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Relazione annuale Direzione Nazionale Antimafia: l’allarme

Il riciclaggio complessivo riferibile alle ‘mafie’, secondo il Fondo monetario internazionale, ”ammonterebbe a 118 miliardi di euro” mentre ”il denaro ‘pulito’, al netto del riciclaggio, e’ stimato attorno ai 90 miliardi l’anno di cui 44 sarebbero di spettanza della ‘ndrangheta, la piu’ potente e ricca delle organizzazioni criminali italiane”. E’ quanto si legge nella relazione annuale della Dna, direzione nazionale antimafia, sulle attivita’ svolte dal Procuratore nazionale antimafia e dalla Dna stessa nonche’ sulle dinamiche e strategie della criminalita’ organizzata di tipo mafioso nel periodo che va dal 1 luglio 2009 al 30 giugno 2010.

E’ interessante notare, sottolinea la relazione, che ”nel 2004, secondo dati Eurispes, il giro d’affari della ‘ndrangheta era gia’ stimato attorno ai 36 miliardi di euro. Una cifra che evidenzia una crescita non certamente spiegabile con un mero adeguamento all’inflazione. La verita’ e’ che le strategie adottate dalle ‘ndrine si sono raffinate nel tempo: nel caso della droga, che frutta il 62% dei profitti illeciti, i clan hanno abbattuto i costi riducendo, per cosi’ dire, della ‘filiera’. A fronte di un ‘giro di affari’ di siffatta portata appare evidente, come sollecitato dal procuratore capo di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, un’azione di contrasto che superi le logiche emergenziali per adottare un approccio sempre piu’ sistematico”.

”’NDRANGHETA INTERLOCUTRICE DI OGNI POTERE POLITICO”.

La ‘ndrangheta e’ l’organizzazione mafiosa piu’ ricca e interlocutrice di ogni potere, sia politico che amministrativo.

In particolare, spiega la relazione della Dna, ”la ‘ndrangheta ha caratteristiche di organizzazione mafiosa presente su tutto il territorio nazionale, globalizzata ed estremamente potente sul piano economico e militare tanto da potere essere definita presenza istituzionale strutturale nella societa’ calabrese, interlocutore indefettibile di ogni potere politico ed amministrativo, partner necessario di ogni impresa nazionale o multinazionale che abbia ottenuto l’aggiudicazione di lavori pubblici sul territorio regionale”.

”LA ‘NDRANGHETA HA COLONIZZATO LA LOMBARDIA”

La ‘ndrangheta calabrese conquista il Nord Italia. L’allarme arriva dalla relazione annuale della Dna, direzione nazionale antimafia, sulle attivita’ svolte dal Procuratore nazionale antimafia e dalla Dna stessa nonche’ sulle dinamiche e strategie della criminalita’ organizzata di tipo mafioso nel periodo che va dal 1 luglio 2009 al 30 giugno 2010.

In particolare nella relazione vengono sottolineanti alcuni ”elementi di indubbia novita”’ e si legge che le indagini espletate dalle Dda di Reggio e Milano hanno fatto emergere ”l’esistenza della ‘ndrangheta come organizzazione di tipo mafioso unitaria, insediata sul territorio della provincia di Reggio Calabria; l’esistenza di un organo di vertice che ne governa gli assetti, assumendo o ratificando le decisioni piu’ importanti e l’esistenza di molteplici proiezioni, oltre il territorio calabrese, di cui la piu’ importante e’ la Lombardia, secondo il modello della ‘colonizzazione’, ed i rapporti tra la casa madre e tali proiezioni ‘esterne”’.

Dal territorio calabrese, insomma, ”la ‘ndrangheta si e’ da tempo proiettata verso i mercati del Centro-Nord Italia, verso l’Europa, il Nord America, il Canada, l’Australia.

