconda del modello, già usate, fino a 3000 se immacolate) e persino le bombe a mano (il cui costo varia dai 400 ai 1000 euro). “E non hai idea di quante ne girano”.

I signori delle armi. Il novanta per centro dell’approvvigionamento illegale arriva dai Balcani, soprattutto dalla Croazia, come anche recenti indagini hanno appurato. I ferri viaggiano nei vani ricavati dalla carrozzeria di auto, furgoni e camion. Il traffico delle armi a Roma è gestito da varie bande. Ci sono i Siciliani, i calabresi, gli albanesi, i romeni e i romani. E, ultimamente, anche i cinesi che importano direttamente dalla madrepatria, come dimostra la presenza di “ferri” “made in China”. La divisione delle zone non è netta e c’è una sorta di patto di non belligeranza (a differenza della gestione di altri traffici, come gli stupefacenti). Una ventina di giorni fa i Siciliani sono entrati in un magazzino al Prenestino (è in questa zona che le armi vengono lasciate per tutti i clan in vari depositi, affittati anche per un’ora, e utilizzati come armerie ). “Hanno sbagliato serranda – ride lo Slavo – e sono entrati in un covo della mala romena invece di entrare in quello dove aspettavano il loro carico. L’hanno svaligiato e due ore dopo uno della banda ha ricevuto la chiamata del boss romeno “rivale”. Con tante scuse il carico è stato rimesso a posto”.

I supermarket di bombe a mano e carabine. Dal Prenestino le armi si spostano per la città. E in ogni quartiere – dalla Roma bene all’estrema periferia – si possono comprare, basta essere dell’ambiente, o comunque introdotti da qualcuno, e sapere come muoversi. Nella villa alla Camilluccia di un tizio chiamato lo “Sceicco” dentro una stanza-cassaforte, c’è di tutto: mitragliette, kalashnikov, bazooka, ma soprattutto bombe a mano. A Roma ne stanno girando tante di granate (“polizia e carabinieri le cercano come disperati”) e pare che lo Sceicco abbia l’esclusiva. Il 29 ottobre 2010, a Ostia, durante una lite tra bande straniere sul lungomare, un rom per difendersi dall’aggressione di un gruppo di moldavi, ha tirato loro una bomba a mano, che però non è esplosa.

Il “giro” dei ferri sporchi. “I romeni sono quelli che gestiscono il business delle armi sporche”. Le oliano, le chiudono ermeticamente nel cellophane e le sotterrano nella pineta di Castelfusano. Ai romeni si rivolgono soprattutto i nordafricani che, a loro volta le rivendono in periferia. C’è una strada a Torpignattata, nel quartiere dove sono stati uccisi i cinesi, con una schiera di cassonetti. Uno di questi, pare sia intoccabile: non viene mai svuotato perché la notte ci nascondono le armi dentro e le vendono in strada a chi si avvicina, così, come fosse una bancarella. In genere la vendita al dettaglio di un certo livello si fa su ordinazione. Ci si mette d’accordo telefonicamente e lo scambio può avvenire ovunque, di giorno e di notte. Il capo dei Siciliani, spiega lo Slavo, pare incontri gli acquirenti in un ristorante al Pantheon e che lo scambio merce-soldi avvenga mentre lui è lì a mangiare. Lascia il borsone ai suoi piedi, l’acquirente arriva con i soldi e alla fine del pranzo o della cena ognuno va via con la borsa dell’altro. Le armi si possono anche solo affittare. Il quartier generale del “noleggio” è San Basilio. Ma si possono trovare spacci in leasing anche a Tor Bella Monaca e a Primavalle. C’è gente della malavita che vive affittando calibro 38 e mitragliette a ore. L’affitto è più sicuro, l’arsenale più difficile da scovare. Le armi affittate vengono usate soprattutto per le rapine. Il listino prezzi parte dai 300 euro al giorno in su. In verità un vero e proprio tariffario non c’è: spesso si paga all’affittuario una percentuale sul bottino del colpo.

