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Per combattere seriamente le mafie le parole non servono a niente. Occorrono fatti e non chiacchiere

Se gli esponenti politici pontini – primi fra tutti il Sindaco di Formia Michele Forte ed il consigliere regionale Di Giorgi, entrambi appartenenti allo schieramento di maggioranza di centrodestra -, che in questi giorni si sono affannati a dichiararsi allarmati per il livello di pericolosità raggiunto dalle mafie in provincia di Latina, vogliono dimostrare di non volersi limitare alle parole per passare ai fatti, si adoperino presso i vertici nazionali dei loro rispettivi partiti perché:

1) l’Amministrazione comunale di Fondi si costituisca parte civile nel processo “Damasco 2” contro le mafie;

2) l’Amministrazione comunale di Sabaudia provveda, al fine di uscire dall’impasse determinato dalla presenza nelle fila dei consiglieri comunali di maggioranza di una persona indagata per gravi reati, ad autosciogliersi con le dimissioni di tutti i suoi membri.

Sarebbero, questi, due passi importanti che contribuirebbero a ridare un minimo di credibilità ad una classe politica in parte fortemente screditata e sospettata di molte collusioni, soggettive od oggettive, con ambienti mafiosi.

Proprio a Fondi, come a Sabaudia ed anche a Formia, per non parlare di Latina – dove, com’è noto, nell’inchiesta sui Di Silvio ci si sta, finalmente, anche se con molto ritardo, rendendo conto delle gravissime collusioni fra soggetti politici, professionisti e malavita -, si sono fatti negli anni e si fanno sempre più nomi e cognomi.

Ci siamo limitati a citare questi 4 comuni dove si sono registrati “casi” conclamati di queste collusioni, ma potremmo parlare di altri ancora dove, purtroppo, sono mancate finora l’attenzione e le indagini necessarie. Ma vedremo con il tempo di correggere queste anomalie.

Non vogliamo minimamente mettere in dubbio la buonafede e l’onestà intellettuale sia di Forte – padre sindaco e figlio assessore regionale – che di Di Giorgi, che sappiamo essere, insieme a tanti altri loro colleghi, non personalmente invischiati con le mafie, ma le parole non servono a niente, considerata la gravità della situazione esistente in provincia di Latina.

Va detto, però, con altrettanta chiarezza, che, laddove non esistano responsabilità soggettive, esistono quelle oggettive che non consentono a nessuno, sia esso di destra, di centro, come di sinistra, fatta qualche rara, rarissima eccezione, di autoassolversi.

A noi non interessano i colori politici perché, per il lavoro che facciamo, troviamo mafiosi ed amici dei mafiosi or qua or là e, proprio per questo, non godiamo molte simpatie, soprattutto da parte di ambienti del PD.

Ma dobbiamo, per onestà intellettuale, dare atto ad alcuni dirigenti dell’IDV, di PRC e di SEL di essere stati gli unici, almeno nel Lazio, a manifestare con i fatti, standoci vicini ed aiutandoci talvolta a scoprire situazioni sospette, la loro sensibilità al problema “mafie” ed un certo impegno.

Di tale impegno, però, ne occorrerebbe di più, venendo, ad esempio, a darci una mano, nell’Associazione, per individuare, comune per comune, caso per caso, per denunciarli agli organismi investigativi specializzati, presenze, attività, rapporti sospetti.

La lotta alle mafie non si fa con la sociologia e con la storia.

Questo, forse, andava bene 10 anni fa.

Ma oggi che le mafie sono entrate massicciamente nell’economia, nelle professioni, nella politica, nelle istituzioni, in tutto l’impianto, insomma, del nostro Paese, per non parlare degli altri, le parole non servono più a niente.

Un esempio piccolo piccolo: il patrimonio sospetto sequestrato dalla Questura di Latina ad una sola famiglia a Sabaudia raggiunge il valore di 30 milioni di euro, somma, questa, che rappresenta esattamente il doppio del Bilancio di quel Comune.

E stiamo parlando solo di Sabaudia!

E’ profondamente sbagliato pensare che debbano continuare ad essere solamente magistratura e forze dell’ordine, peraltro giorno dopo giorno sempre più depotenziate e pertanto demotivate, a combattere le mafie.

Spetta ad ognuno di noi, almeno a quelli che ancora sentono di avere la dignità di cittadini onesti e civili, aiutarle.

Ma con i fatti, non con le chiacchiere.