L’infiltrazione e la penetrazione di questi mercati ha comportato la stabilizzazione della presenza di strutture ‘ndranghetiste in continuo contatto ed in rapporto di sostanziale dipendenza con la casa madre reggina. Piu’ in particolare, in Lombardia la ‘ndrangheta si e’ diffusa non attraverso un modello di imitazione, nel quale gruppi delinquenziali autoctoni riproducono modelli di azione dei gruppi mafiosi, ma attraverso un vero e proprio fenomeno di ‘colonizzazione’, cioe’ di espansione su di un nuovo territorio, organizzandone il controllo e gestendone i traffici illeciti, conducendo alla formazione di uno stabile insediamento mafioso in Lombardia. Qui la ‘ndrangheta ha ‘messo radici’, divenendo col tempo un’associazione dotata di un certo grado di indipendenza dalla ‘casa madre’, con la quale pero’ comunque continua ad intrattenere rapporti molto stretti e dalla quale dipende per le piu’ rilevanti scelte strategiche”.

Per quanto riguarda invece i mercati internazionale ”le numerose indagini concluse e quelle in corso confermano, vieppiu’,il ruolo della ”ndrangheta quale leader europeo nel traffico di cocaina e conclamano l’esistenza di comprovati rapporti negoziali illeciti con potenti organizzazioni straniere spagnole, africane, sudamericane e statunitensi. Le proiezioni all’estero della ‘ndrangheta sono riscontrabili in Germania, Svizzera Olanda,Francia, Belgio, Penisola Iberica, Canada e Australia.

Soggetti che operano per conto delle cosche calabresi, inoltre, sono stati tracciati in Europa orientale, Usa, America centrale e meridionale.

Non trascurabile e’ inoltre il rapporto con i paesi dell’Est e con le mafie ivi presenti, in particolare con Bulgaria ed Albania, finalizzato alla creazione di nuovi mercati di approvvigionamento e distribuzione di droga”.

”PREOCCUPANTE INFILTRAZIONE MAFIOSA IN P.A. AL CENTRO-NORD”.

E’ allarme per le infiltrazioni mafiosi nella pubblica amministrazione nel centro-nord Italia. In particolare, si legge nella relazione nella parte dedicata alle infiltrazioni della criminalita’ organizzata nella pubblica amministrazione, ”dal periodo di riferimento emerge in modo costante e preoccupante, soprattutto nel Centro-Nord del Paese, la presenza sempre piu’ gravemente pervasiva di soggetti collegati alle organizzazioni criminali (soprattutto di matrice ndranghetistica) i quali perseguono i propri intenti illeciti attraverso tecniche di mimetizzazione sociale molto efficaci”. Lo sganciamento definitivo delle organizzazioni mafiose dai contesti territoriali di riferimento, la dissipazione del patrimonio sociale di conoscenze circa i soggetti intranei alle organizzazioni o ad essi vicini, l’inevitabile abbassamento della soglia di attenzione che i soggetti ”contattati” dalle organizzazioni pongono ai tentativi di collusione e infiltrazione ”rendono particolarmente temibile la situazione, anche per la difficolta’ di dimostrare in giudizio la piena consapevolezza delle persone coinvolte nelle investigazioni circa la natura e la provenienza degli uomini dei clan”. In altre parole, si legge ancora, ”c’e’ il rischio che si crei una schiera di ‘invisibili’ che, germinata dalle cellule silenti delle mafie al Centro-nord, penetri in modo silente ma insidioso il tessuto politico, istituzionale ed economico delle regioni oggetto dell’espansione mafiosa”. In questo contesto ”recupererebbe grande efficacia l’intero spettro dei delitti contro la pubblica amministrazione, i quali opererebbero da veri e propri delitti-spia rispetto alla natura dei rapporti instaurati e alla consapevolezza della natura comunque illecita delle relazioni in corso”. D’altronde, non a caso, ”l’Unione europea e la comunita’ internazionale convergono verso l’attribuzione di un medesimo coefficiente d’allarme per i delitti di corruzione e quelli di criminalita’ organizzata, a riprova di un coacervo illecito che andrebbe congiuntamente esplorato, con i medesimi mezzi probatori e le stesse tecniche investigative (si pensi al problema degli undercover per la corruzione o al regime delle intercettazioni telefoniche e ambientali)”.

In Italia, al contrario, ”lo scarno testo legislativo con cui si e’ proceduto alla ratifica ed all’esecuzione della Convenzione di Merida nell’ordinamento giuridico italiano sottolinea come si sia mancata l’occasione per una complessiva riforma dei delitti contro la pubblica amministrazione, soprattutto attraverso una adeguata riscrittura delle disposizioni in materia di corruzione e concussione”.

(Tratto dal Blog degli Amici di Pino Masciari)