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Reggio Calabria, altri cinque arresti per brogli elettorali alle comunali 2020. “Alterazione del voto con nomi di anziani mai andati ai seggi”

Il Fatto Quotidiano

Reggio Calabria, altri cinque arresti per brogli elettorali alle comunali 2020. “Alterazione del voto con nomi di anziani mai andati ai seggi”

Tra gli arrestati c’è di nuovo il consigliere comunale Nino Castorina, ex componente del direttivo nazionale del Partito democratico, raggiunto da una prima misura a dicembre. Gli altri indagati fanno parte del suo entourage e c’è pure un funzionario amministrativo. Stando all’inchiesta della Procura, si tratta dei soggetti che l’hanno aiutato nel reperire le copie delle tessere elettorali

di Lucio Musolino | 3 MARZO 2021

Altri cinque arresti e un’interdizione. Il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri l’aveva detto il 14 dicembre che l’arresto del consigliere comunale Antonino Castorina (Pd) e del presidente di seggio Carmelo Giustra sarebbe stato solo il primo step dell’inchiesta sui brogli elettorali alle elezioni amministrative del 20 e 21 settembre 2020. La Digos della questura di Reggio Calabria ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa a carico di sei soggetti indagati, a vario titolo, per ipotesi di alterazione del voto, falsità ideologica in atto pubblico e abuso d’ufficio.

Su richiesta del procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e dei sostituti Paolo Petrolo e Nunzio De Salvo, il gip Stefania Rachele ha disposto cinque arresti domiciliari e una misura interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico. Tra gli arrestati c’è di nuovo il consigliere comunale Nino Castorina, ex componente del direttivo nazionale del Partito democratico. Gli altri indagati fanno parte del suo entourage e c’è pure un funzionario amministrativo. Ai domiciliari sono Giuseppe Saraceno (zio acquisito di Castorina) Simone D’Ascola, Francesco Laganà e il giornalista Antonio Fortunato Morelli. Il gip, inoltre, ha disposto anche l’interdizione della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio per il segretario della commissione elettorale comunale Antonino Covani. Stando all’inchiesta della Procura, si tratta dei soggetti che l’hanno aiutato nel reperire le copie delle tessere elettorali che poi sono state utilizzate per far risultare il voto degli anziani che non si sono mai recati al seggio.

L’ossatura dell’impianto accusatorio è rappresentata dai riscontri eseguiti dalla Digos alle dichiarazioni rese ai pm dal presidente di seggio Carmelo Giustra, arrestato a dicembre nella prima tornata dell’inchiesta. Ai pm, in particolare, Giustra ha ammesso che “c’era l’accordo con Castorina” e che quest’ultimo, in barba a tutti i regolamenti, gli aveva fatto la nomina a presidente di seggio all’interno della sua segreteria. E aveva piazzato, inoltre, un suo parente all’interno del seggio elettorale e un altro soggetto che lo stesso Giustra aveva incontrato nella segreteria di Castorina gli aveva portato l’elenco dei nominativi di anziani e dei numeri di tessera elettorale che doveva inserire come voti.

Mi ha detto: ‘Qua c’è una busta, ci sono dei nomi di persone e ci sono accanto segnate le tessere elettorali. – aveva affermato Giustra nel corso dell’interrogatorio – Guarda tu non devi fare altro che annotarle tutte’. Mi dice: ‘Vedi che lo dobbiamo fare per forza. Sai, qua siamo in una zona di Archi, qua, là, dobbiamo farlo… non se ne accorge nessuno. Lo devi fare. In qualche modo, piano piano lo fai’. Gli ho detto ‘va bene’. Alla fine io devo mettere lo stesso ‘conoscenza personale’ di almeno una cinquantina di persone”. Stando sempre a quanto affermato da Giustra, dell’elenco che gli era stato recapitato dalla finestra ha aggiunto 14 voti: “Ogni volta che… riuscivo a scrivere un nome sul registro, automaticamente mettevamo dentro una tessera”.

Naturalmente la preferenza sarebbe andata sempre a Castorina, risultato il primo degli eletti di tutto il centrosinistra: “Tutte io le ho fatte – sono le parole di Giustra – non ho messo sempre solo Castorina. Alcune volte ho fatto Castorina e il sindaco Falcomatà, altre volte ho scritto Castorina a stampatello, altre volte Castorina per esteso, corsivo. Sempre Castorina. Qualche altro nominativo l’ho messo… sempre del partito Pd. Tanto per non fare vedere che era solo Castorina, li ho buttati lì. Non mi ricordo chi… ho preso dei nominativi, che c’erano due donne che si portavano nella lista di Castorina per fare in modo che fossero tutti diversi”.

