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P3, il governo continua a vacillare

Mentre una pattuglia di parlamentari del Partito democratico (più il dipietrista Palomba) guidati da Rosi Bindi presentano due proposte di legge a titolo personale per istituire una commissione d’inchiesta sulla nuova loggia, Verdini e Caliendo (entrambi indagati) si difendono ed escludono le dimissioni. Ma le pressioni, dell’opposizione e dei finiani, aumentano. Insulti alla cronista dell’Unità in conferenza stampa

Una proposta di legge per istituire una commissione parlamentare d’inchiesta sulla cosiddetta P3. L’ha presentata Rosi Bindi, vicepresidente della Camera e presidente del Partito democratico, in una conferenza stampa a Montecitorio. Tra i firmatari della proposta, oltre alla Bindi, ci sono Roberto Zaccaria, Pierluigi Castagnetti, Donatella Ferranti, Lanfranco Tenaglia, Giovanni Bachelet, Giovanni Burtone Cinzia Capano, Giuseppe Giulietti, Ricky Levi, Margherita Miotto e il dipietrista Federico Palomba. L’iniziativa non è appoggiata ufficialmente dal Pd, ma il segretario Pierluigi Bersani ha definita “ben fondata” e detto di “non aver nessun problema a firmarla”. Analoga iniziativa è stata presa a Palazzo Madama da 27 senatori del Pd tra cui Enzo Bianco, Tiziano Treu, Ignazio Marino, Andrea Marcucci, Luciana Sbarbati, Mauro Marino e Pietro Ichino.

La Bindi ha spiegato: “Dobbiamo reagire subito, il Parlamento deve fare la sua parte e far chiarezza su un’organizzazione di potere che tenta di sovvertire le attività istituzionali. Per questa ragione e dopo aver ascoltato il monito del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, abbiamo presentato una proposta di legge per istituire una commissione parlamentare d’inchiesta sull’associazione segreta cosiddetta P3”. La presidente del Pd, a scanso di equivoci, ha chiarito che l’iniziativa “non coinvolge né il gruppo né il partito, che ancora non hanno preso una decisione né in un senso né nell’altro. E’ ovvio che saremo contenti se aderiranno. Chiederemo inoltre la firma a tutti i parlamentari e anche a quelli della maggioranza perché è soprattutto interesse loro sapere cosa sta emergendo dalle indagini che coinvolgono componenti del loro partito”.

Rosi Bindi ha collocato l’iniziativa su un piano prettamente politico, compatibile con il lavoro della magistratura che “sta lavorando molto bene, ma questo non basta, noi poniamo una questione morale che deve trovare una risposta nella politica. Acquisendo elementi di conoscenza perché vogliamo sapere, reagire e trovare una strada per uscire da una situazione che appare sempre più complicata. Non a caso si parla di P3, c’è stata anche una P2, che forse c’è ancora. Chi è coinvolto oggi in questa vicenda era anche coinvolto o sospettato di far parte della P2”.

I contenuti della proposta di legge sono riassunti in otto articoli. La commissione avrà il compito di accertare l’origine, la natura, l’organizzazione, la consistenza e le finalità dell’associazione segreta cosiddetta P3. Sarà composta da venti deputati e da venti senatori e avrà un anno di tempo per “svelare trame occulte tra governo e attività illecite, che controllano ciò che è formale e ciò che è esterno”, come ha detto Palomba.

“Non si tratta – ha aggiunto Castagnetti, deputato Pd – di commissioni infondate come quella su Telekom Serbia o Mitrokin, mirate a denigrare in modo strumentale il lavoro dell’allora opposizione ma di cercare di capire fino a che punto è penetrata l’opera di condizionamento delle istituzioni in questi anni perché fin qui è emersa una situazione inquietante”. “La commissione – ha affermato Roberto Zaccaria del Pd – segue il modello della commissione Anselmi sulla P2 con l’aggiunta di alcuni miglioramenti”.

Nell’inchiesta sulla cosiddetta P3 sono indagati, tra gli altri, il coordinatore del Pdl Denis Verdini e il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo. I finiani ne chiedono le dimissioni – specialmente, in maniera compatta, quelle di Verdini – ma il presidente del Consiglio stavolta non pare essere intenzione a cedere come già per Claudio Scajola, Nicola Cosentino e Aldo Brancher. Oggi Verdini ha mandato un messaggio chiaro a chi lo vuole fuori dal coordinamento del partito: “La P3 non esiste al mondo, io non so di cosa si parla e quindi non vedo argomenti che debbano indurmi a dimettermi”, per poi aggiungere: “Non so di cosa si parla, è inopportuno il casino nel quale mi trovo non essendo a conoscenza di niente”. Verdini riferendosi poi alla P2 ha invitato i giornalisti a “leggere la sentenza su quell’inchiesta che è molto chiara: ci sono delle condanne per alcuni fatti ma non esiste tutta la panna montata dell’associazione segreta. Questo la P2, la P3 dobbiamo ancora trovarla”.

Verdini ha polemizzato con Gianfranco Fini: “Mi dispiace che il presidente della Camera in forma generica non mi abbia tutelato: è brutto che il tutore delle Camere e terza carica dello Stato, mentre un rappresentante della Camera viene interrogato, chieda le proprie dimissioni in forma generica e senza aspettare l’esito”, e attaccato duramente il finiano Italo Bocchino: “Vorrei ricordare a Bocchino che il Pdl si è stretto intorno a lui quando c’è stata una richiesta del gip nei suoi confronti”. Ma lo stesso Bocchino, in risposta, non è arretrato: “Verdini con la sua conferenza stampa ha confermato di non essere più in condizioni, anche psicologiche, di fare il coordinatore del Pdl e sarebbero peraltro ancor più opportune le sue dimissioni”. Nella conferenza stampa in cui Verdini si è difeso si è assistito a un attacco furioso alla giornalista dell’Unità Claudia Fusani, rea di aver posto una domanda sugli assegni al centro dell’inchiesta. Ad aggredirla sono stati il deputato Pdl Giorgio Stracquadanio, che ha iniziato a urlare all’indirizzo della giornalista: “Sta dicendo una montagna di cazzate, apra un conto corrente in una banca prima di dire tutte queste cazzate”. La Fusani ha tenuto testa, rivendicando il suo diritto a porre le domande che ritiene giuste. Ma a quel punto è sbottato Giuliano Ferrara: “La Fusani che dà lezioni di moralità…”, ha detto urlando. “Chiedetele perché – è l’accusa di Ferrara – è passata da Repubblica a l’Unità in circostanze tutte da chiarire”.

In una condizione analoga si trova il sottosegretario Caliendo, da ieri indagato per violazione della legge Anselmi, con l’aggravante di essere membro del governo e quindi esposto alle mozioni di sfiducia parlamentari. Il Pd ha annunciato che chiederà di calendarizzarne una già la prima settimana di agosto. Il Pd, in ogni caso, con il segretario Pierluigi Bersani ha chiesto le dimissioni immediate del sottosegretario mentre “mentre Verdini ha il buon senso del suo partito. Se il Pdl intende rappresentarsi così è libero di farlo e la gente del Pdl valuterà”. Come Verdini, a fare un passo indietro Caliendo (che sarà interrogato venerdì dai pm romani) non ci pensa nemmeno. Ha detto il sottosegretario in un’intervista al quotidiano “La Stampa”: “La fiducia di Berlusconi e la mia coscienza mi danno la certezza matematica di non aver commesso nulla. Non dico di illecito, ma nemmeno di scorretto”.

(Tratto da Paneacqua)