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Richieste serie… ed aria fritta… Un invito a partiti e parlamentari.

Sembra, finalmente, che, almeno nell’area del centrosinistra del Lazio, il livello di consapevolezza della gravità della situazione criminale sia, grazie a Dio, abbastanza cresciuto.

Ci volevano le tante inchieste giudiziarie, soprattutto nel Basso Lazio, i tanti arresti di camorristi, la fila interminabile degli assassini nella Capitale, per far prendere atto di una situazione che noi almeno da 6-7 anni andavamo denunciando con forza.

Ben 5-6 dossier da noi redatti e passati a chi di dovere, con fatti specifici, nomi e cognomi, oltre a decine di segnalazioni singole, che ci hanno comportato anni di lavoro continuo, di osservazione costante delle aree fortemente contaminate, a nord come a sud della regione.

Un lavoro attento, lungo, costoso, fatto con i nostri mezzi, le nostre risorse, da soli, senza l’aiuto di nessuno se non di pochi nostri amici.

Un lavoro silenzioso, fatto a mezzo di visure camerali e catastali, di ricostruzione di interrelazioni, rapporti, incroci di notizie, di memoria.

E’ il nostro modo di fare antimafia, quella vera, reale, non accademica, celebrativa, comunque utile, quest’ultima, ma non sufficiente.

“Se si vuole combattere veramente la mafia – ci disse molti anni fa un investigatore con la I maiuscola -, è necessario individuare i mafiosi, uno per uno, e stringere loro i c… , sbattendoli in galera”.

Si tratta di delinquenti – con la coppola o in giacca e cravatta, i più pericolosi, che siano, ma comunque delinquenti – che fuori dalle patrie galere non possono che fare solamente del male alla società.

Ecco perché il nostro modo di fare antimafia può apparire a tanti atipico, diverso:

NOI INDAGHIAMO E DENUNCIAMO, stando, peraltro, attenti “A CHI” consegniamo i nostri rapporti, le nostre relazioni, perché l’area di contaminazione nella politica e nelle stesse istituzioni è ormai ampia.

In questo siamo molto guardinghi e cauti.

Facendo così, riusciamo ad individuare anche CHI nei partiti e soprattutto nelle istituzioni eventualmente spalleggi i mafiosi, sia complice e colluda con essi.

Direttamente od indirettamente.

Un’indagine che non va avanti, una segnalazione, una richiesta, un suggerimento che non vengono presi nella dovuta considerazione, ci mettono nelle condizioni di “capire” subito eventuali aree di inefficienza o, peggio, di collusione all’interno delle istituzioni.

Non sottovalutiamo l’importanza del lavoro di sensibilizzazione fatto da altre nostre consorelle, un lavoro che riteniamo comunque utile, ma assolutamente insufficiente ai fini di un’azione efficace di contrasto delle organizzazioni criminali.

Parlare di fatti del PASSATO va bene, ma è necessario parlare e non solo di fatti del PRESENTE e, possibilmente, del FUTURO.

Solo in tal modo si possono e debbono aiutare coloro –forze dell’ordine e magistratura – che istituzionalmente sono chiamati a svolgere concretamente – gli “zappatori”, tanto per definire un termine usato da quell’investigatore con la I maiuscola di cui abbiamo parlato – l’azione di contrasto della criminalità.

Solo in tal modo, peraltro, si contribuisce a far crescere anche fra di esse – forze dell’ordine e magistratura, cioè – il livello del brodo di coltura che spesso manca nelle strutture locali, stazioni, brigate, compagnie, commissariati, non tanto fra i dirigenti e gli ufficiali che, in genere, sono sufficientemente preparati e sensibili, quanto, soprattutto, fra i marescialli e gli ispettori che sono coloro che rappresentano l’ossatura dell’impianto investigativo in quanto sono loro che svolgono le indagini.

Ma per fare quello che facciamo noi, necessita un minimo di competenza e di conoscenza delle cose che spesso manca in coloro che dicono di voler combattere le mafie.

E’ penoso, infatti, continuare a leggere prese di posizione, dichiarazioni di intenti, atti di solidarietà, richieste e quant’altro che risultano strampalate, ridicole e che gettano, peraltro, discredito sull’intero fronte dell’antimafia.

Si fa confusione addirittura fra DDA e DIA, non avendo chiara nemmeno la natura di entrambe, la prima come struttura giudiziaria – Procura cioè – e la seconda come struttura investigativa interforze.

Come non si ha chiara l’impossibilità di istituire sezioni della DDA nei distretti giudiziari nei quali manchi la Corte di Appello.

Non lo consente la legge.

Meraviglia il fatto che, a parte taluni esponenti locali dei partiti, siano addirittura dei parlamentari a fare richieste del genere.

Ieri abbiamo scritto su questo stesso sito un pezzo dal titolo “ FACTA, NON VERBA”, fatti, non parole, al quale abbiamo voluto attribuire un’importanza particolare.

Ai partiti, come ai parlamentari del centrosinistra (non vogliamo apparire partigiani ma è un dato di fatto che siano, almeno ad oggi, solo questi, oltre a quelli legati a Fini – Granata ed Angela Napoli, – che si sono mostrati sensibili ai problemi delle mafie nella nostra regione), chiediamo una maggiore precisione di linguaggio e proposte più appropriate.

Il momento economico che sta attraversando il Paese non consente aperture di nuove sedi, nuovi reparti come la DIA.

Intanto, essi chiedano, per quanto riguarda la DIA, un rafforzamento dei Centri Operativi di Roma e Napoli che, per carenza di mezzi e risorse, lavorano in condizioni pietose.

A quel personale andrebbe fatto un monumento!

E, poi, per quanto riguarda il resto, chiedano al Ministro dell’Interno, al Capo della Polizia, ai Comandanti Generali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza l’assegnazione di nuovo personale (e di una quota dignitosa di indennità di straordinario) alle Squadre Mobili ed ai Comandi provinciali dei CC. e della Gdf. di Latina soprattutto e Frosinone, ma anche di Roma, Viterbo ecc.

Queste – e solo queste – sarebbero richieste serie ed accoglibili.

Tutto il resto è aria fritta!