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Per Del Balzo, arrestato per la vicenda dei rifiuti a Minturno, altri guai. E rispuntano le vecchie informative sui suoi rapporti con la vedova del boss Beneduce

Latina, per Del Balzo anche l’indagine sulle raccomandazioni Asl

Non sembrano avere fine i guai per il consigliere regionale Romolo Del Balzo. Sull’esponente del Pdl, in carcere a causa dello scandalo rifiuti emerso nell’inchiesta sulla «Eco Ego» di Minturno, la Procura di Latina sta indagando anche per le telefonate sospette relative principalmente al concorso di laurea in scienze infermieristiche, emerse nell’inchiesta «Damasco», condotta dall’Antimafia di Roma.
Occorre però andare per ordine. E’ l’estate 2008 quando in provincia esplode il ciclone «Damasco». Emerge che la Dda, indagando sulle presunte infiltrazioni mafiose nel Comune di Fondi, si sta interessando anche al consigliere regionale Del Balzo. I carabinieri, intercettando l’ex assessore fondano Riccardo Izzi, si concentrano su alcune telefonate tra quest’ultimo e l’esponente del Pdl. Izzi, ritenuto l’uomo che avrebbe spalancato le porte del Palazzo di Fondi alle mafie, chiede aiuto per delle pratiche di invalidità a Del Balzo. Gli investigatori si convincono che il politico minturnese sia il referente delle mafie in Regione, un’ipotesi poi caduta. Nelle informative alla Dda, i militari dell’Arma parlano di aziende del boss Alberto Beneduce rilevate da Del Balzo, di rapporti stretti tra quest’ultimo e la vedova del boss, Paola Stroffolino, di frequentazioni che il consigliere regionale avrebbe avuto in passato con pregiudicati vicini ai Casalesi. Del Balzo finisce sotto intercettazione e spuntano tutta una serie di telefonate che, secondo i carabinieri, dimostrano come Del Balzo si sarebbe adoperato per far passare il concorso di laurea in scienze infermieristiche a candidati amici, ottenendo le risposte esatte da un medico di Terracina e ottenendo l’aiuto anche dell’allora presidente del consiglio comunale di Latina, Nicola Calandrini, e di Nathan Altomare, esponente di Forza Italia, oltre a tutta un’altra serie di favori. Del Balzo nega con forza ogni contatto col malaffare, nega anche quanto scritto dalla Dia, ovvero che nel ‘99 avrebbe incaricato di recuperare per lui alcune somme Carmelo Tripodo, uno dei due presunti boss di Fondi, e nega le «spintarelle» per i concorsi. L’Antimafia per lui archivia e la Procura di Latina gli invia un avviso di garanzia solo per peculato, relativamente all’uso del telefonino da lui avuto dalla Regione. Ora però emerge che a Latina stanno indagando anche su quelle presunte «spintarelle». In Procura non sembrano più pensare che raccomandare non sia reato.
Clemente Pistilli

(Tratto da La Provincia)