Cerca

Ricordato a Corleone l’esempio di Placido Rizzotto

Ricordato a Corleone l’esempio di Placido Rizzotto

11 Marzo 2018

di AMDuemila


Un sindacalista, un “rivoluzionario”, un cittadino che si batteva per i diritti degli agricoltori in una tempo dove ancora c’era il latifondo, che era in mano degli agrari e dei gabelloti mafiosi. Ecco chi era Placido Rizzotto, ucciso dalla mafia 70 anni fa. Lui incitava i “jurnateri” (lavoratori pagati a giornata) a non accettare le proposte “di lavoro” (sfruttamento!) che erano fatte dai picciotti dei latifondisti in pubblica piazza come per le bestie, ma parlava di collocamento e li incitava organizzarsi in cooperative. L’unione tra i lavoratori onesti poteva essere l’unica arma per sconfiggere l’ormai assodata cultura del subire e per affermare i propri diritti. Rizzotto portava avanti questa lotta contro questi poteri e per questo motivo fu eliminato il 10 marzo del 1948. A Corleone il capomafia era il Dott. Michele Navarra, che gestiva l’ospedale dei Bianchi e aveva un grosso potere, ma a suo servizio aveva tra gli altri Luciano Liggio, che prenderà in seguito il suo posto facendo uccidere il vecchio boss e i suoi affiliati con una vera e propria guerra di mafia. La sera del 10 marzo 1948 Luciano Liggio, Pasquale Criscione e Vincenzo Collura lo rapirono e facendolo entrare con forza in una Fiat 1100 lo portarono in contrada Malvello, dove venne torturato e assassinato. Il suo cadavere fu occultato nella foiba di Rocca Busambra. Il padre ebbe la forza di denunciare i fatti all’allora capitano Dalla Chiesa. Il capitano fece un rapporto indicando proprio gli esecutori materiali, grazie alla testimonianza di Criscione e Collura. Stessa denuncia fu fatta allora dai giornali l’Unità e la Voce della Sicilia che scrissero anche sulla strana morte del piccoloGiuseppe Letizia, che aveva assistito all’omicidio Rizzotto ed era stato ricoverato nell’ospedale diretto dal Dott. Navarra. Ma al processo i due testimoni ritrattarono e quindi il processo in tutti e tre i gradi si risolse con la formula assolti per insufficienza di prove. Di fatto, dunque, per Rizzotto ed i suoi familiari, non c’è mai stata giustizia.
Il riscatto passa da eventi come quelli di ieri quando a Corleone si è tenuta la commemorazione del sindacalista, prima al cimitero, dove si trova la tomba di Rizzotto, con le testimonianze dei familiari. Poi a piazza Garibaldi, dove davanti al busto del sindacalista sono intervenuti il segretario della Cgil di Corleone Cosimo Lo Sciuto, i commissari straordinari del Comune e gli studenti e i bambini delle scuole, che hanno letto le loro poesie. “Rizzotto è patrimonio d’Italia, la nostra terra ha pagato un contributo di sangue altissimo, l’impegno dei sindacalisti come Rizzotto è un esempio per tutti”, ha sottolineato Lo Sciuto. “Rizzotto lottava per una societa’ migliore e oggi siamo qui per dare continuità a quel percorso e rappresentare  l’immagine di Corleone capitale italiana, e non solo siciliana, dell’antimafia e dell’antifascismo. Oggi – ha detto il segretario generale Cgil Palermo Enzo Camposiamo orgogliosi di rappresentare nella piazza centrale del paese, davanti al busto di Rizzotto, assieme a tanti ragazzi, all’unità del movimento antimafia, la ricomposizione tra il mondo sindacale, la magistratura, le forze della società civile e la Chiesa, presente per la prima volta, impegnate nello stesso sforzo di affermazione della legalità”. Presenti diversi parenti di vittime della mafia, da Franco La Torre, figlio di Pio La Torre, che diresse la Camera del Lavoro di Corleone dopo Rizzotto, ad Antonella Azoti, Giuseppe Rizzo, Vincenzo lo Jacono, Placido Rizzotto, il nipote, anche lui sindacalista. “Siamo qui dopo 70 anni a ricordare a Corleone Rizzotto. E’ anche merito suo, della sua  famiglia e della Camera del Lavoro se questa cittadina ha tenuto la testa alta per contrastare il cancro mafioso”, ha detto uno dei commissari. Franco La Torre ha letto alcuni passi della relazione della commissione antimafia di Pio La Torre, ricordando i passaggi del movimento contadino siciliano, e ha aggiunto: “Abbiamo oggi la responsabilità di continuare l’impegno di Rizzotto”. “Rizzotto è per noi l’emblema di Corleone, la sua lezione ha contribuito a cambiare l’immagine di questo paese offuscata dalla mafia”, ha detto uno studente, Salvatore, terza media. E padre Angelo Inzerillo, in rappresentanza dell’Arcidiocesi di Monreale, ha detto: “Abbiamo bisogno di ricordare per vivere nella legalità, diciamo grazie a Rizzotto per esserci stato. Adesso e’ venuto il nostro momento di portare avanti ad alta voce un percorso di trasparenza legalità e giustizia”.

Fonte:http://www.antimafiaduemila.com