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Processo Trattativa, l’appunto ”fantasma” sul cellulare di Riina in carcere

Processo Trattativa, l’appunto ”fantasma” sul cellulare di Riina in carcere

Sentiti gli ex funzionari dei servizi Navarra e Battaglini

di Aaron Pettinari

16 Giugno 2020

Ricordi sbiaditi, documenti “anomali” e racconti divergenti. Ieri al processo d’appello trattativa Stato-mafia si è cercato di approfondire la vicenda dell’informativa per cui Riina, nei giorni di agosto 1993, sarebbe stato in possesso di un telefonino cellulare, durante la sua detenzione presso il carcere di Rebibbia. Un dato emerso nel corso del processo durante l’audizione dell’ex funzionario del Dap Andrea Calabria, oggi presidente titolare della Corte d’Assise d’Appello di Roma.
Questi aveva raccontato dell’esistenza di una segnalazione riservata del ministro dell’Interno con una nota del Capo della Polizia in cui si ipotizzava che Riina, con l’ausilio di alcuni agenti penitenziari, avesse a disposizione un telefonino per parlare con l’esterno. E al contempo l’aveva relazionata all’esigenza di trasferire Riina dal carcere di Roma.
Nei mesi scorsi la Procura generale, in aula rappresentata dai sostituti Pg
Giuseppe Fici e Sergio Barbiera, è andata a scavare sulla questione ritrovando un appunto Sisde negli archivi del Ministero degli Interni, del Capo della Polizia, al Dap, e alla Procura di Roma (che investigò sul fatto), ma non negli archivi dei Servizi, o del centro “Roma 2” da cui sarebbe partito quell’appunto, “anomalo”.
In quella nota, datata 24 ottobre 1993 e trasmessa il 12-15 novembre, riferisce che i primi di agosto Riina era stato visto telefonare servendosi di un apparecchio cellulare messo a disposizione da quattro agenti penitenziari che hanno ammesso di aver preso 40 milioni di lire a testa. E per non dare pubblicità alla vicenda gli stessi sarebbero stati trasferiti senza fare la denuncia all’autorità giudiziaria. E il fatto sarebbe avvenuto i primi di agosto di quello stesso anno.
Oggi in aula sono stati sentiti i funzionari del servizio di intelligence
Maurizio Navarra, ex capocentro dell’Ufficio “Roma 2”, e Franco Battaglini, ex appartenente ai Servizi, e autore dell’appunto, definito ‘Fantasma’ perché non riporta alcun timbro di classificazione (da riservato a segretissimo), non si trova la lettera di trasmissione né tantomeno il “Foglio Fonte”.
“Una cosa del genere fa rumore oggi figuriamoci all’epoca – ha detto Navarra, 77 anni, in pensione – me lo dovrei ricordare per forza. Quello che vedo è un foglio non classificato che potrebbe essere Stato scritto da chiunque. Escludo che un documento del genere possa essere passato dal mio tavolo; viceversa ci sarebbe una lettera di trasmissione a mia firma al direttore del Servizio”. E poi ancora ha aggiunto: “Vi è una prassi strana. E chi l’ha fatta è imprudentissima. Mancando la protocollazione questo appunto potrebbe averlo scritto chiunque ed infilarlo nella corrispondenza”.
La lettera di trasmissione alla Procura generale – hanno fatto presente i sostituti pg Barbiera e Fici – non si trova da nessuna parte. Di certo l’appunto era archiviato nella segreteria del capo della polizia, con un biglietto da visita del capo del Servizio dell’epoca (Salazar,
ndr).
Successivamente è stato sentito
Franco Battaglini, oggi rientrato nei ranghi della Polizia di Stato, che ha confermato di essere il funzionario del centro “Roma 2” che si occupava del “settore carcerario” e di avere “redatto questo appunto appreso da fonte confidenziale. “Nel 1994 – ha aggiunto – sono Stato convocato dal pm della Procura di Roma che indagava sulla vicenda. Era stata la Direzione del Servizio, sollecitata dalla Procura, a dire che ero io estensore dell’appunto. All’epoca opposi il segreto di Stato sulla fonte e poi non ho saputo più nulla”. Battaglini è stato sentito 4 volte dai pg di Palermo, il 6 e il 19 novembre, il 12 dicembre e il 28 febbraio scorso. Nei primi due interrogatori accennò ad una fonte che “poteva essere ancora in vita ma che non vedeva da 15 anni”. Nel frattempo a febbraio arriva dall’Aise (ex Sisde) l’ok per Battaglini a non avvalersi al segreto di Stato sulle fonti e il 28 febbraio accenna ai potenziali informatori. Dapprima avrebbe fatto il nome “Valeria”, un funzionario dell’ufficio penitenziario, ben introdotto nel mondo carcerario. Dopo aver appreso che questi aveva escluso di aver riferito la vicenda Riina ha fatto il nome di un altro potenziale informatore, nome in codice “Zoe”. Ma anche quest’ultimo, sentito dai Pg, ha negato qualsiasi coinvolgimento. Rispondendo alle domande dell’avvocato Basilio Milio, Battaglini ha confermato quanto riferì nel 1994 al pm Vardaro, che lo interrogò sugli stessi argomenti: ovvero che la fonte non avrebbe appreso in maniera diretta della vicenda, ma che sarebbe stata una voce. “Ha sentito una voce d’ambiente può significare molte cose – ha detto Battaglini rispondendo poi ad un approfondimento richiesto dal Presidente Pellino – può aver raccolto un’informazione da un detenuto o un collega attraverso un colloquio informale. Come faccio a dirlo?”.
Il processo è stato rinviato al prossimo
26 giugno in cui non sarà possibile sentire il generale Ragosa (rinviato al 6 luglio in video conferenza). Ci saranno invece Calabria e Cosentino.

Fonte:http://www.antimafiaduemila.com/