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Patto Casamonica-Piromalli-Alvaro sulla movimentazione dei Porti di Gioia Tauro e del Lazio. Pericolo per quelli di Civitavecchia soprattutto – e Gaeta – alla vigilia della realizzazione del Terminal China?

ATTO CRIMINALE CASAMONICA-PIROMALLI-MOLE’-ALVARO: LE MANI SUI PORTI ANCHE DEL LAZIO, UNA REGIONE CHE, ORMAI, VEDE IL RADICAMENTO DI TUTTE LE MAFIE NAZIONALI ED INTERNAZIONALI.

Una brillante operazione della Squadra Mobile di Reggio Calabria sulle movimentazione dei containers nel porto di Gioia Tauro ha portato alla scoperta, in questi ultimi giorni di ottobre 2008, di un patto criminale stipulato fra le “famiglie” dei Casamonica, Piromalli, Molé ed Alvaro.

La notizia è stata diffusa solamente dal TG3 della RAI e non è stata ripresa da nessun’altra testata giornalistica e televisiva. Veramente strano!

Quello che inquieta è il fatto che tale patto criminale fra i Casamonica, che risiedono nel Lazio e nella Capitale, e la ‘ndrangheta riguarderebbe non solo il porto di Gioia Tauro ma anche quelli del Lazio.

Il S. Procuratore Nazionale Antimafia Luigi de Fichy, in occasione di un convegno promosso dalla nostra Associazione a Viterbo pochissimo tempo fa, lanciò l’allarme circa prevedibili infiltrazioni mafiose nel porto di Civitavecchia, soprattutto alla vigilia della realizzazione del Terminal China.

Un’opera imponente alla quale sicuramente non si riterrà estranea, nella sua realizzazione come nelle movimentazioni future, la mafia cinese.

Una situazione pericolosissima, come si vede, che vedrebbe la saldatura fra ‘ndrangheta, ex banda della magliana, cosa nostra, mafia cinese.

Sul territorio Civitavecchia-Santa Marinella-Tolfa-Tarquinia, Tuscania, Montalto di Castro ecc. noi abbiamo avuto già da tempo segnali di movimenti sospetti da parte di soggetti campani, siciliani, calabresi. Movimenti che abbiamo, ovviamente, segnalati a chi di dovere, come è nostra abitudine.

Inoltre, già qualche anno fa furono individuate dalla Squadra Mobile di Palermo attività nel Porto di Gaeta riconducibili a “cosa nostra”. Lo riportò L’Espresso; poi tutto è caduto nel dimenticatoio ed ancora oggi noi dobbiamo sprecare la maggior parte del nostro tempo a polemizzare con esponenti politici ed istituzionali sul tema “c’è, non c’è mafia”. E’ capitato anche l’altra sera in una trasmissione televisiva a Frosinone durante la quale ci siamo dovuti scontrare su questo tema con il Sindaco di Cassino e un consigliere della Regione Lazio.

E’, appunto, quello che ci inquieta di più!

Come, anche, ci inquieta il fatto che, pur essendoci a Roma il fior fiore di tutta la nostra intelligence, dai Servizi, alla DIA, ai ROS, GICO e quant’altro, la Capitale ed il Lazio sono ormai la quarta Regione italiana, dopo Sicilia, Calabria e Campania, più infiltrata da tutte le mafie italiane e straniere.

Allora, qualcosa non va.

Il fatto che la lotta alla criminalità organizzata non sia nell’agenda della politica italiana la dice lunga sulla reale volontà di contrastarla seriamente.

Il problema della lotta alla mafia è soprattutto politico, come si vede.