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Prescrizione breve, blitz del governo a Montecitorio. Offese di La Russa alla Presidenza e manifestazioni popolari di protesta davanti a Montecitorio

In mattinata il voto che inverte l’ordine del giorno alla Camera: si scatena l’ira dell’opposizione. La Russa insulta Fini poi si scusa. Napolitano: «Stop alle tensioni»
ROMA
Giornata ad altissima tensione alla Camera impegnata nell’esame del disegno di legge sul processo breve. Finisce con uno scontro in Aula tra il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, e il presidente della Camera, Gianfranco Fini, con la seduta che viene prima sospesa e poi rinviata a domani. A fare da prologo una manifestazione contro il provvedimento che arriva a due passi dall’ingresso di Montecitorio, con ministri e deputati della maggioranza che vengono pesantemente contestati.

Una vicenda che provoca l’intervento in Aula del titolare della Difesa: «A due metri dal portone di ingresso di piazza Montecitorio -afferma- c’è uno schieramento di poche centinaia di persone, appositamente convenute, con un chiaro intento intimidatorio, offensivo e violento. Voi -dice poi replicando alle contestazioni delle opposizioni- siete complici se reagite così, voi siete complici se non date la solidarietà, voi siete violenti assai più di loro. Ho riconosciuto una persona per essere l’organizzatore dei fischi a Silvio Berlusconi il 17 marzo. La stessa persona, vestita nella stessa maniera. È il frutto di una organizzazione voluta di contestazione premeditata alla maggioranza, agli organi costituzionali, alla libertà del Parlamento».

Immediata la replica del capogruppo del Pd alla Camera Dario Franceschini: «Credo che le parole e il tono di voce e i comportamenti dell’ultima mezz’ora del ministro La Russa parlino chiaro. Noi condanniamo sempre senza esitazione ogni violenza, ma mi chiedo per quale motivo una delle migliaia di manifestazioni che avvengono davanti alla Camera, anzichè svolgersi come sempre dietro le transenne, all’obelisco, è stranamente arrivata sino all’ingresso di Montecitorio».

I toni si surriscaldano ancora di più: La Russa, secondo quanto riferito da alcuni deputati, avrebbe risposto «lasciami stare, sto applaudendo», e al secondo richiamo di Fini lo avrebbe platealmente mandato a quel Paese. Tra fischi e urla, la seduta viene sospesa, e Fini si rivolge al ministro della Difesa dicendogli: «ma come ti permetti?»

Alla ripresa, il vicepresidente della Camera Antonio Leone annuncia la definitiva chiusura della seduta e il rinvio a domani dell’esame del ddl sul processo breve e spiega che sempre domani si riunirà l’ufficio di presidenza, al quale i deputati questori riferiranno su quanto accaduto al di fuori del palazzo e all’interno dell’Aula.«Non ho mai insultato Fini, quando ho fatto il gesto con la mano mi sono rivolto all’Aula e a Franceschini, non certo al presidente della Camera». spiega poi La Russa. «Certo, non ho apprezzato Fini, perchè ha ripreso solo me e sospeso la seduta». Il terzo polo prende posizione e chiede al ministro della Difesa di dimettersi.

La manifestazione a Montecitorio e lo scontro in Aula segnano l’epilogo di una giornata segnata da un crescendo di tensioni. Si inizia con l’approvazione della proposta della maggioranza di invertire l’ordine del giorno, iniziando subito con l’esame del processo breve. «Vergogna, vergogna», il grido che si leva dai banchi dell’opposizione.

«Nei giorni scorsi -Pier Ferdinando Casini- il ministro della Giustizia ha presentato un progetto di riforma costituzionale, assicurando che avrebbe tolto di mezzo tutte quelle norme minimali, settoriali, ad personam che c’erano in giro. Noi abbiamo detto che non ci si poteva sottrarre al confronto e che eravamo pronti a sederci al tavolo ma ora la maggioranza si rimangia tutto. È una vergogna».

«Ora voglio capire -sottolinea invece il segretario del Pd Pier Luigi Bersani- come la Lega spiegherà la “Padania breve”…. Su questo li inseguiremo in ogni angolo della Padania».«Chi cerca pretesti per sottrarsi al confronto fa un gioco scoperto», replica il ministro della Giustizia Angelino Alfano.

«Con l’inversione di un punto all’ordine del giorno, strumento parlamentare ben noto e definito dal regolamento, non viene fatta alcuna forzatura nè regolamentare nè politica. Il provvedimento -ricorda il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto- era già calendarizzato e regolato sul piano del contingentamento dei tempi che non è una misura variabile a soffietto secondo gli stati d’animo e la strumentalità politica dell’opposizione. Nel merito ribadiamo che è del tutto legittimo e anzi obiettivo di civiltà provare a ridurre i processi».

«Non si tratta di processo breve, ma di processo europeo che abbia tempi decenti come richiede l’Europa e come richiedono i cittadini», afferma invece il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in visita a Lampedusa. «Il processo Mills -aggiunge riferendosi al procedimento sui quali potrebbero avere effetto le norme in discussione alla Camera- è una vergogna per la giustizia italiana, è un’invenzione pura, ho giurato sui miei figli e sui miei nipoti che nessuno dei fatti su cui la Procura di Milano ha costruito questi processi, è vero».

Intanto le votazioni a Montecitorio procedono, vengono respinte la pregiudiziale di costituzionalità e la richiesta di sospensiva presentate dall’opposizione, che ottiene di veder raddoppiati i tempi della discussione. La maggioranza spera comunque di arrivare entro venerdì all’approvazione del provvedimento. Anche perchè la Conferenza dei capigruppo calendarizza per martedì prossimo il voto dell’Aula sulla richiesta presentata dal centrodestra di sollevare il conflitto di attribuzioni nei confronti della Procura della Repubblica e del gip di Milano.

Della questione si parla nell’ufficio di presidenza, dove Fini annuncia che comunque, qualunque sia la decisione dell’organismo di Montecitorio, l’ultima parola spetterà all’Aula. Il voto finisce in parità, 9-9, e a quel punto il pronunciamento dell’Assemblea diventa inevitabile, mancando il parere dell’ufficio di presidenza.

(Tratto da La Stampa)