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Operazione della DIA: in manette a Formia Katia Bidognetti [AGGIORNAMENTO 11: 15]

Operazione della DIA: in manette a Formia Katia Bidognetti [AGGIORNAMENTO 11: 15]

Giovedì 02 febbraio 2017

di redazione

AGGIORNAMENTO 11: 15  -La DIA di Napoli in collaborazione con il Gruppo Guardia di Finanza di Formia ha eseguito due ordinanze di custodia cautelare, nell’ambito di una più vasta operazione che ha toccato, oltre Formia, L’Aquila, Casal di Principe e Parete in provincia di Caserta, nei confronti di affiliati al clan casalese dei Bidognetti. Trentuno i provvedimenti restrittivi, la maggior parte a carico delle donne del clan, per i reati di associazione mafiosa, ricettazione ed estorsione aggravata dal metodo mafioso le accuse a vario titolo.2e312312

In particolare, a Formia, la Direzione Investigativa Antimafia partenopea, insieme alle Fiamme Gialle, ha fatto scattare le manette ai polsi di Katia Bidognetti, 35 anni, terzogenita di Francesco Bidognetti “cicciotto e mezzanotte”, attualmente residente presso il parco “Luci del Mare”, nei pressi di via Madonna di Ponza, e dell’ex marito Giovanni Lubello, già arrestato nel 2011 e residente in via della Conca.

LE FIGLIE DEL BOSS – In arresto, poi, l’altra figlia del boss, anche lui raggiunto da un provvedimento presso il carcere de L’Aquila dove è ristretto: la 27enne Teresa posta ai domiciliari perché in stato di gravidanza. E ancora Orietta Verso, 43 anni, moglie di Raffaele Bidognetti secondogenito del boss e Vincenzo Bidognetti, non imparentato, ma unico autorizzato ad avere rapporti con le donne del clan e “trait d’union” con gli affiliati.

Secondo prime indiscrezioni Katia Bidognetti sarebbe stata arrestata anche perché intenzionata ad uccidere la madre, Anna Carrino, dal 2008 collaboratrice di giustizia: poco dopo quella data la sorella della pentita era stata vittima di un agguato a Villaricca compiuto dal killer del clan, Giuseppe Setola, da cui si era miracolosamente salvata.

LA LOTTA ALLE INFILTRAZIONI – I finanzieri del Comando Provinciale di Latina, coordinati dal colonnello Andrea Bello, nell’ambito delle attività di polizia giudiziaria tese ad individuare e reprimere fenomeni di infiltrazione camorristica nelle attività economiche correnti tra l’altro anche nella zona del sud pontino hanno portato a termine un’importante operazione anticamorra, coordinata dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.

In particolare militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Formia unitamente a personale del Centro Operativo della DIA di Napoli, della Squadra Mobile della Questura di Caserta e della Compagnia Carabinieri di Casal di Principe hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Napoli – su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Napoli – nei confronti di 31 persone ritenute appartenenti al clan dei casalesi, ed, in particolare, all’agguerrita fazione BIDOGNETTI, attiva nell’intera provincia di Caserta e nel basso Lazio.

L’OPERAZIONE – Diretta contro vicende delittuose inerenti alle attività interne alla famiglia Bidognetti, dall’altro alcune vicende estorsive commesse da affiliati militari del clan, operanti sul territorio.L’odierna operazione rappresenta il coronamento degli sforzi investigativi di quattro diversi Uffici di Polizia Giudiziaria (Guardia di Finanza, D.I.A., Polizia di Stato ed Arma dei Carabinieri), i quali hanno operato sotto le direttive ed il coordinamento della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.

LE INDAGINI E I COLLABORATORI DI GIUSTIZIA – Le indagini si sono avvalse delle dichiarazioni di numerosissimi collaboratori di giustizia e delle imprescindibili attività di intercettazione (telefoniche, ambientali e telematiche), il tutto rigorosamente riscontrato dalle dichiarazioni rese, non senza timore, dalle parti offese e dai tradizionali servizi di polizia giudiziaria (osservazione e pedinamenti).

Una prima parte dell’operazione ha riguardato – come sopra anticipato – il ristretto nucleo della famiglia Bidognetti. Le indagini condotte dalla D.I.A. di Napoli con il supporto dei finanzieri formiani sull’argomento, hanno consentito di raccogliere gravissimi elementi di prova a carico delle due figlie e della nuora dello storico capo e fondatore, insieme a Francesco Schiavone detto Sandokan, del clan dei casalesi, Francesco Bidognetti.

I PROVVEDIMENTI – Ad essere raggiunte da ordinanze restrittive oltre a Katia, Teresa Bidognetti anche Orietta Verso 43enne moglie di Raffaele Bidognetti, detto o’Puffo, secondogenito di Cicciotto, anch’egli detenuto, tutte incensurate.

Arrestato anche Vincenzo Bidognetti, detto o’bellillo, 32 anni(nonostante il cognome, non risultano rapporti di parentela tra quest’ultimo e la nota famiglia camorristica) unico, tra gli affiliati, ‘autorizzato’ ad avere rapporti con le predette donne della famiglia Bidognetti e trait d’union tra queste ultime e gli altri affiliati.

Le tre donne sono accusate, quindi, di aver assunto incarichi qualificanti il delitto di associazione mafiosa, quali: la distribuzione degli stipendi ai componenti della famiglia; l’assistenza economica e legale ai familiari in carcere; la veicolazione di direttive e comunicazioni “da e per” il carcere; il sostentamento, anche attraverso il reperimento di posti di lavoro, di familiari di associati liberi. Le stesse sono, altresì, accusate di ricettazione aggravata per aver goduto di uno stipendio mensile derivante dalle attività illecite del clan.

Agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Formia, invece, è stato condotto, perché accusato di partecipazione ad associazione camorristica ed estorsione aggravata, dai militari del Gruppo, Giovanni Lubello, ex marito di Katia Bidognetti.

LE ACCUSE – Questi ultimi sono accusati di estorsione aggravata dai metodi mafiosi in concorso tra loro per aver imposto somme di denaro loro non dovute, ai titolari al noto Resort di Cellole, MAMA Casa in Campagna, imponendo loro l’acquisto di importanti partite di vino (20.000 euro) a prezzo decisamente maggiorato rispetto a quello di mercato, avvalendosi della forza intimidatrice che il solo nome Bidognetti ancora incute negli operatori commerciali dei territori controllati dalla citata organizzazione camorristica.

Fonte:www.h24notizie.com