Cerca

Primi esiti indagini sui rifiuti tossici interrati a Pastena dopo le denunce dell’Associazione Caponnetto e del neo Sindaco Arturo Gnesi.

Qualcuno diceva che era una bolla di sapone ma dalle prime analisi il sito risulta contaminato

“Gnesi infanga Pastena”.

Per molto tempo qualcuno alzava la voce, saliva sul pulpito e aizzava gli animi, senza farsi l’esame di coscienza, senza mai mettersi in discussione,

Non sono arrivati né incoraggiamenti e né appoggi, neppure formali, neanche per salvare la faccia, sono stati anni duri, attacchi violenti e spropositati, ben congegnati, apparentemente riflessivi, studiati nelle forme espressive, sembravano quasi distratti, distaccati e neutrali ma avevano l’unico scopo di zittire e delegittimare una battaglia civile che durava da oltre un decennio.

” Gnesi sta portando il paese alla morte ”

“Gnesi infanga Pastena”.

“Gnesi sta portando il paese alla morte, è impegnato in campagne pubblicitarie che tengono lontani visitatori e gettano fango su Pastena”

Questa è in sintesi l’opinione espressa da coloro che non hanno avuto mai il coraggio di andare a cercare la verità.

Giudizi frettolosi e demagogici, il solito rituale tendente a manipolare le notizie, a negare i fatti e a denigrare l’avversario.

“Gnesi getta fango su Pastena” il solito insulto, il colpo basso, la pugnalata alle spalle che con velenoso candore tenta di delegittimare chi è impegnato in una lunga rincorsa per ridare dignità e orgoglio, passione e libertà ad un popolo schiacciato dalle bugie e dalle menzogne di una recente politica truffaldina ed affaristica.

Siamo andati avanti per tutelare i legittimi interessi della collettività pronti, in ogni istante e con chiunque a rendere ragione delle cose che diciamo.

Tante parole e immotivate accuse che hanno allontanato per anni l’accertamento della verità fino al punto da compromettere i delicati equilibri della natura. Tutto poteva essere fatto prima risparmiando ai cittadini lunghe polemiche ed estenuanti diatribe che hanno avuto rilevanza nazionale. Giungono i dati relativi ai sopralluoghi effettuati dall’ARPALAZIO sul sito in località Colle Castrese, semplici campionamenti di terreno superficiale eseguiti su tre punti diversi alla presenza degli ispettori del NIPAF. Dai risultati emergono valori superiori alla norma per quanto riguarda il berillio, il vanadio, il cobalto, l’arsenico e gli idrocarburi. Il sito alla fine risulta potenzialmente inquinato secondo quanto stabilito dal decreto legislativo 152/2006, sicuramente è contaminato e ora bisogna stabilire se le concentrazioni rilevate costituiscono un rischio sanitario e ambientale.

Ora arriva la parte più difficile perché oltre ad ultimare le operazioni per la valutazione del rischio sanitario ed ambientale bisogna individuare le responsabilità ed eventualmente procedere alla decontaminazione del luogo. Potremmo cantare vittoria e dire che avevamo ragione ma siamo convinti che non c’è alcun tempo per queste considerazioni perché si dovranno trovare nuovi motivi per far ripartire l’economia e lo sviluppo del nostro paese che rischia una forte recessione dopo questa scoperta.