L’episodio raccontato dal presidente di seggio è stato confermato dalle intercettazioni telefoniche registrate dalla Digos che, nonostante sia stato difeso da Giustra nel corso dell’interrogatorio, è riuscita a identificare il giornalista Morelli come il soggetto del “gruppo Castorina” che gli ha passato il pizzino dalla finestra del seggio. “Il foglio che ti avevo dato durante le elezioni… quello che ti sei portato tu, ce l’hai ancora tu?”. “No… l’ho fatto in mille pezzi… distrutto con il distruggi documenti”. È la risposta di Giustra a Morelli che replica: “Sei un galantuomo tu… minchia sei un professionista”. Ricevuta la rassicurazione che il bigliettino con i voti falsi era stato distrutto, Morelli il giorno dopo tranquillizza il consigliere del Pd: “Il buon Giustra che è un signore non vuole sapere niente! Alla domanda ‘Scusa ma così… eventualmente… visto che non me li hai tornati… ce l’hai tu?’… ‘No Antonio… devi sapere che io… qualsiasi cosa… mi arriva per corrispondenza… io ho un trita documenti… li distrutto e non solo li distruggo… dopo le mischio e le metto tutte in buste diverse”. La preoccupazione di Castorina però non era quella di cancellare le prove ma di recuperare i dati che potevano servire in futuro per altre elezioni: “Ma tu hai fatto una foto… mi ricordo?… ma dico come cazzo fa quello… Ma non è che li possiamo recuperare se non ce l’abbiamo queste schede”.

Nell’inchiesta sono indagati lo stesso Giustra e l’assessore comunale Demetrio Delfino. Quest’ultimo, ex presidente del Consiglio, è coinvolto nell’indagine in relazione alla nomina di Castorina, avvenuta nel gennaio 2018, a componente della commissione elettorale comunale. Nomina che, come sottolinea il procuratore Bombardieri nel corso della conferenza stampa, è stata ratificata da Delfino. “Nessuno in commissione – aggiunge Bombardieri – ha mai rilevato che la presenza di Castorina non fosse legittimata dall’elezione del Consiglio comunale. Questo perché non erano a conoscenza, per sciatteria, perché connivenza o perché dolosamente partecipavano a questo tipo di organizzazione. Questo lo stiamo accertando. Le condotte che noi abbiamo accertato nel dicembre 2020 non sarebbero state possibili se non inserite in un disegno più articolato”. “C’è un quadro – conclude il procuratore – ben più ampio. Vi è una macchina che ha creato le condizioni per cui Castorina ha potuto porre in essere le sue azioni delittuose. L’indagine non si è conclusa”. Per il procuratore aggiunto Gerardo Dominijannisiamo di fronte a un sistema che nasce non nell’immediatezza delle elezioni ma nasce prima, nel 2018. Un sistema che non è stato contrastato da chi poteva farlo. Abbiamo anche notato che, mentre fino a un determinato momento, la commissione indica il sorteggio per la nomina degli scrutatori, quando interviene Castorina scompare la parola ‘sorteggio’ e gli scrutatori vengono nominati su indicazioni del consigliere comunale”.

Le riflessioni dei pm sono scritte nero su bianco nelle 112 pagine di ordinanza di custodia cautelare firmate dal gip Rachele secondo cui “il Castorina aveva dato l’avvio alle operazioni di controllo dei presidi elettorali in vista della tornata elettorale del 2020, già molto tempo prima, ovvero ad inizio 2018 insediandosi senza alcun titolo quale membro prima e presidente poi, della commissione medesima”. “È evidente – sottolinea il gip – come non si tratti di azioni isolate e autonome ma, al contrario, si è al cospetto di passaggi concatenati e ben congegnati che non possono che essere frutto di attenta ed acuta pianificazione da parte dell’indagato Castorina”. In sostanza, il consigliere del Pd “si è potuto avvalere di una nutrita squadra di complici, disposti, con disinvoltura e spregiudicatezza, ad agevolare la rielezione del Castorina aiutandolo a mettere in pratica il meccanismo fraudolento elaborato dall’indagato nel corso degli anni 2018/2020”.

Come dalle parole del procuratore Bombardieri, anche dalle considerazioni del gip emerge che l’inchiesta potrebbe allargarsi: gli indagati “Saraceno, D’Ascola, Morelli, oltre a Giustra ed, evidentemente, oltre agli altri presidenti di seggio delle sezioni interessate dalla falsificazione del voto, ancora in corso di compiuta identificazione, hanno agito quale longa manus del Castorina dimostrandosi a piena disposizione di quest’ultimo nello svolgimento delle attività illecite”.

Allo stato – conclude il gip – è in corso di approfondimento, ma risulta già in parte emerso, che si è attuata anche una seconda modalità di falsificazione dei voti, attraverso l’espressione dei voti doppi riconducibili al medesimo elettore. Nulla esclude che un sistema illecito di acquisizione dei voti falsi così ampio ed evidentemente rodato venga attivato dagli indagati non solo in favore di Castorina (che, in questo caso, era personalmente candidato alle elezioni) ma che, adesso, si attinga anche per influenzare il risultato di future competizioni elettorali in cui gli indagati non siano direttamente personalmente coinvolti ma che risultino di loro interesse per motivi diversi ed ulteriori”.