L’allarme in città. “Il traffico di armi è fuori controllo – ha dichiarato il sindaco Gianni Alemanno all’indomani del duplice omicidio di Torpignattara – Sono mesi che lancio questo allarme, quasi perseguitando letteralmente le diverse autorità di pubblica sicurezza, dal ministro in giù con continue e pressanti richieste di intervento: ci sono troppe armi in giro e troppa disinvoltura nell’usarle”. Gli fa eco il prefetto Giuseppe Pecoraro che, consapevole del mercato clandestino, chiede che “vengano fatti costanti accertamenti, attraverso ispezioni capillari e controlli anche nelle armerie ufficiali, che tra Roma e provincia sono 96”. La dimensione del fenomeno – quanti carichi settimanali, il numero delle armi in circolazione – sfugge alle forze dell’ordine. Tuttavia, dato che uno dei canali di approvvigionamento sono i furti nelle abitazioni, la questura ci dice che, nel 2011 sono state oltre 140 le armi rubate in appartamento. Ovviamente all’appello mancano tutte quelle non certificate dal porto d’armi rilasciato dalla questura e quelle rapinate alle guardie giurate, che a Roma sono un esercito, diecimila, secondo i dati del sindacato di polizia Silp Cgil. Per il delegato del sindaco alla Sicurezza Giorgio Ciardi “ogni giorno vengono rubate a Roma circa tre pistole”. Che moltiplicato un anno fanno oltre mille pistole in circolazione a Roma nelle mani di gang.

I sequestri. Negli ultimi mesi sono stati diversi gli arsenali scoperti dalle forze dell’ordine nella capitale. L’ultimo risale alla metà dello scorso dicembre, in un garage dell’Alessandrino i carabinieri della compagnia Casilina hanno trovato tredici pistole automatiche e a tamburo, silenziatori, 4 fucili a pompa, un mitra, giubbotti antiproiettile e uno scanner per sintonizzarsi sulle frequenze della polizia, oltre a centinaia di munizioni. A ottobre i militari diretti dal colonnello Giuseppe La Gala, del Gruppo territoriale, al termine di un’indagine che si trascinava dal 2008, hanno stroncato un import-export di armi dalla Croazia destinate a gang romane specializzate in assalti a furgoni portavalori. Sette le persone arrestate e 24 quelle denunciate. A capo della gang un nome noto del calcio internazionale: Jasminko Hasanbasic, ex difensore della Dinamo Zagabria e della Stella Rossa di Belgrado, giocatore della nazionale jugoslava e, prima della cattura, allenatore dell’Intercontinental Footbal Club. Sempre nel 2011, ad agosto, sei sommozzatori dei carabinieri, mentre scandagliavano le acque dell’Aniene alla ricerca del coltello che l’assassino di uno stalker ucciso a San Basilio aveva detto di aver gettato in quel fiume, hanno trovato un arsenale. A una profondità di tre metri, bloccato dal pilone di un ponte, hanno recuperato un sacco di plastica con dentro, ormai arrugginiti, un fucile mitragliatore, un caricatore, sette pistole automatiche, un revolver, un tamburo vuoto, 90 pallottole calibro 9 e altre 50 calibro 38. Ma l’approvvigionamento delle armi da parte della “mala” romana non segue sempre vie illegali.

Il rilascio del porto d’armi. Lo scorso anno a Roma sono stati rilasciati dalla questura di Roma 3.704 permessi di porto di pistola per difesa personale. Un dato in calo rispetto ai 3.900 permessi rilasciati nel 2010. Il numero non comprende il rilascio alle guardie giurate che sono circa 10.000 nella capitale. Il permesso va rinnovato ogni anno e tutta la documentazione va ripresentata perché sussistano i presupposti di legge per il rilascio. Per ottenere il porto d’armi si presenta istanza al commissariato di zona; vengono richiesti requisiti soggettivi (idoneità psicofisica certificata dal medico, nessun precedente penale per reati contro le pistole e il patrimonio, un titolo rilasciato da Centri di Tiro e Addestramento in cui si attesta l’idoneità al maneggio e al tiro) e oggettivi (motivi di sicurezza personale, legati alla professione o a minacce subite; l’appartenenza a determinate categorie di lavoro impegnate nel trasporto di ingenti somme di denaro, preziosi o medicinali assimilabili alle droghe e per questo di interesse per la criminalità).

Federica Angeli

(Tratto da Repubblica)