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Quando gli ideali quali la legalità e il senso di appartenenza ad uno Stato di diritto vengono sottratti dal comportamento di chi dovrebbe essere garante per un mondo libero dalle Mafie

Racconto di vita incredibile di un “meglio che resti ignoto” testimone di giustizia.
Un giorno Lui, il nostro futuro testimone di giustizia, occhi svegli e viso sorridente, trova lavoro in un’impresa. Ottimo stipendio, buona posizione lavorativa. Sveglia presto al mattino ma rientra soddisfatto la sera. Ha fatto il suo lavoro e lo ha fatto bene, onestamente come gli ha insegnato suo padre, quel mito di suo padre, un uomo come pochi.
Passa qualche tempo e un giorno Lui si rende conto che nell’azienda in cui lavora qualcosa non va come dovrebbe. Non vengono eseguiti dei controlli, si risparmia sui materiali, i progetti iniziali promettono perfezione ma l’esecuzione è fallace in fase di realizzazione. Prova a capire, rifà i conti, nel frattempo nota movimenti strani, personaggi strani che si avvicendano, nomi che appartengono a famiglie che contano.
Nessuno parla, nessuno dice niente. Tutti lavorano in silenzio, pur essendo sotto gli occhi di tutti che qualcosa non va per il verso giusto e che, quel qualcosa, può determinare in futuro dei seri problemi, anche per la vita altrui.
Nessuno parla perché gli incidenti accadono e poi, di questi tempi, un posto di lavoro va salvaguardato e poi ogni nostra piccola e misera vita vale sempre più delle vite altrui.
Il nostro lui non riesce a tacere. Pensa che se non parla si sentirà sulla coscienza le vite che possono essere coinvolte da probabili incidenti. E parla, denuncia e… manda in frantumi la sua vita e la sua serenità. Nessuno lo avvisa che, Lui, da quel momento testimone di giustizia sarà un uomo braccato, che nessuno proteggerà per anni e che, anche quando sarà incluso nel programma di protezione, la vita che condurrà non potrà essere una vita “normale”. La sua denuncia è utile, circostanziata, valida. Partono le inchieste, partiranno i processi ma Lui dovrà sottostare a continui spostamenti, a una vita in fuga, dovrà stare con il cuore in gola per chi ama, temendo vendette, senza sentirsi realmente sicuro, sobbalzando quando sente parlare il suo dialetto, quando per i casi della vita si trova davanti qualche malavitoso. Con la sua denuncia ha toccato gli interessi economici di una famiglia, e ha imparato in questi anni di fuga che Loro non dimenticano.
A volte, quando la mattina gli propone una giornata quasi normale, illuminata dal sorriso di chi ama, sta bene. Sorride e pensa a quando potrà uscire da un programma di protezione che vive come insufficiente (che non gli fa dormire sonni tranquilli).
A volte, quando i pensieri della notte non lo abbandonano con i primi raggi del sole, vorrebbe sparire, diventare trasparente, rifarsi una vita lontano, ignoto tra ignoti, cambiando nome, cambiando lingua, lontano da un’Italia che lo ha deluso, per la quale ha sconvolto la sua esistenza, ricevendo in cambio una vita che è un inferno di incertezza e paura. E in quel giorno la rabbia, contenuta dalla sua forza d’animo, è talmente grande che la vorrebbe urlare al mondo, affacciandosi alla finestra. Lui, un uomo che si sente solo.

Programma di protezione
venerdì 17 ottobre 2014