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Operazione della DDA di Roma con Guardia di Finanza e Polizia di Stato in ambienti del gioco on line . Solo a Roma?

Redazione 

L’arresto del “Re delle slot”

‘Ndrangheta e Camorra dietro al business delle videolottery e del gioco online. Dalle prime luci dell’alba il Servizio Centrale Operativo (SCO) della Polizia di Stato, la Squadra Mobile della Questura di Roma e lo S.C.I.C.O. della Guardia di Finanza, hanno eseguito 11 ordinanze di custodia in carcere, emesse dal GIP presso il Tribunale di Roma, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, nei confronti dei componenti di un sodalizio, vicino a varie  consorterie mafiose, che gestiva illecitamente la gran parte delle attività di videolottery e gioco on line a livello nazionale e anche all’estero. 

‘NDRANGHETA E CAMORRA – Tra i soggetti tratti in arresto figurano un boss della ‘ndrangheta e un noto imprenditore del settore della raccolta del gioco via web collegato a clan camorristici. I proventi delle attività venivano infatti versati mensilmente ai Casalesi. L’attività investigativa condotta ha, altresì, fatto emergere collegamenti con la ‘Ndrangheta.

GLI ARRESTATI – In manette sono finiti Antonio Boi, Itria Caschetto, Stefano De Dominicis, Biagino Di Manno, Nicola Femia, Salvatore Ferrara, Agnello Gargiulo, Luigi Tancredi e Davide Verducci. Per tutti la contestazione è “l’associazione a delinquere a carattere transnazionale” volta a commettere una serie indeterminata di reati attraverso una rete illegale di gioco on line. 

Per il solo Tancredi, considerato secondo gli inquiranti il “vertice dell’organizzazione criminale”, è stata altresì riconosciuta “l’aggravante mafiosa ex art. 7 della legge n. 203 del 1991”, poiché ha avvantaggiato il clan dei Casalesi, nell’affermarsi nel settore delle scommesse illecite on line.

DIECI MILIONI DI BENI SEQUESTRATI – Il Tribunale di Roma, a seguito di specifici accertamenti patrimoniali condotti dalla Guardia di Finanza, ha inoltre disposto il sequestro di numerosi beni mobili ed immobili riconducibili direttamente o indirettamente ai principali indagati, per un valore di circa 10 milioni di euro, tra i quali spiccano società che hanno tra i propri asset sale giochi e attività di ristorazione oltre ad autovetture, correnti e depositi bancari.

IL RE DELLE SLOT – Secondo le forze dell’ordine le figure che “spiccano” sono quelle di Nicola Femia, “importante boss della ‘Ndranghetista che dalla provincia di Ravenna dirigeva, sul territorio nazionale ed estero, un’iintensa attività illecita nel settore del gioco on line e delle videolottery” e di Luigi Tancredi, detto anche ‘il Re delle slot’, “soggetto referente per le mafie, soprattutto quelle calabresi e campane, per la gestione dei siti illeciti per le scommesse sul web, non autorizzati dall’Amministrazione per i Monopoli”.

Non solo. Secondo l’accusa Tancredi, figura già nota alle cronache giudiziarie, “è risultato essere l’indispensabile cerniera tra gli interessi della criminalità organizzata nei forti guadagni derivanti dal gioco illecito ed il mondo della tecnologia informatica, in virtù delle sue capacità di realizzare
risorse web dedicate al gioco online”.

Tancredi viene infatti desctito come “uno dei più noti imprenditori del settore economico della raccolta del gioco in rete” ed è molto conosciuto in campo nazionale ed internazionale per aver “avviato dei veri e propri casinò virtuali, molti dei quali, nella home page, contengono estremi di concessioni asseritamente rilasciate da autorità governative di Paesi caraibici, notoriamente considerati paradisi fiscali”.

IL PRODOTTO – Tancredi, pur non essendo affiliato direttamente a nessun clan, si è rivolto “a soggetti appartenenti ad organizzazioni di stampo mafioso al fine di poter garantire una diffusione più rapida del suo prodotto, consentendo agli stessi di ottenere ingenti guadagni illeciti ed
aumentando i suoi stessi profitti”. 

Anche in considerazione delle metodologie mafiose tipiche dei sodalizi cui prestava la propria opera, ha ricoperto “un ruolo primario nella gestione dei cosiddetti totem per le scommesse via web“.

LE INDAGINI – Le indagini avviate dalla Squadra Mobile di Roma all’indomani del tentato omicidio Fabio Massimo Aragona avvenuto il 18 aprile 2011 ad Ostia e convergenti con analoghe investigazioni condotte dalla Compagnia di Nola e dallo S.C.I.C.O. della Guardia di Finanza, hanno delineato “un’associazione a delinquere finalizzata al gioco d’azzardo, aggravata dalla finalità agevolatrice di tipo mafioso, operante su tutto il territorio nazionale ed all’estero, della quale Tancredi risulta essere il promotore e l’organizzatore”. 

IL SITO DOLLAROPOKER – In particolare l’organizzazione attraverso la creazione di un sito illegale per il gioco del poker online denominato Dollaropoker, con server e struttura di gestione situati all’estero, “riusciva ad introitare ingenti guadagni illeciti che venivano successivamente versati su conti correnti esteri per poi rientrare in Italia attraverso l’acquisizione di immobili”.

L’ORGANIZZAZIONE CRIMINALE – La struttura ideata, organizzata e diretta dal ‘Re delle slot’ aveva la caratteristica di essere di tipo verticistico e piramidale, al cui apice vi era lo stesso Tancredi che intratteneva rapporti diretti con i cosiddetti National, costituenti il livello più alto dell’organizzazione. 

Ai National facevano quindi riferimento i Regional che provvedevano al ritiro delle somme di denaro dai Distretti i quali, a loro volta, provvedevano alla raccolta dai Club Manager, gli unici ad avere rapporti diretti con il ‘player’ finale il quale, per accedere al gioco on line, doveva corrispondere in
anticipo all’organizzazione una somma di denaro che veniva poi accreditata in un conto virtuale anche mediante trasferimento con carte prepagate Poste-pay. Ciascun livello era destinatario, quindi, di una precisa quota di profitti.

SERVER IN FLORIDA E SEDE IN ROMANIA – Il server che gestiva il gioco on-line era a Tampa, in Florida, mentre in Romania aveva sede la società rumena ‘Dollarobet srl’, dove “fisicamente vi lavoravano sia il personale dell’assistenza al sito sia gli esperti informatici che avevano la possibilità di accedere direttamente sul server”.

I COLLABORATORI DI GIUSTIZIA – Oltre alle indagini delle forze dell’ordine si sono aggiunte le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che hanno confermato “il forte interessamento dei clan camorristici per il settore del gioco illegale on line e la progressiva acquisizione del controllo di tale attività illecita su intere fette del territorio nazionale”. 

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