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Per una cultura del dialogo di Francesco de Notaris

Per una cultura del dialogo
di Francesco de Notaris

 

All’avvicinarsi delle elezioni politiche ed in presenza di una legge elettorale che spinge a ripensare il ruolo dei partiti nella società, penso occorra riempire di contenuti il  contenitore che si sta costruendo.

 

 Le liste che chiederanno ai cittadini il cosi detto consenso non potranno essere composte in modo da apparire “una sommatoria”, magari anche di ottime personalità però prive di un progetto comune, di un’intima coerenza, che li renda un “corpo” riconoscibile.

 

Bisogna individuare in ognuno caratteristiche fondamentali comuni, in modo che possano essere funzionali a quella novità, nel Parlamento e nel Governo, della quale abbiamo bisogno.

 

Gli italiani chiedono un cambiamento di sostanza, nei comportamenti personali ed interpersonali, nel modo di fare politica, nell’approccio responsabile e competente ai problemi. Doppiezze e ipocrisie hanno lastricato le nostre strade e le hanno rese pericolose e piene di…buche.

 

Immagino persone di buona volontà, di matrici culturali diverse, provenienti dalle Università, dalle fabbriche, dalle scuole, dai mondi vitali che diventino artefici di un efficace impegno a servizio vero delle persone, che si spendano per restituire al nostro Paese il ruolo che merita nella comunità delle nazioni.

 

Non desidero parlare con parole vuote. Veramente abbiamo bisogno di organizzare e realizzare la speranza: la speranza di vivere come è dignitoso vivere questo momento della nostra storia.

 

Questi anni berlusconiani ci hanno defraudato. Hanno indicato false mete distorcendo sensibilità e potenzialità. Hanno lasciato intravedere montagne di panna montata e corrotto le menti dei più deboli. Hanno schiacciato la ricchezza delle diversità e mortificato le attese.

 

Hanno represso il grido della giusta protesta, ricattando sui diritti e sui bisogni. Hanno respinto le richieste della cultura, perchè la massificazione in basso è funzionale al loro modo di governare.

 

Hanno difeso ed esaltato corruzione e arricchimenti di dubbia origine. Hanno favorito nei fatti il crimine, denigrando e tentando di assoggettare il potere costituzionale della magistratura. Siamo in un tempo, a dirla con Vittorio Bachelet, assassinato dalle brigare rosse, in cui le speranze umane si accendono di luci improvvise che sembrano rendere prossima una nuova età di felicità e di innocenza, di sicurezza, di giustizia, di progresso e di pace.

Le nuove terre ed i nuovi cieli sembrano a portata di mano. Un’altalena continua tra periodi di pace, in cui pare si irrobustiscano le ragioni per una giusta convivenza, e momenti di violenza mitizzata, come soluzione dei problemi sociali e politici.

 

E siamo chiamati a costruire una “polis” più abitabile. Ed ecco che edificare la democrazia può voler dire “stare la mattina in piazza a chiacchierare, a convivere per poi condividere” (La Pira), tornando alla dimensione del dialogo. E’ questa la democrazia che cresce tra la gente alimentandosi a ragioni, valori, in vista del bene comune.

 

Mettere radici alla speranza significa essere propositivi ed operativi oggi, nei riguardi dei problemi dei singoli che vivono accanto a noi, evitando di farsi condurre da vuote utopie o da una conclamata tensione morale o dal pragmatismo del giorno per giorno, ma da un disegno condiviso che manifesti un potere che sia servizio.

 

Questo potere batterà la criminalità, la mafia, la camorra, che uccidono  nel nostro Sud, come l’altro ieri ancora in Calabria e che intimoriscono cittadini e imprenditori, mentre al nord ed in altre zone del mondo la stessa criminalità ricicla e investe realizzando la propria globalizzazione.

A queste realizzazioni non sono estranei  e si rinforzano a vicenda lazzaroni arricchiti, specialisti del degrado, fabbricanti di illusioni, procacciatori di “amicizie” , saltimbanchi della politica, strateghi degli “affari”, ossequiosi cooptati dalle oligarchie vincenti, banditori ingaggiati per convincere ed addormentare.

La nostra gente merita di uscire per sempre da condizioni di difficoltà e merita governanti capaci di formare un popolo di uomini liberi.Per raggiungere grandi obiettivi nè scusanti, nè doppia morale, nè compromessi degradanti, in particolare per chi è in politica.

 

Si alla giusta mediazione nella coerenza tra i grandi valori da affermare e la realtà della storia che chiede a tutti l’esaltazione della laicità.

 

Se non vogliamo continuare a battere l’aria in questo Paese in preda a febbre da dibattito nel quale a dichiarate motivazioni ideali si contrappone il peso politico degli interessi forti, non sarà possibile prescindere da una vera riforma del sistema politico-istituzionale (che nulla ha a che vedere con lo sconquasso prodotto da questa maggioranza) e dei partiti politici, che devono indicare le vie percorribili per governare gli uomini e le trasformazioni.

 

Per governare il cambiamento si richiede  una profonda trasformazione di mentalità ed un supplemento di amore per noi e la nostra terra.