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OSTIA: pesanti infiltrazioni mafiose. Consiglio straordinario

Ostia, un’occasione persa
Consiglio municipale straordinario sulle infiltrazioni mafiose

Non solo Fondi e il mercato ortofrutticolo, non solo Roma e le ‘ndrine che acquistano il Cafè de Paris. La geografia economico – criminale nel Lazio è molto più complessa e ampia. Lo scorso 6 novembre ad Ostia, nell’aula Massimo di Somma, si è tenuto il Consiglio straordinario sulle infiltrazioni mafiose nel territorio del litorale romano.

Un tema cruciale per uno sviluppo sano della città, in ogni suo aspetto, che si rispresenta da vent’anni al parlamentino ostiense, che già lo aveva dibattuto in altrettanti consigli, che pare non siano serviti a molto.   E’ uno spettacolo poco confortante, infatti,  quello andato in scena venerdì, quasi  inquietante se  si rapportano l’approccio superficiale e disorganizzato di chi era presente, con l’organizzazione, decisamente più efficiente  di quelle che non a caso vengono chiamate criminalità organizzate.

Talmente organizzate, le mafie, che  si stanno facendo impresa: come potenti holding   finanziarie, investono e corrodono le economie locali. Ottengono appalti, prelevano attività economiche, gestiscono il prestito a strozzo e poi “acquistano” ristoranti, aziende, supermercati e attività di ogni tipo. Si infiltrano ovunque si possa far fruttare e ottenere denaro, pubblico e privato. Tanti i settori di attività;  dalla distribuzione di prodotti ortofrutticoli – vedi il caso di Fondi –  agli appalti per le grandi opere, allo smaltimento dei rifiuti: e ancora il settore della ristorazione,  il turismo.

Sono tante le ragioni  dietro il fenomeno delle infiltrazioni delle cosche su Roma  e sul suo litorale. Ad una generale  aggressione dei sistemi economici delle regioni più ricche, vi si aggiungono ragioni storiche e sociali, vecchi rapporti criminali che trovano nuovi equilibri. Roma è un territorio senza gerarchie, senza domini incontrastati da quando la famigerata banda della Magliana ha concluso la sua parabola criminale. Un territorio da spartire, per settori e per zone. E allora ecco le vecchie influenze di Cosa Nostra, ecco la Camorra che sale dal basso Lazio fino a raggiungere il centro di Roma e il litorale. Ecco la ‘ndrangheta, forse la più potente mafia del momento, con le infiltrazioni a Nettune negli affari della capitale. Con loro, a gestire i traffici e a controllare il territorio, c’è la criminalità romana. Vecchi pezzi della banda della Magliana, piccoli boss di quartiere, gruppi criminali nostrani o stranieri cui affidare pezzi di mercati illeciti, cui lasciare se non  appaltare servizi criminali di genere e livello diversi.

Sono tante le operazioni svolte in questi anni da parte delle forze dell’ordine e le inchieste che non smettono di raccontarci come le mafie non siano affatto lontane, di come si stiano occupando delle nostre vite e dei nostri quartieri sicuramente più di quanto noi stiamo facendo con loro.

La giornata di venerdì ne è stata la dimostrazione evidente. Nessun documento redatto, nessuna proposta politica, nessun percorso, nessuna strategia da mettere in campo. Un intervento dell’onorevole Santori, presidente della commissione speciale sicurezza urbana, quasi tutto incentrato sulle politiche nazionali del governo Berlusconi e quello dell’ onorevole Ciardi, e del suo delegato per il XIII municipio che non hanno focalizzato su Ostia ma sono arrivati a parlare dei furti nelle villette di Casal Palocco, dove la criminalità organizzata, proprio, non c’entra.

La palla è  passata ai giornalisti: domande su Ostia e sugli affari che le mafie qui fanno, sui beni confiscati presenti nel XIII Municipio – a quanto detto dieci, dando inizio a un passaggio di microfono, frenetico, che finisce sempre nelle mani dell’On. Santori, l’unico, forse, ad avere piena cognizione del fenomeno trattato e della sua portata. Immerso nelle carte, cerca di dare risposte, finendo col promettere futuri approfondimenti e dati che al momento non è in grado di fornire. Tutto è rimandato ad un futuro che ha i tempi della politica ed è pertanto indeterminato.

