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Patto criminale sugli appalti pubblici anche nel Lazio fra i Casamonica e ‘ndrangheta

Patto criminale tra Casamonica e ‘ndrangheta. Le mani su appalti pubblici, miravano ai rifiuti

Un giro d’affari di 40 milioni di euro all’anno, maturato attraverso società e cooperative che gestivano appalti con enti pubblici e pirvati, e che avrebbero dovuto mettersi in affari per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti in Campania. A capo del sodalizio criminale, la coppia formata da Pietro D’Ardes, ex ispettore del lavoro rinviato a giudizio dalla procura di Palmi, e Rocco Casamonica, capo dell’omonima famiglia da sempre dedita all’usura e alle truffe nella capitale
Un valore complessivo di beni sequestrati che sfiora i 10 milioni di euro e un volume di affari annuale delle società, anche queste sequestrate, di circa 40 milioni di euro. E poi 15 aziende e quote di 21 società, oltre al sequestro di 165 conti correnti, auto di lusso, ville ed appartamenti. E’ una mole patrimoniale da capogiro quella posta sotto sequestro, tra la Capitale, la Campania e la Calabria, dalla divisione della polizia anticrimine della questura di Roma. La stessa che ha proposto, oltre al sequestro preventivo, anche la sorveglianza speciale per sette componenti della famiglia Casamonica, conosciutissima nella capitale dove ha sempre gestito affari legati all’usura e alle truffe.

Ed è proprio partendo dal loro patrimonio che gli investigatori si sono imbattuti in un altro personaggio conosciuto alle cronache giudiziarie per i suoi rapporti con esponenti del clan dei Casalesi: Pietro D’Ardes, 46 anni, ex ispettore del lavoro rinviato a giudizio nel 2009 dalla procura di Palmi per associazione a delinquere in concorso con esponenti della ‘ndrangheta.

Nel mirino degli inquirenti romani i rapporti tra D’Ardes e Rocco Casamonica, 53 anni, a capo dell’omonima famiglia. Secondo quanto provato dagli accertamenti patrimoniali eseguiti dalla questura di Roma i due avevano creato una sorta di ‘sodalizio’ per gestire attraverso la costituzione di società in Campania e in Calabria, reinvestimento di capitali illeciti e partecipazione delle loro società ad appalti pubblici e privati. Non ultima l’intenzione di arrivare alla gestione dello smaltimento dei rifiuti in Campania.

Un vero e proprio salto di qualità, una sorta di rete di rapporti intrecciati o in procinto di intrecciarsi con le più importanti famiglie della ‘ndrangheta calabrese e della camorra campana. E’ questa la rivelazione emersa dall’inchiesta patrimoniale della questura di Roma che ha alzato un velo su una serie di società che gestivano appalti pubblici e privati e che ora sono in maniera documentata ricondotte ad una fetta della famiglia Casamonica e a Pietro D’Ardes, la vera mente finanziaria dell’associazione criminale.

Tra le società poste sotto sequestro dalla polizia la più importante è la “Cooperativa Lavoro”, la società che nel porto di Gioia Tauro gestisce il traffico di migliaia di container. La società ha sancito di fatto una cooperazione “mafiosa con le note famiglie della ‘ndrangheta calabrese dei Piromalli, Alvaro e Mole'”.

Ma non solo, tra le 15 società sequestrate dalla polizia ci sono anche società che si occupano di parcheggi con Enti pubblici e privati, gestione di mense e di supermercati anche nella capitale. Non ultima la creazione di alcune società cooperative che in un futuro recente avrebbero dovuto mettersi in affari per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti in Campania. Il patrimonio sequestrato dalla divisione anticrimine della questura di Roma, diretta da Rosario Vitarelli, ha permesso di “bloccare e probabilmente recidere definitivamente tutte le attività illecite relative ad appalti – hanno spiegato gli investigatori – che avrebbero potuto condizionare, anche con l’ausilio di prestanome diversi settori della vita pubblica del Paese”.

(Tratto da Repubblica online)