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.Realtà che bruciano

.Realtà che bruciano
Redazione ANSAPALERMO

                     ”Ma voi, gentile Matteo, avete sempre fatto il vostro lavoro, seguito i vostri interessi. Ad ammazzarci, a violarci, a stremarci non siete stati voi. Noi siamo sopravvissuti alla vostra violenza, abbiamo tratto forza da quel sangue e l’abbiamo utilizzata per cercare di costruire una memoria collettiva e antimafiosa. No, ad ammazzarci e a rendere la nostra vita una continua mortificazione non è stata la tua mafia, ma lo Stato italiano, in particolare rappresentato dalla prefettura di Agrigento”. E’ un passaggio della lettera idealmente indirizzata al boss mafioso Matteo Messina Denaro da Bernardo Calasanzio Borsellino, nipote di Paolo Borsellino (era lo zio) ucciso a Lucca Sicula (Ag) il 21 aprile ’92 e di Giuseppe Borsellino (era il nonno e padre di Paolo) ucciso il 17 dicembre dello stesso anno sempre nel paese agrigentino. Bernardo è figlio di Antonella Borsellino, figlia di Giuseppe e sorella di Paolo. La donna ha un altro fratello Pasquale che fa lo psicologo in Veneto.

       La famiglia chiede che venga riconosciuto lo status di vittima di mafia a Paolo, un giovane imprenditore ucciso perchè non cedette la sua azienda alla mafia. Lo scorso novembre la famiglia Borsellino chiese alla prefettura agrigentina se vi fossero ragioni che loro non conoscevano per negare il riconoscimento e la prefettura rispose che ”l’iter della pratica era concluso”, che quindi non vi erano atti nuovi, dopo le sentenze dei giudici che affermano che l’uomo è vittima delle cosche, ma che Paolo non può avere lo status.

         ”Lo Stato che oggi ho di fronte – scrive Bernardo – è di funzionari pavidi e vigliacchi, che non vogliono prendersi la responsabilità di ripristinare lo status di vittima innocente a mio zio perché temono richieste milionarie di arretrati e risarcimenti. Perché nessuno vuole rovinarsi la carriera. E se ne fottono di me, di mia sorella, dei miei cugini, dei miei parenti e di mia nonna, madre e moglie, a cui voi avete tolto tutto ma che morirà senza avere verità e giustizia non per colpa vostra, ma per colpa di miserabili che presenziano alle manifestazioni antimafia, che si riempiono la bocca di parole e poi si comportano da killer della memoria”.