E’ stata quindi la volta dei consiglieri municipali, con interventi piuttosto rapidi, durante i quali sembrava trasparire la posizione per cui non sia compito dei consiglieri avere una conoscenza tanto approfondita del tema, delegata invece all’osservatorio municipale sulla sicurezza.

Quasi in sordina è passato anche il racconto del presidente della Commissione attività  produttive del Municipio: la storia di un ragazzo, giovane imprenditore, vittima di racket, lasciato solo nella denuncia. Un caso isolato per tanti, ma sintomo di una tendenza da tempo nota sul litorale. Sarebbe bastato che i presenti avessero messo un po’ più di sana curiosità, di voglia di conoscere nell’esercizio della loro funzione, e qualcosa in più si sarebbe potuto ascoltarlo. Invece di invocare i sempiterni  dati, che non ci sono e tuffarsi nel waltzer delle interviste, delle dichiarazioni e dei buoni propositi. Si farà sensibilizzazione, si parlerà alle scuole, ai ragazzi, alla cittadinanza. Si studierà, si monitorerà.

A giornata quasi terminata giunge, ormai insperato, l’intervento dell’ assessore alla Tutela del Consumatore e Lotta all’Usura della Provincia di Roma, Serena Visintin. Un fenomeno molto diffuso, quello del prestito a strozzo, che consegna alla Provincia di Roma il triste record per il numero di vittime di usura, ed al Lazio il secondo posto tra le regioni più esposte all’usura. Ed il XIII municipio risulta tra i più colpiti. “Il debito che pesa in media su ciascun nucleo familiare romano”, ha precisato l’assessore  Visintin, “ ammonterebbe a oltre 23 mila euro. Se prima  erano soprattutto le piccole e medie imprese, quindi le attività commerciali a finire nella rete degli usurai, con la crisi aumenta la vulnerabilità delle stesse famiglie”.

La crisi quindi, come le abitudini consumistiche in continua “evoluzione”, stanno aggravando un quadro già pesante. All’usuraio di quartiere, o meglio ancora “di famiglia”, si aggiungono infatti figure sempre più professionalizzate ed organizzate, che riescono ad affiancare al mestiere attività legali e la gestione di società finanziarie. Ma il fenomeno più preoccupante è quello che lega l’usura alle organizzazioni mafiose, le sole che, in tempi di crisi, hanno grandi disponibilità economiche. Il prestito di denaro diventa, più che una fonte di guadagno per via degli interessi, un modo di giungere al controllo o all’acquisto dell’impresa. Un modo di reinvestire denaro sporco. Un modo per inserirsi nei territori e controllarli.

La proposta che viene dalla Provincia di Roma è quella dell’istituzione di un fondo a favore dei Comuni che detasseranno le vittime di usura; ciò renderà legittime quelle iniziative poste in essere dagli Enti locali in materia di esonero, parziale o totale, dal pagamento di tributi, tariffe e canoni locali di quegli imprenditori che, colpiti dal racket, collaboreranno con la giustizia. La relazione dell’assessore conclude la mattinata, al termine della quale non verrà presentato alcun documento.

Giornata che delude quindi le aspettative, quantomeno quelle dei giornalisti , delle associazioni e dei cittadini presenti, che si aspettavano sicuramente qualcosa di più. Qualcosa che era di certo dovuto, visti gli ultimi episodi di violenza – a partire dal recente omicidio Salomone – e vista la situazione preoccupante di Ostia e del litorale tutto  – come riportato dai dati raccolti dai vari  osservatori istituiti a livello regionale, o dagli stessi rapporti redatti annualmente dalle forze dell’ordine e dalla DIA – in cui da anni ormai le mafie si spartiscono affari, traffici e zone di influenza e che rischia pertanto di divenire, a discapito di tutti, terra di conquista.

(Tratto da Liberainformazione)