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Quando si parla di mafia su un territorio si scatena l’inferno e, anziché attacare i mafiosi, si attacca chi, come noi, combatte i mafiosi!

QUANDO SI PARLA DI MAFIA SU UN TERRITORIO SI SCATENA L’INFERNO

Quando si parla di mafia su un territorio, anziché apprezzarci, si scatena l’inferno.

Insulti, provocazioni, dileggio, offese personali.

Ci sentiamo di tutto.

Anziché alzare il livello di guardia, chiamare al confronto, alla sinergia, si spara non contro i mafiosi, ma contro chi combatte i mafiosi.

Ci si accusa di raccontare fandonie, di creare allarmismi; ci si definisce “i professionisti dell’antimafia”, come se noi fossimo coloro che, facendo quello che noi facciamo, guadagnino soldi o costruiscano carriere politiche personali.

Chi ci conosce sa che noi ci rimettiamo di tasca propria i soldi per operare e non lo facciamo per far carriera politica. Molti di noi non sono iscritti ad alcun partito politico e fanno quello che fanno perché credono nei valori della giustizia e della democrazia.

Siamo solo preoccupati per quanto si sta verificando nella nostra Regione, che, grado a grado, sta diventando il covo del malaffare e delle mafie.

Tutto qua.

Non ci spaventano le minacce, velate od aperte. Vuol dire che stiamo operando bene, colpendo al cuore “‘o sistema”, non limitandoci a fare chiacchiere.

Non tolleriamo, però, le offese personali. Quelle no!

I nostri legali stanno esaminando il da fare.