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Prescrizione congelata. Ecco il piano di Cartabia per processi più veloci

La Stampa

Prescrizione congelata. Ecco il piano di Cartabia per processi più veloci

Tregua nella maggioranza, ma Bonafede vuole la Commissione giustizia. Il gesto distensivo della ministra che va alla Camera dai capigruppo

FRANCESCO GRIGNETTI

PUBBLICATO IL 20 Febbraio 2021

ROMA. Marta Cartabia fa la prima mossa da ministra sulla scacchiera della politica e vince. A sorpresa l’altra sera si è presentata alla Camera e ha chiesto un incontro con i capigruppo della maggioranza. Non capita quasi mai che il ministro Guardasigilli vada dai parlamentari; in genere li convoca. Mosse significative, come quella di ieri, quando ha scelto di visitare gli uffici del Garante per i diritti dei detenuti, Mauro Palma, un modo plateale per sottolineare la sua attenzione, finora dottrinale, domani concreta, al mondo delle carceri.

Giovedì la ministra aveva l’urgenza di parlare della prescrizione, ovvero gli emendamenti al decreto Milleproroghe contro la riforma che porta la firma del grillino Alfonso Bonafede, e che potevano portare a un’immediata esplosione delle tensioni. In tasca, Cartabia aveva un ordine del giorno che hanno poi firmato tutti. È uscita insomma dalla riunione, tenutasi nella sala del governo, con un’inattesa tregua e un generale apprezzamento .

Sulla prescrizione, seguendo l’invito della ministra («evitiamo strappi, c’è il tempo per ragionare») è stata stipulata una «pax» che durerà qualche tempo. Nel frattempo lei studierà i testi ereditati da Bonafede e tra questi la riforma del processo penale: se funzionasse, e i tempi si velocizzassero, allora la questione della prescrizione perderebbe di forza. Sia a mantenerne lo stop, sia a ripristinarla.

La soluzione Cartabia sarà un prossimo disegno di legge delega, entro il quale sarà affrontato, come recita l’ordine del giorno, «il nodo della prescrizione all’interno delle riforme del processo penale, nell’ambito cioè di un disegno più organico che consenta il bilanciamento dei principi costituzionali». Ha spiegato infatti la ministra, con il piglio di ex presidente della Corte costituzionale, che occorre contemperare l’efficacia della giustizia con i diritti degli imputati, la ragionevole durata del processo con la necessità di un processo giusto. E ha poi spiegato che il tempo per operare c’è, dato che i primi effetti pratici del blocco della prescrizione si vedranno a partire dal 2024 per le contravvenzioni e dal 2025 per i reati minori.

Nelle stesse ore, Draghi, che procede in stretto coordinamento con la ministra, rimarcava in Aula uguali concetti, invocando un processo che «rispetti tutte le garanzie e i principi costituzionali, che richiedono ad un tempo un processo giusto, e un processo di una durata ragionevole».

La traiettoria politica è segnata, insomma. Si sospendono le ostilità e si prova a ragionare su una riforma del processo penale che funzioni sul serio. Dice perciò Alfredo Bazoli, Pd: «Ho condiviso la proposta. Ricalca quanto abbiamo più volte suggerito per la nuova fase politica: affrontare nodi delicati come quelli della prescrizione dentro il campo più largo della riforma del processo penale». Gli fa eco Enrico Costa, Azione: «Bene il metodo, di rispetto per il Parlamento. Ora però viene il difficile: calibrare una riforma che sia efficace sul serio». Si respira molta speranza anche nel centrodestra, specie dopo avere sentito un Draghi così chiaro sulle garanzie e i tempi del Giusto Processo.

Sulla voglia di lavorare assieme, si staglia però un’ombra: l’ex ministro Bonafede vuole tornare alla commissione Giustizia, forse con il ruolo di capogruppo M5S. È evidente che se intende battagliare per una difesa a oltranza delle sue proposte, così indigeste a tutti gli altri, si rischia un clima da scontro continuo. Con buona pace della tregua. Dice intanto una voce molto addentro alla materia: «I grillini non hanno più quel peso determinante che avevano. Dovranno rendersi conto che non possono più imporre diktat».