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Pastena (Frosinone), un paese ed un territorio… chiusi per ferie. (di Arturo Gnesi)

Chiuso per ferie!

Esistono dei giudizi storici ai quali è difficile sottrarsi, si possono eludere per un po’ di tempo, si possono stemperare, edulcorare, mistificare, fuorviare ma alla fine comunque arrivano.

Si possono mettere in discussione le cause, si possono avere idee diverse sulle circostanze e sulle fatalità ma se si mantiene l’obiettivo puntato sull’essenzialità delle cose, sulla verità dei fatti è difficile trovare gli alibi e nascondersi dietro delle illusorie giustificazioni.

A Pastena occorre mettere in chiaro alcuni dati oggettivamente ineludibili e chi ha a cuore le sorti del paese e si preoccupa del futuro delle nuove generazioni non può che condividere alcune semplici analisi degli avvenimenti che si sono susseguiti negli ultimi anni.

Né demagogie , né strumentalizzazioni e né aleatorie e funamboliche esercitazioni retoriche, ma solo la constatazione del fallimento della politica amministrativa dettata dalla chiusura, anacronistica, del comune, della cultura e dei cantieri.

Chiuso il comune alla partecipazione e alla sollecitazione di cittadini, chiuso il paese alle innovazioni e alle dinamiche culturali, chiusi i cantieri per la mancanza di progetti e di finanziamenti …che cosa rimane ancora da dire e da fare ?

Chiudere il comune è stata una scelta strategica e benché ufficialmente sia stato messo sugli altari un “notabile” portavoce in realtà nulla si è detto e nulla si è saputo sulle scelte di governo e di indirizzo di questa classe dirigente.

Un comune chiuso è il palazzo negato all’accesso dei cittadini è il segno di un potere che sovrasta, domina e controlla la gente.

Un comune chiuso è la prova che in pochi devono sapere quello che accade nelle “segrete stanze” mentre tutti ne avrebbero il diritto.

Un comune chiuso è alla fine il segnale della paura di chi teme il confronto con la gente e teme di dover render conto alla gente dei soldi spariti in tante opere spesso inutili, incompiute e inservibili.

Un comune chiuso è il segno che la politica non è al servizio del paese ma serve a pochi , ai pochi amici, ai pochi clienti, ai pochi opportunisti che cercano spiccioli e appoggi dal potere.

Ma la sconfitta di questa classe dirigente è sancita anche dall’impoverimento culturale cui ha condannato il paese nonostante i riflettori che ogni tanto si sono accesi su eventi che sono solo fuochi di paglia, eccitazione momentanea, sussulti e palpitazioni di qualche attimo che si spegne lentamente nell’oblio.

Una classe dirigente chiusa al dibattito e al confronto, incapace di discutere sui grandi temi e insensibile alle grosse opportunità che i nuovi e innovativi orizzonti culturali possono offrire alla collettività.

La chiusura alla cultura è immobilismo e mentre il mondo cambia Pastena rimane impietrita a guardare basita gli eventi.

La chiusura alla cultura è silenzio e rassegnazione, è esclusione della gente dalle vicende che mettono in discussione legalità, trasparenza e democrazia della politica nostrana, è la certificazione di una lenta agonia morale e civile, è l’estremo tentativo del sistema di sopravvivere al naufragio .

La chiusura alla cultura manda in scena l’improvvisazione, l’approssimazione e il pressapochismo che incidono pesantemente sulle reali possibilità di sviluppo del paese, in pochi pensano e a poco pensano .

La chiusura culturale è un freno a mano tirato, è la visione offuscata del futuro, è deambulare tentennando rischiando di cadere continuamente a terra ritardando e compromettendo il raggiungimento di ambiti traguardi.

La chiusura dei cantieri conseguenza del ritardo e della lentezza ideativa e progettuale della politica nostrana è il segno della miseria e della povertà di un paese per troppi anni abbandonato al proprio destino.

La chiusura dei cantieri, segno evidente di progetti falliti e finanziamenti mancati sono il visto su un viaggio di solo andata che tanti giovani son costretti a fare per avere un minimo di speranza e di prospettiva per il loro futuro.

I cantieri chiusi sono il segno di un paese che arretra, che non ha energie per mettersi in cammino, che non trova le risorse per dare occupazione e certezze ai propri abitanti.

I cantieri chiusi sono la prova di chi ha poco pensato al futuro, sono il fallimento di una politica che non ha voluto o cercato di migliorare questo paese, sono il termometro di una condizione ormai giunta allo stremo.

Non esistono alternative o giochini di parole, non esistono altre possibilità per non rischiare di rimanere falsi profeti o cattivi maestri, se non fare il contrario di quello che è accaduto in questi anni.

Apriamo il comune, portiamo la gente dentro il Palazzo, apriamoci alla cultura, non restiamo ancorati al vecchio, apriamo i cantieri per dare lavoro ai giovani e per dare futuro a Pastena.

Il destino del nostro paese non dipende dalla forza dei singoli ma dalla forza di un progetto , non è subordinata alle fortune elettorali di un gruppo ma alla coerenza e alla robustezza delle idee e alla schiettezza dei valori.

Si possono fare tante cose ma l’inizio per tutti è servire il paese e per consentire che la gente possa tornare a vivere in armonia occorre con tutta la passione civile possibile mirare in alto e aprire il comune, la cultura e i cantieri.

Non c’è altra strada per costruire un paese bello ed efficiente dove valga ancora la pena tentare di viverci.