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Reggio, 20 indagati per il “comitato d’affari” che gestiva gli appalti del Comune

Reggio, 20 indagati per il “comitato d’affari” che gestiva gli appalti del Comune

Conclusa l’inchiesta “Reghion”. Non è coinvolta l’attuale amministrazione. L’ombra di Paolo Romeo dietro alcune società. Avviso notificato anche all’ex senatore di An Domenico Kappler, all’ex assessore regionale Incarnato e a un ufficiale della guardia di finanza in servizio al Consiglio dei ministri

10 settembre 2020, 16:35

REGGIO CALABRIA La Procura della Repubblica di Reggio Calabria ha notificato l’avviso di conclusione indagini dell’inchiesta “Reghion” che ha fatto luce su un “comitato d’affari” capace di gestire la macchina amministrativa del Comune nel periodo compreso tra il 2013 e il 2016. Nell’inchiesta non è coinvolta l’attuale Amministrazione comunale che vede come sindaco uscente, Giuseppe Falcomatà, ricandidato dal centrosinistra alla carica di primo cittadino alle amministrative del 20 e 21 settembre prossimi. Turbativa d’asta, corruzione, intestazione fittizia, traffico di influenze, corruzione per l’esercizio della funzione e associazione a delinquere sono solo alcuni dei reati contestati dal procuratore Giovanni Bombardieri e dal sostituto della Dda Stefano Musolino ai 23 indagati (di cui 3 società) che, stando all’impianto accusatorio, avrebbero favorito l’assegnazione di appalti milionari a imprese dietro le quali si celava l’opera dell’avvocato ed ex parlamentare Paolo Romeo. Romeo non è l’unico ex parlamentare coinvolto nell’inchiesta. L’avviso di conclusione indagini è stato notificato, infatti, anche all’ex senatore di Alleanza nazionale Domenico Kappler, accusato di associazione per delinquere e di essere il socio occulto o, comunque, portatore di cointeressenze sostanziali nelle imprese riferibili all’imprenditore, anche lui indagato, Alberto Scambia.
Nell’inchiesta sono coinvolti anche l’ex assessore regionale Luigi Incarnato, l’ex dirigente comunale di Reggio Calabria Marcello Cammera, l’ex dipendente della Regione Anna Maria Gregorace e la giornalista Teresa Munari.

L’APPALTO SULLA DEPURAZIONE Tra gli appalti oggetto dell’inchiesta della Dda di Reggio Calabria, c’è quello riguardante il completamento e l’ottimizzazione del sistema di depurazione delle acque e la gestione delle risorse idriche. Un bando da 250 milioni di euro che per gli inquirenti ha rappresentato l’esempio “paradigmatico” del mercimonio delle funzioni pubbliche e della sottomissione dell’interesse pubblico.
Secondo l’accusa, Paolo Romeo e i dirigenti del Comune avrebbero aiutato il raggruppamento temporaneo di imprese composto dalla spagnola “Acciona Agua Servicios S.L.” ed “Idrorhegion S.c.a.r.l. S.r.l.”, ad aggiudicarsi la gara per la depurazione con un ribasso dello 0,1%.
Dall’inchiesta emerge, secondo l’accusa, «una stabile con predisposizione di fondi neri e ripartizione degli incarichi corruttivi in un contesto organizzato che è tipico di soggetti professionalmente dediti a sviluppare la propria attività aziendale ed incrementare la propria capacità economica e di accaparramento di flussi economici pubblici, praticando professionalmente la corruzione».

INDAGATO UN UFFICIALE DELLA GDF L’avviso di conclusione indagini è stato notificato anche all’ufficiale della guardia di finanza Massimo Falco che, mentre era alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri, secondo i pm, indebitamente riceveva dall’imprenditore Scambia «l’utilità derivante dall’assunzione del figlio dapprima nella Smeco Lazio Srl, quindi presso la Idrosur Srl». Il tutto, a detta ancora dell’accusa, per «mettere, stabilmente, a disposizione le sue funzioni a vantaggio degli interessi imprenditoriali di Scambia ed alla loro illecita tutela da accertamenti di carattere penale e tributario».

Fonte:https://www.corrieredellacalabria.it/